Il ciclo di incontri all’Arena “Ognuno al suo lavoro” B1 ha visto protagonisti, alle 12:30, Filippo Zanetti, supply chain expert & business angel, e Alessandra Vitez, responsabile Ufficio Mostre al Meeting per l’Amicizia tra i Popoli. Introdotti da Lorenzo Frangi, i due ospiti sono partiti dal titolo “Conciliare lavoro e vita privata”, che ha dato loro spunto per raccontare la propria esperienza.
«La prima cosa da fare», ha detto Zanetti, «è capire il rapporto con il proprio partner e giocarsi all’interno di esso. La tecnologia ha cambiato il modo con cui possiamo interagire con la famiglia rispetto a 30 anni fa. Una volta la relazione familiare passava in secondo piano, perché bisognava essere fisicamente in ufficio. Invece adesso abbiamo la possibilità di giocarci di più con la nostra famiglia e di affrontare le difficoltà insieme». Sulla stessa linea d’onda anche Alessandra Vitez. «Si rischia di dividere la settimana in due momenti distinti: il tempo del lavoro e quello per la famiglia. Nella mia esperienza», ha raccontato, «è cambiata, però, nel tempo, la relazione tra quantità e qualità. Se vedessi solo la quantità mi salirebbe l’ansia per tutte le cose che devo fare nel mio lavoro. Invece guardo la qualità: i 5 minuti a tavola con mio marito e miei figli li sfrutto al massimo. Quanto più io vivo quei 5 minuti, tanto più io capisco e apprezzo il mio lavoro». L’essere genitore non diventa, quindi, un impedimento lavorativo, ma un’occasione di crescita personale e professionale.
Poi una domanda dal pubblico: «Avete detto che il lavoro è una vocazione. Ma come posso trasformarlo in vocazione quando diventa pesante e non più soddisfacente?», ha chiesto una mamma. «Nella nostra vita tutti hanno passato momenti difficili», ha risposto Zanetti. «Se il lavoro intacca i nostri valori profondi non ci fa crescere e non può essere una vocazione. Ma non dobbiamo avere la posizione di lamento continuo, perché non ci fa vedere oltre l’ostacolo. Il progresso di ciascuno di noi passa anche dai fallimenti». E, ha concluso la Vitez: «La realtà è testarda e, a volte, difficile e noi possiamo avere due posizioni: o ci scontriamo e facciamo muro, oppure la accogliamo. E dall’accoglienza della realtà nasce il rapporto e il dialogo con le altre persone. Quando la crisi diventa opportunità, apre delle possibilità incredibili».