CERTI DI ALCUNI GRANDI COSE INTERVENTO DI GIORGIO VITTADINI

Press Meeting

“Io esisto per queste cose dette nel libro”, ha esordito Giorgio Vittadini alla presentazione di “Certi di alcune grandi cose”di don Luigi Giussani, che raccoglie i dialoghi (le equipe) degli universitari nei primi anni ’80. Un periodo di crisi per la società italiana, attraversata dal terrorismo, e per la Chiesa: sono gli anni del referendum sull’aborto. “Noi universitari”, ha detto Vittadini, all’epoca responsabile del CLU, “eravamo un po’ distratti”, presi dall’attivismo e dall’ideologia. “Il fatto di cui parlavamo non era la liberazione per noi. Ma c’è una frase di don Giussani che per me è stata decisiva: ‘Con quello che hai incontrato, non puoi permetterti di essere triste’”, perché questa fede non è astratta ma “va giocata nella realtà”. Così dall’iniziare ad assistere con passione alle lezioni in Università di don Giussani, nacquero i primi gruppi di scuola di comunità e una nuova “attenzione ai bisogni delle persone”, che generò le Cusl, le cooperative studio lavoro; e insieme si verificò una nuova esplosione culturale, con il Centro Culturale, la radio, le pubblicazioni e il Meeting, che iniziò in quegli anni. Sempre in quel periodo, racconta Vittadini, nacquero rapporti decisivi per la storia di Cl, come quello con Giovanni Paolo II, che veniva festeggiato con i “complemese”, ogni 30 giorni, o con Giovanni Testori, “che si coinvolse con noi, lui icona del laicismo”. La passione culturale voleva dire anche “una passione a giudicare tutto della realtà”, a cominciare dalla non cultura del terrorismo, fondato “nel nome di niente”, come recita il titolo di un libro di Luigi Amicone.
Perché, si chiede Vittadini, don Giussani accettò di stare con noi fino in fondo? Noi che eravamo “davvero un disastro, una specie di Cinecittà: sotto il vestito niente”, racconta tra le risate e gli applausi della platea. Giussani “guardava Cristo tra noi, non era qualcosa che nasceva prima: gli incontri erano per lui il luogo dove nasceva l’energia per la vita”.
Ma anche davanti a tutto questo c’è la tentazione del borghesismo: “staccarsi da ciò che ti ha generato, come il giovane ricco”; perché in noi “resta un’aridità, una resistenza ad essere pervasi dalla bellezza”. Occorre avere una posizione di povertà, che significa “essere felici perché c’è il Signore”: per questo possiamo “affermare che Cristo è tutto, davanti ai presidenti come ai portinai, senza staccarci, come borghesi. La nostra storia è questo”.
In chiusura, la presidente del Meeting, Emilia Guarnieri, ha ricordato come esempio di povertà il lavoro delle migliaia di volontari che hanno costruito il Meeting, facendo “un’esperienza di grandezza e di verità”. Dando lettura del comunicato finale della manifestazione, ha anche letto il titolo dell’edizione 2008, che si terrà a Rimini dal 24 al 30 agosto: “O protagonisti o nessuno”.

A Cap.
Rimini, 25/08/2007