“Come imparare ad amare”

Press Meeting

Si rinnova anche al Meeting 2014 l’esperienza d’incontro con la comunità ecclesiale ortodossa. Lo scorso anno una mostra aveva raccontato martiri e condizione della Chiesa ortodossa negli anni del regime sovietico e oggi il vescovo di Orokhovo-Zuevo Panteleimon, vicario del Patriarca di Mosca e di Russia, introdotto dal professore di Teologia all’Università cattolica di Milano, Stefano Alberto, ha proposto una riflessione su un tema comune e profondamente condiviso dalla comunità cattolica: “Come imparare ad amare” (Salone Intesa San Paolo – D5, ore 15.00).
L’ascolto e il dialogo tra cattolici e ortodossi hanno radici lontane. Un cammino sempre sentito profondamente vicino da don Giussani, ricordiamo il suo rapporto d’amicizia con padre Romano Scalfi, fondatore di Russia Cristiana e che aveva trovato negli anni Ottanta piena espressione nell’affermazione di Giovanni Paolo II: “Dobbiamo imparare dalla vita e dal sacrificio dei nostri fratelli d’Oriente”.
Per Stefano Alberto questo processo non è figlio di generico ecumenismo, tanto meno gesto di “corretta” politica ecclesiale ma espressione concreta di un cammino di reciproca conoscenza e condivisione. Un rapporto che può crescere comunicando, com’è avvenuto questo pomeriggio, anche attività poco conosciute come le straordinarie esperienze caritative e di assistenza realizzate dalla Chiesa ortodossa nella Russia dei nostri giorni. Esperienze figlie di parole e gesti che hanno abitato gli incontri di questi Meeting: gratuità, giustizia, amore. Soprattutto, amore.
Il vescovo Panteleimon ne propone una definizione semplice e diretta. L’amore può essere scritto e descritto con una lettera minuscola, indicando così quello degli uomini verso gli altri uomini. Oppure con la maiuscola di “Amore”, esprimendo con questo segno maggiorativo, quello che gli uomini provano verso Dio. A confermare che non si tratti di mera riflessione teologica, ci hanno pensato gli esempi di ciò che la sua comunità ecclesiale fa ogni giorno: “Un luogo centrale dell’amore è la famiglia. In Russia come in moltissimi Paesi la stiamo distruggendo. A Mosca lo scorso anno sono stati celebrati 90mila matrimoni e sanciti 40mila divorzi”.
Finita la passione, le coppie si dividono, si manifesta con frequenza e numeri più che allarmanti l’incapacità di vivere l’amore per la moglie, il marito o i figli, come accettazione e accoglienza dell’altro. Un processo di vera e propria disgregazione sociale e umana. Per questo all’interno della diocesi di Orokhovo-Zuevo è stata organizzata un’articolata attività d’incontri e appuntamenti che coinvolge le coppie che desiderano sposarsi e quelle già sposate.
“Una famiglia non può vivere senza Dio e fuori di Dio, senza chi ci ha donato la potenzialità dell’amore – ha sottolineato Panteleimon – noi offriamo la testimonianza delle vite delle nostre famiglie. Molti dei nostri religiosi hanno famiglie numerose, con tanti figli. Io non conosco il segreto dell’amore ma so dove trovarlo. Uno di questi luoghi è proprio la famiglia”. Un altro modo in cui si esprime e si declina concretamente l’amore è quello verso gli altri. In un lungo filmato sono apparse le immagini che raccontano quanto fatto dalle suore ortodosse all’interno di ospedali, istituti e case d’accoglienza. Sono loro a seguire e curare bambini disabili abbandonati dai genitori, a gestire una casa d’accoglienza per anziani rimasti soli, o a seguire negli ospedali pubblici persone ricoverate e senza nessun familiare che le aiuti. Gesti gratuiti e d’amore.
Ma l’amore entra anche nella sfera della memoria, del ricordo dei nostri cari scomparsi, che la Chiesa ortodossa celebra ogni sabato con la Messa per i defunti: “La morte non spezza i tuoi rapporti d’amore. Li rende solo diversi. Come diceva sant’Ambrogio parlando del fratello scomparso ‘non ho perso la comunione con te, è solo cambiata la su forma’. Esperienza che anch’io ho vissuto quando mia moglie mi ha lasciato solo con le nostre quattro figlie, sedici anni fa”.
Secondo il vescovo di Orokhovo-Zuevo nella divina liturgia troviamo invece la rappresentazione più evidente dell’amore con la A maiuscola. Nel suo intervento, grazie anche al supporto di splendide immagini ha raccontato il significato di una liturgia che ci racconta come Dio si sia fatto uomo, di come abbia affrontato per noi il dolore della passione e dalla morte. Il dono più grande per l’umanità.
(C.B.)

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