Integrazione, innovazione e internazionalizzazione: tre “i” per la strategia della qualità nel settore agroalimentare. È quanto emerso nell’incontro cui hanno partecipato gli esponenti della filiera produttiva e distributiva, alla presenza del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro e col coordinamento di Camillo Gardini, presidente della Compagnia delle Opere Agroalimentare.
Bruno Piraccini, in rappresentanza del Gruppo Orogel ha sottolineato in particolare l’importanza della comunicazione e della pubblicità come strumenti “per far apprezzare al consumatore la qualità che il produttore vuole affermare”.
Fabrizio Marzano, presidente di Unaproa, riguardo al settore ortofrutticolo si è soffermato sull’importanza dell’innovazione, affermando che “il prodotto dalla campagna va portato al consumatore con un processo innovativo, curando ad esempio la conservazione e il confezionamento”.
A chiudere la serie degli interventi dei produttori Paolo Bruni, presidente nazionale Federagri, che ha indicato l’integrazione come strategia per collegare all’interno della filiera i comparti della produzione e della distribuzione.. Facendo alcuni esempi – in particolare i casi Cirio, Yomo e Pomì – ha sottolineato il ruolo svolto dalla cooperazione per la salvezza di questi marchi italiani.
A questo punto la parola è passata agli esponenti della distribuzione. A fare da capofila è stato Stefano Berni, direttore del Consorzio Grana Padano. “La qualità va difesa – ha affermato Berni – soprattutto per un marchio come il nostro, molto esposto al rischio della contraffazione”. Contro questa minaccia ha anticipato un progetto per l’inserimento di elementi traccianti, identificativi dell’originalità del prodotto.
Vincenzo Tassinari, presidente di Coop Italia, ha esordito dichiarando solidarietà al comparto alimentare biologico, in relazione agli attacchi a suo avviso immeritati da parte di alcuni mezzi di informazione. Ha citato poi uno slogan proprio dello slow food, “dare prodotti buoni, puliti e giusti”, riferendosi alla necessità non solo della qualità intrinseca del prodotto, ma anche della sua ecocompatibilità e dl rispetto dei diritti umani nei Paesi di produzione. Aspetto, quest’ultimo, sempre più minacciato in una società globalizzata.
Anche Oscar Farinetti, presidente di Eataly, ha usato un altro slogan: “Mangiare è un atto agricolo. Se la gente mangia meglio, il produttore produce meglio”. Un circolo virtuoso che ha lui stesso sostenuto, creando a Torino una struttura di 10.000 mq che vede la compresenza dell’offerta alimentare, della sua commercializzazione e della ristorazione di alta qualità.
Per Stefano Zamagni, presidente dell’Agenzia per le Onlus, “non si può identificare la qualità come un lusso per pochi”. A suo avviso la valorizzazione della qualità “è indispensabile per affermare un particolare modello di identità culturale. Inoltre “la qualità non è un vincolo imposto, quanto uno strumento di profitto”. Riprendendo il tema della contraffazione ha poi rimarcato che questa purtroppo “distrugge l’idea stessa di qualità”.
Nell’intervento finale, il Ministro De Castro ha esordito sostenendo che tutti i componenti della filiera alimentare devono contribuire sinergicamente: “il gioco di squadra è qualità.”. Ha aggiunto che a fronte dell’attuale contenimento dei consumi interni, l’internazionalizzazione della nostra produzione agroalimentare va particolarmente incentivata, considerato che peraltro “già oggi l’esportazione dell’agroalimentare è seconda solo quella meccanica”. E ha chiuso ribadendo che anche per l’agroalimentare :”l’obiettivo è conquistare mercati, ma soprattutto benessere.”
M.B –F.R.
Rimini, 24 agosto 2007