Siamo tutti clochard, vagabondi su un pianeta spesso ostile. Clochard a cui può capitare, in ogni istante, l’irruzione della novità, dell’illuminazione che cambia la vita, dell’infinito che diventa presente. È questa la semplice verità raccontata al Meeting di Rimini da clown, attori, acrobati, equilibristi e giocolieri provenienti da Polonia, Romania, Ungheria e Italia. Le loro esperienze sono le più disparate: il teatro, l’arte di strada, il circo sociale, le discipline sportive. Questi sono gli ingredienti di “Casa Dolce Casa”, spettacolo simbolico di teatro-circo sulla condizione dell’uomo del nostro tempo riletta attraverso vicende di un gruppo di senzacasa, che sarà lo spettacolo centrale della serata-Meeting di giovedì 23 agosto (Arena D3, ore 21.45). Si tratta di una piece ricca di contaminazioni firmata da Marcello Chiarenza (che dello spettacolo è anche regista) con Alessandro Serena e Carlo Cialdo Capelli e messa in scena dalla pluripremiata compagnia internazionale Karakasa Circus.
Nello spettacolo le discipline dell’acrobazia si mescolano a quelle del teatro di figura con l’utilizzo di componenti scenografiche che si materializzano come per magia davanti agli occhi degli spettatori, partendo da sgangherato materiale di recupero: ombrelli volanti che generano una pioggia di stelle, sacchi di immondizia che sembrano galleggiare senza peso nell’aria, finestre senza pareti a delimitare le stanze. I corpi, l’acrobazia, il virtuosismo degli oggetti sono il linguaggio che racconta la capacità di superare i limiti estremi.
Dal punto di vista scenografico, Casa Dolce Casa si sviluppa in una necropoli, nel cimitero di una civiltà dove si muovono i clochard di etnie diversissime che vivono una condizione di emergenza e che, incontrandosi, tentano di ricostruire la propria vita e di ridare un senso alla realtà lavorando ad una nuova genesi. “In questo angolo del mondo”, spiega il regista Chiarenza, nome celebre del teatro e dell’arte gestuale, ospite fisso del Festival di Spoleto e di manifestazioni a Londra, Parigi, Bruxelles e Madrid, “sopravvivono equilibristi e comici senza dimora fino all’irrompere in scena di un non meglio identificato “straniero”, che potrebbe essere un angelo che mette in collegamento il pubblico, specchio di ciò che accade, con gli attori. E la povertà si trasforma in ricchezza, in un valore”.
Lo show è suddiviso in quadri, legati coerentemente tra loro come fossero, dice il regista, “quindici spettacoli in uno, che seguono la falsariga della vita di clochard e barboni testimoni e interpreti di un racconto simbolico ed universale dove comicità e poesia, acrobazia e sorpresa scenica sono autentici valori spettacolari”. La piece termina come fosse un’insolita laude elevata dall’uomo-clochard, che tutta l’umanità rappresenta, nei confronti del misterioso ospite, l’unico in grado di sovvertire l’ordine buio e grigio delle cose. E di aiutare l’umanità a ritrovare il bandolo misterioso del proprio difficile cammino. Anche con la forza del teatro acrobatico, dove anche una sedia zoppicante diventa occasione per un gesto poetico.
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Rimini, 22 agosto 2012