In conferenza stampa oggi il Presidente di Confindustria Antonio D’Amato ha risposto alle domande dei giornalisti affrontando i temi caldi del dibattito politico italiano in corso: innanzitutto la necessità di dare assoluta priorità alla riforma delle pensioni, al fine di evitare angosce inutili e nella prospettiva di garantire una certa equità generazionale nel nostro Paese, che ha un forte tasso di disoccupazione. Chiamato in causa per un parere sulla “proposta Maroni”, D’Amato ha sottolineato che temi come quello delle pensioni andrebbero affrontati esclusivamente su tavoli istituzionali al fine di evitare misunderstanding e fenomeni di angoscia collettiva.
L’industriale ha auspicato inoltre un dialogo tra le parti sulle riforme: la capacità di fare riforme è stata finora indebolita dalla mancanza di possibilità di confronto tra le forze politiche. Altro tema affrontato è stato quello dell’emersione del lavoro sommerso: D’Amato ritiene giusto che il governo abbia affrontato questo tema fondamentale, favorendo l’emersione attraverso l’abbattimento del livello di costi e di complessità del nostro sistema-Paese; è però necessario che il governo adotti provvedimenti di maggior rigore e certezza (la logica dei condoni a rate successive è contraria al concetto di legalità) e che il sindacato prenda impegni di tutela nei confronti dei lavoratori “sommersi” aiutandoli ad emergere.
Sulla riforma fiscale D’Amato, ha lamentato una pressione tributaria per le imprese tra le più alte rispetto ai Paesi concorrenti del nostro: si è agito esclusivamente sulla riduzione della pressione fiscale verso le persone fisiche con la speranza di rilanciare i consumi, che però non sono cresciuti a causa della concomitanza dell’effetto cambio lira-euro (con il conseguente aumento dei prezzi al consumo) e della diffusa incertezza verso il futuro da parte dei consumatori. Al fine di aumentare i consumi e di perseguire una strategia di sviluppo, si rende necessario accrescere il numero di percettori di reddito per famiglia, anziché innalzare marginalmente il livello di reddito di quelli già percettori; e inoltre migliorare la gestione della spesa corrente per liberare risorse per gli investimenti e ridurre la pressione fiscale, che ha impedito per anni investimenti stranieri in Italia.
Sul tema molto dibattuto negli ultimi tempi, della pressione competitiva da parte dei paesi in via di sviluppo, D’Amato si è detto contrario al rafforzamento delle barriere doganali come strumento di difesa da questo “attacco”, auspicando invece un intervento al più presto da parte delle autorità internazionali al fine di definire regole comuni di fair trade: l’accrescimento del rigore nel controllo della contraffazione e nella protezione della proprietà intellettuale. Ha inoltre auspicato un intervento da parte delle stesse autorità sui fenomeni del “Dumping Sociale” (investimenti in aree con costo del lavoro e dei servomezzi più bassi) e di “Dumping Ambientale” (la regolamentazione eccessivamente rigida su questo tema in Europa porta a fenomeni di “evasione ambientale” e ad investimenti in zone ai margini del nostro Continente, con conseguente rischio di impoverimento dell’economia europea, soprattutto in settori a forte impatto ambientale quale il chimico, senza ridurre comunque il rischio inquinamento).
In merito alla grande distribuzione, D’Amato ha sottolineato come, al fine di difendere il dettaglio, il sistema di regole in Italia rispetto alla situazione di altri Paesi europei abbia in passato rallentato il suo sviluppo. Per quanto riguarda al lavoro giovanile, ha evidenziato i risultati ottenuti in termini di aumento di posti di lavoro, soprattutto a tempo indeterminato, ed ha sottolineato come il problema per i giovani in Italia sia rappresentato non dalla maggiore flessibilità, ma dalla eccessiva richiesta di garanzie da parte degli operatori del credito.
Infine la richiesta di un’“Operazione Verità” dal parte del governo sull’inflazione, che va realizzata attraverso il controllo del fenomeno della speculazione sui prezzi al consumo (nel 2002 i prezzi al consumo hanno registrato un’inflazione del 2,5%, contro lo 0,2% dei prezzi industriali; nel primo semestre del 2003 l’inflazione al consumo è aumentata del 2,7%, contro l’1,3% di quella alla produzione, e questo sostanzialmente dovuto all’aumento dei costi energetici) e la definizione di regole che favoriscano una maggiore e differenziata offerta commerciale.
P. D.
Rimini, 28 Agosto 2003