Ieri sera, in una sala particolarmente gremita, Roberto Filippetti ha introdotto, anche con l’uso di una presentazione multimediale, al percorso creativo di Caravaggio, riprendendo il libro da lui stesso curato, “Caravaggio: l’urlo e la luce” (Ed. Itaca).
Filippetti ha esordito citando Monsignor Luigi Negri: “L’esperienza dell’artista è l’esperienza di un’eccezionale umanità”. Caravaggio è stato definito “pittore della giovinezza”, con le sue passioni travolgenti e i suoi ardori; ma anche della debolezza causata dal peccato, ben visibile nel frequente uso del nero e di altre tonalità scure. Nei suoi quadri, però, emerge quasi con prepotenza la Luce, ovvero la Grazia, capace di risollevare l’uomo dal “baratro disastrato” della sua umanità.
Ha partecipato all’incontro l’attore Andrea Chiodi, che ha letto una lettera scritta dal pittore poco prima di morire e una riflessione di Giovanni Paolo II su San Tommaso, uno dei protagonisti di una famosa tela dell’artista.
La spiegazione di Filippetti si è soffermata sui cinque aspetti più importanti della personalità e dell’opera di Caravaggio: pittore della realtà “sporca e graffiata”; pittore della Luce della Grazia; pittore dell’attimo (l’attimo di inquietante sospensione che precede il momento decisivo); pittore dei 5 sensi, soprattutto del tatto; uomo della Riforma cattolica, capace di ricominciare a dipingere anche dopo i dolori più grandi. La presentazione multimediale si è articolata in cinque “stanze” diverse: “il segno del male”, “l’Urlo”, “la Pace: la Madre e il Bambino”, “la Vita Pubblica: Passione, Morte e Risurrezione”, “i Testimoni”.
L.L.
Rimini, 26 agosto 2005