L’incontro con Angelo Vescovi, Direttore della Ricerca DIBIT HSR, è stato introdotto da Luca Sangiorgi, Ricercatore presso lo IOR di Bologna, che ha chiesto al relatore di fare il punto sulla ricerca in tema di cellule staminali dissipando l’immagine distorta proposta in questi ultimi tempi dai media.
Vescovi, che già era stato ospite del Meeting nel 2001, ha esordito illustrando la natura specifica delle cellule staminali, che sono in grado di svolgere una funzione di sostituzione cellulare nell’arco di tutta la vita dell’individuo, mantenendo l’integrità strutturale e funzionale dei tessuti in seguito a traumi o patologie. Senza prescindere dal riconoscimento delle straordinarie potenzialità terapeutiche delle cellule staminali, ha detto il relatore, bisogna però evidenziare l’equivoco sul quale si basa il dibattito che ha interessato questi temi: l’impianto cellulare proposto come via privilegiata per lo sfruttamento di queste potenzialità non è infatti l’unica via possibile, e comporta rischi spesso ignorati o sottovalutati. Inoltre, proprio per le difficoltà che questo tipo di operazioni comporta, la possibilità di ottenere risultati apprezzabili sui pazienti va considerata ancora lontana nel tempo. Questa circostanza mostra anche tutta la capziosità di chi in questi ultimi tempi ha protestato contro il divieto di indiscriminato utilizzo delle cellule staminali, ritenendo che in questo modo si starebbero sacrificando pazienti che potrebbero essere salvati.
C’è dunque un problema di informazione, che coinvolge anche il problema etico connesso a questa tematica, ma Vescovi si è detto convinto che fra qualche anno sarà possibile arrivare alla produzione di cellule staminali senza dover passare per la generazione di embrioni destinati poi ad andare distrutti, superando quindi anche i giusti problemi di tipo etico.
Vescovi ha quindi illustrato i progressi recentemente ottenuti su cavie animali in seguito a ricerche che testassero le potenzialità terapeutiche delle cellule staminali, ricorrendo però a tecniche diverse da quella dell’impianto cellulare. Infine il relatore ha sollevato il problema degli oltre 300.000 embrioni che sono attualmente congelati e non sono destinati ad essere impiantati. Una volta posto definitivamente il divieto alla produzione di embrioni finalizzato alla ricerca e all’espianto delle cellule, ha auspicato Vescovi, sarebbe interessante poter aprire un dibattito sull’utilizzabilità o meno di questi embrioni “abbandonati” per l’estrazione di cellule staminali, da utilizzare per la realizzazione delle nuove tecniche terapeutiche illustrate durante l’incontro.
T. P.
Rimini, 25 agosto 2004