Campagne vaccinali – Riflessioni sulla pandemia

Redazione Web

Campagne vaccinali – Riflessioni sulla pandemia
Errori e successi di una esperienza nazionale

Rimini, 24 agosto 2022 – La campagna vaccinale massiva ha costituito un impegno straordi-nario per il sistema sanitario nazionale. Con l’incontro “Campagne vaccinali – Riflessioni sulla pandemia”, il XLIII Meeting per l’amicizia fra i popoli vuole promuovere una riflessione sui successi, gli errori commessi e in generale le implicazioni etiche della vaccinazione obbligato-ria.
Introduce Carlo Lucchina, presidente Associazione Varese per l’Oncologia, Dipartimento Sa-lute Fondazione per la Sussidiarietà, fornendo alcuni numeri che danno l’idea di cosa sia stato il Covid ad oggi: «20,8 milioni di infezioni, 168.075 decessi, oltre 139 milioni di inoculazioni: una tragedia».
Francesco Paolo Figliuolo, già Commissario Straordinario per l’emergenza Covid-19, afferma che «la nomina a commissario è stata un lampo a ciel sereno, ma abbiamo cercato fin da su-bito di creare una squadra. Il primo obiettivo è stato vaccinare l’80% della popolazione utiliz-zando i 3000 hub, dando priorità ai più fragili. Un punto critico all’inizio è stato la lentezza della catena di approvvigionamento, superata grazie al joint procurement, l’acquisto coordi-nato in Europa». Figliuolo prosegue affermando che «il Green pass è una regola imposta dal governo per dare maggiore sicurezza ai cittadini e pertanto va rispettata».
Giovanni Rezza, direttore generale della prevenzione sanitaria al Ministero della Salute, dice che «il momento risolutivo della crisi è stato l’arrivo del vacino in anticipo rispetto all’attesa iniziale. È stato il trionfo della vaccinologia!». Inoltre «in questo caso il profitto dell’industria si è sposato con il bene dell’umanità e lo Stato e le Regioni hanno fatto molto su tutto il territorio nazionale, come anche tutti gli specialisti della vaccinazione». Rezza afferma che i No Vax sono una minoranza sparuta, per quanto rispettabile. Per quanto attiene la comunica-zione istituzionale Rezza sottolinea che all’inizio della pandemia non c’è stata chiarezza né univocità, a differenza di quanto accaduto nel corso della campagna vaccinale.
Guido Bertolaso, coordinatore della campagna vaccinale della Regione Lombardia, parla di un equivoco «sul ruolo dello Stato centrale rispetto alle Regioni nella vaccinazione massiva: c’è stata all’inizio poca chiarezza sul coordinamento e una indeterminatezza sulle misure da adot-tare». Bertolaso evoca le problematiche legate all’App Immuni e dice che «prima che arrivasse il commissiario Figliuolo c’era confusione anche sulle strategie e le priorità». Afferma che il nuovo commissario ha introdotto «organizzazione e programmazione nella gestione della campagna vaccinale con una linea di comando chiara» e che «quando c’è una emergenza la democrazia deve vivere grazie a una figura di vertice che ci metta la faccia e assegni dei compiti». Per quel che riguarda le critiche alla Lombardia durante la pandemia, Bertolaso parla di una regione estremamente esposta perché crocevia internazionale, ma abbandonata all’inizio dalle istituzioni centrali, e ricorda il sacrificio di medici e infermieri. C’è stata in un secondo tempo una competizione virtuosa tra le Regioni per dare agli italiani la certezza della tutela della salute.
Giancarlo Cesana, professore di Igiene Generale e applicata, Università di Milano Bicocca, spiega che «la storia della medicina ha 2500 anni e il problema delle limitazioni della libertà per ragioni sanitarie è un problema vecchio. Nel passato gli ammalati infettivi non venivano curati, ma allontanati. Gli ospedali sono nati nel IV e V secolo con il cristianesimo per la spe-ranza della resurrezione, cioè la morte non è più l’ultima parola sulla vita. Nel 1300 sono stati creati gli uffici di sanità e la prima quarantena è stata attuata a Reggio Emilia del 1370. Con la creazione della polizia medica all’inizio dell’800 venne introdotto il concetto di sanità pubblica e quindi di sanzione». Rispondendo a una domanda del moderatore, Cesana afferma che gli specialisti hanno talvolta venduto il loro mestiere grazie all’allarmismo dei social media.
In conclusione, una frase emblematica del generale Figliulo: «Questa esperienza dice che quando l’Italia fa squadra vince».
(G.P.)

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