“CHE CAPOLAVORO È L’UOMO…”

Press Meeting

Il poeta Davide Rondoni introduce oggi in sala A3 alle ore 11.15 l’incontro “Che capolavoro è l’uomo… guardare la realtà con gli occhi di Shakespeare”. Si confrontano col tema proposto Alison Milbank, Associate Professor of Literature and Theology at the University of Nottingham e Edoardo Rialti, docente di Letteratura Italiana e Inglese all’Istituto Teologico di Assisi e Visiting Professor alla Olswa University, Ontario.
“Che cosa vuol dire che io, tu siamo un capolavoro? Non l’idea di uomo in generale, ma ognuno di noi, il tuo vicino con i propri limiti cosa significa che è un capolavoro? Questa è la questione che Shakespeare ci pone con le sue opere”. Con queste parole Rondoni apre l’incontro.
“Non intendo parlare del doppione gotico – ha detto ironicamente la professoressa Milbank rispondendo ad una provocazione del moderatore – anche se c’entra con quello che sto per dire”. Riprendendo Giussani Milbank ricorda che “due tipi di uomini salvano interamente la statura dell’essere umano: l’anarchico e l’autenticamente religioso”. “Le opere teatrali di Shakespeare ci permettono di distinguere chiaramente questi due tipi – ha continuato la relatrice – in Re Lear ad esempio Edmund rappresenta l’anarchico, che non ha altra legge se non la sua volontà di potenza. Egli non riconosce alcun vincolo affettivo: famiglia, amici o amanti. Ma alla fine di fronte alla constatazione del suo fallimento egli offre il perdono ai nemici cercando di evitare l’assassinio del Re e di Cordelia”. Egli capisce che una volontà che non si piega alla realtà distrugge solo e non crea l’infinito. Re Lear invece alla fine riconosce lo scopo dell’esistenza grazie ad un rapporto vero. Attraverso l’uso delle fate, come in Sogno di una notte di mezza estate, Shakespeare ci mostra il rapporto tra l’uomo e l’infinito. Le fate scompigliano le trame e intervengono nella vita degli uomini per far comprendere il segreto che vive in ognuno di loro. Quindi sono mediatrici dell’infinito. “In Shakespeare vediamo tutta la tragicità dell’essere umano. Egli recita in un sonetto: “Lasciar decidere d’amor gli occhi degli altri”. L’uomo tende sempre a crearsi una corazza che lo aliena dalla propria esperienza elementare e dal proprio cuore, quindi anche nelle decisioni essenziali della propria vita rischia di farsi dominare dall’opinione degli altri.
Edoardo Rialti mette in evidenza ciò che Shakespeare fa dire al principe Amleto: “Che capolavoro è l’uomo, com’è nobile nella ragione, com’è infinito nelle sue facoltà, com’è preciso e ammirevole nella forma e nel movimento, com’è simile a un angelo nell’azione, com’è simile a un dio nell’intendimento: la bellezza del mondo, il paragone degli esseri animati. Eppure che cos’è per me questa quintessenza di polvere?” Lo studioso, prendendo le mosse dalla contraddizione circa la natura dell’uomo posta da Shakespeare, apre una riflessione sull’opere dell’autore, che si articola in tre punti: l’accettazione della realtà; l’amore e l’uomo come peggior nemico di se stesso. “Il primo punto è proprio il tema di Amleto – sostiene Rialti – che vive il dramma della consapevolezza che il suo io, l’essere, ha in sé qualcosa che supera lo ‘spettacolo del mondo’, fatto di apparenza. La soluzione del suo dramma avverrà solo nel ‘let be’ finale, lasciando che sia la contraddizione stessa a mostrare la verità”.
Rialti prosegue con il tema dell’amore trasversale, nell’opera di Shakespeare, tra tutti i personaggi, positivi o negativi e precisa: “Ogni volta che qualcuno ama qualcuno o qualcosa fuori di sé, lì c’è qualcosa di estremamente serio”. È il caso dell’avido ebreo Shylock, del giovane Romeo, ma anche degli ormai cinici Antonio e Cleopatra. Nell’ultimo punto è a tema proprio la contraddizione del cuore dell’uomo e la disperazione a cui è destinato “se qualcosa di più grande di sé non gli dona quello che lui stesso non può darsi: il perdono”. Lo sguardo di una contadina ci ridona la dignità di Falstaff, che in punto di morte invoca Dio. Ma anche l’incantesimo e il magico sono punti di accesso di qualcosa che viene da fuori e che possono portare l’uomo sulla soglia dell’infinito.

(G.L./A.S.)
Rimini, 24 agosto 2012

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