“Da dove è nata la mostra ‘L’imprevedibile istante. Giovani per la crescita’? Perché questo caffè?”. Sono le prime parole di Marco Lezzi, studente di Ingegneria al Politecnico di Milano e membro del Cnsu (Consiglio nazionale degli studenti universitari), nell’area adiacente alla mostra della Fondazione della Sussidiarietà nel padiglione B5. “Tutto il lavoro è nato quest’anno da un episodio: l’abilitazione all’insegnamento. Dopo aver saputo come sarebbe stato impostato il tfa, tirocino per formare gli insegnanti di domani, nella nuova riforma, ci siamo mossi in università”. Fino al volantino di Cl, uscito qualche mese fa, che tratta proprio dell’attuale crisi. Il documento richiamava come punto di ripartenza “quell’imprevedibile istante in cui un uomo genera novità, prodotti, servizi, valore aggiunto, bellezza per sé e per gli altri, senza che nessun antecedente storico, sociale e politico possa ultimamente spiegare l’incremento di valore e di ricchezza che si genera”.
“Che cos’è questo imprevedibile istante? – si chiede Giovanni Rovetta, studente di Architettura al Politecnico di Milano – Parto da quello che ha detto il professor Vittadini negli scorsi giorni: è qualcosa che avviene ‘quando un uomo vive all’altezza del suo desiderio’”. E racconta cosa ha voluto dire per lui organizzare e vivere i pre-test della sua facoltà. “Sono nati nel 1999, perché da quell’anno Architettura era diventata a numero chiuso. Ma vedendo com’erano organizzati quando sono entrato in università, con quaranta studenti universitari che seguivano duemila ragazzi, ho capito che si trattava di qualcosa che evidentemente portava ben poco di positivo per me e per loro”. Così Giovanni e i suoi amici hanno pensato di ridimensionare i numeri e di spostare i pre-test al santuario di Oropa. “Ero spaventato all’inizio. Tanti nuovi volti, in un santuario cristiano, dovendo anche pagare per l’alloggio”. Le paure sono scomparse all’arrivo di quei ragazzi che “seguivano le nostre indicazioni, tutti tesi ad approfondire la domanda che si portavano dentro sul loro futuro, sul loro test”. Dopo le lezioni di alcuni docenti universitari e lo studio con altri studenti, ci sono state le serate e le testimonianze “di architetti e designer, per conoscere da vicino il mestiere”. Ma non solo. Anche presentazioni di libri e letture di poeti. “Cosa c’entrano le poesie di Leopardi o le canzoni di Battisti con il test? Esaltano l’io, che diventa sempre più desideroso di imparare. La grande possibilità che vedo nei pre-test è proprio quella di non ridurre la mia domanda sulle cose”.
Anche Andrea Cammelli, docente di Statistica sociale all’Università di Bologna e direttore di Alma Laurea, ha sperimentato quell’istante che fa scattare qualcosa di nuovo. “Quando ho visto la mostra mi ha fatto molto riflettere questo imprevedibile istante. Per me è capitato nel 1993 quando una scintilla mi ha fatto scattare l’idea di quella che l’anno successivo sarebbe diventata AlmaLaurea”. Si tratta di un Consorzio interuniversitario “nato al servizio dei laureati, di Università e imprese”. Cammelli più che spiegare mostra direttamente sullo schermo alle sue spalle in cosa consiste il lavoro di AlmaLaurea. Ad esempio, la possibilità di ricercare con pochi click in una vasta banca dati di curricula il laureato che più si adatta alle necessità dell’azienda. Poi passa all’analisi statistica degli esiti occupazionali dei laureati nell’ultimo decennio. “Si sono ridotti la stabilità del lavoro, la retribuzione mensile, il tasso occupazionale. Il quadro sembra fosco, e a maggior ragione lo è per i non laureati. Ma non vorrei continuare a essere sollecitato ogni giorno dal pil”. E citando letteralmente il presidente Kennedy conclude: “Il pil non misura né la nostra arguzia, né il nostro coraggio, né la nostra saggezza, né la nostra conoscenza né la nostra compassione. Misura tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta ”.
(D.O.)
Rimini, 22 agosto 2012