Rimini, 21 agosto 2024 – La storia del viaggio di un’anima. Ettore Bassi, attore e conduttore, volto noto televisivo (“Carabinieri”, “Casa famiglia”, “Chiara e Francesco”) e teatrale (“Il sindaco pescatore”) è il protagonista di “Chi sei tu? La sfida di Gerusalemme” di Éric-Emmanuel Schmitt, in scena al Teatro Galli il 20 e 21 agosto per il Meeting per l’amicizia fra i popoli.
La prima delle due repliche, apertura ufficiale del Meeting, è stata introdotta dai saluti di Bernhard Scholz, presidente della manifestazione («Un titolo quanto mai in sintonia con il motivo della ricerca dell’essenziale di questo Meeting, che si svolge in un momento storico segnato da tanti conflitti. L’augurio è che questo spettacolo possa accendere in ciascun spettatore una passione per la domanda essenziale “Chi sei tu?”») e del sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad («È essenziale il rapporto tra Rimini e il Meeting, anticipando anche i cambiamenti dei tempi, della nostra società, e questo non è pienamente scontato. Rimini c’è e sempre ci sarà per il Meeting»).
Tratto dall’opera “La sfida di Gerusalemme. Un viaggio in Terra santa”, la voce stessa del celebre drammaturgo, romanziere, saggista francese naturalizzato belga, tra gli autori teatrali più rappresentati sui palcoscenici d’Europa, a tratti commossa e rivelatrice, è divenuta narrazione in palcoscenico, conducendo lo spettatore in un viaggio fisico, pieno di incontri e accadimenti inaspettati, che si rivela presto un esigente percorso interiore.
Il drammaturgo ha accettato la proposta, giunta dalla Libreria Vaticana, di fare un viaggio di un mese in Terra Santa per raccontare la sua esperienza in un diario e in questo modo è nato il libro.
Un’occasione per dire in pubblico la complessità e l’urgenza della provocazione che giunge dalle terre di Israele e Palestina. Con una riflessione non scontata, resa ancora più urgente dalla cronaca attuale, l’autore indaga la città dei tre monoteismi, cercando tra le sue vie piene di storia e di suggestioni una parola credibile di pace. La conversione al cristianesimo dell’ateo Schmitt, nata inizialmente come opzione teorica, prende carne in questo viaggio fino a un evento mistico rivelatorio vissuto con trasporto durante la visita del Santo Sepolcro. Gerusalemme, città della contraddizione, luogo che parla di coesistenza, ma anche di tensioni mai sopite.
«Una storia, un argomento delicato, perché racconta di un ateo che va a Gerusalemme, poi diventa cristiano. È una sfida non politica, ma un incontro con l’umano, il viaggio interiore di formazione di un’anima».
Nell’interpretazione intensa e partecipe di Ettore Bassi, il breve racconto suddiviso in quadri corrispondenti ai luoghi via via visitati da Schmitt: Nazareth («Nel mio desiderio di partire ci vedo un richiamo. Ci vedo un pieno»), Tiberiade («Fotografia, cinema e video hanno reso celebre questo luogo, ma mi sono sempre mancati gli odori, i suoni, l’emozione, la vertigine. Mancavo io. Si viaggia per prendere corpo. Sono qui per dare corpo alla mia fede?»). E poi al Monte delle Beatitudini con impresso l’insegnamento della preghiera di Charles De Foucauld («È diventata il mio canto intimo»), il muro tra Israele e Cisgiordania («In quel muro vedo l’essenza stessa della tragedia. Cos’è la tragedia? È lo scontro tra due legittimità»), la Via Dolorosa («Nessuna caduta è l’ultima. Ti rialzi?»), fino al Santo Sepolcro (“Lo sguardo si è posato su di me, non riesco a combattere. Mi fissa, mi irradia, mi ausculta, mi passa dentro di me. Che sta succedendo?»).
«Abbiamo bisogno di guardare a Gerusalemme, con gli occhi delle speranza, con gli occhi della fede», dice Schmitt. «Oggi è terra dilaniata. Terra promessa ma non si sa a chi promessa. Dobbiamo ripercorrere la storia di questa città nella storia globale del mondo e pensarci come cristiani, musulmani, ebrei, atei».
«Per i cristiani la sfida più difficile.
Amare tutti!
Gli stranieri, i cattivi, gli avari, i traditori, gli indifferenti…
Avere a cuore i propri nemici, addirittura i propri carnefici, come Gesù sulla croce».
L’opera, una co-produzione – Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS, Fondazione Istituto Dramma Popolare San Miniato, Centro Teatrale Bresciano, con il patrocinio del Comune di Rimini, in collaborazione con la Sagra Musicale Malatestiana, è andata in scena nella traduzione di Alberto Bracci Testasecca, con adattamento del testo di Otello Cenci ed Emanuele Fant, musiche eseguite dal vivo da Mirna Kassis, Matteo Damele, Filippo Dionigi, Tomas Milner, con la partecipazione in video di Éric-Emmanuel Schmitt.
Giochi di luci, un gruppo di amici musicisti, il dolce canto di Mirna Kassis, dice Bassi sulla scena, creano la magia di questo spettacolo.
«L’opera è diventata testo teatrale – grazie a Cenci e Fanti che hanno tradotto questo diario di viaggi in una storia teatralizzata evidenziandone i passaggi più importanti, con l’intento di trasportare gli spettatori in una storia viva. Emmanuel Schmitt ci porta in questo viaggio a Gerusalemme che lui ha fatto tempo fa da ateo e che gli fa scoprire un mondo che non avrebbe mai sospettato. Noi ci siamo impegnati a trasferire questa gioia e questa scoperta graduale che poi travolge anche noi. Con il regista Otello Cenci c’è stata immediatamente un’intesa e una volontà di portare insieme in scena questa storia. Poter raccontare ed essere la voce di un autore così importante è un grande onore e farlo in questo contesto lo è ancora di più».
Anche l’intervento sul palco degli strumentisti, del canto sempre ricco di suggestione di Mirna Kassis, sono stati momenti preziosi del racconto, così come le proiezioni e le scenografie rese soprattutto come giochi di luce, quelli che illuminano via via il cammino del protagonista, fino a diventare nel finale luminose vetrate di chiesa.
Il pubblico che ha gremito il Teatro Galli ha mostrato una viva partecipazione alla storia, ascoltando la voce stessa di Schmitt negli interventi registrati con cui Bassi ha dialogato in scena.
«Ogni anno il Meeting investe in una produzione particolare», ha sottolineato il regista Otello Cenci. «Quest’anno abbiamo scelto questo testo di Éric-Emmanuel Schmitt, che è un documento, un diario di viaggio così ricco di emozioni e di esperienza. Insieme abbiamo accettato questa sfida non facile perché non è un testo drammaturgico».
«Mi sono abbandonato con umiltà a ciò che va oltre me stesso», dice Schmitt in fondo al testo.
«Pensavo di attraversarti e tu hai attraversato me …
Ho percorso le tue strade e mi chiedevi con insistenza “Chi sei tu?”.
Benefica Gerusalemme, adesso ho la risposta:
“Sono io come non mai!”».