Rimini, venerdì 24 agosto – “Comunità e relazione, per creare luoghi in cui la persona possa tornare ad essere pienamente protagonista.” È questo il paradigma con cui Monica Poletto, presidente di Cdo Opere Sociali, rilancia il tema welfare, questa sera oggetto dell’incontro organizzato all’Arena Cdo for Innovation A5/C5.
E se la mera erogazione di servizi e risorse, seppur necessaria, non è più sufficiente, devono essere analizzate le evoluzioni storiche ed economiche del fenomeno della povertà.
In questo compito si cimenta il primo degli ospiti invitati, Francesco Marsico, responsabile dell’Area Nazionale Caritas Italiana. I dati raccolti dall’istituzione che rappresenta, infatti, documentano nuove forme di vulnerabilità, non più circostanziabili al solo mondo del lavoro. “Da sempre – osserva – la povertà si presenta come fenomeno multidimensionale, includendo esigenze alimentari, sanitarie, culturali, relazionali e – anche – lavorative. Quello cui però assistiamo dopo le crisi del 2008 e del 2009 – continua – è un percorso di transizione, che vede queste situazioni diventare un fenomeno normale, oltre che trasversale”. Ciò che si attende, dunque, è l’attuazione di strategie di sussidiarietà “vera”, verso modelli di presa a carico che, superando i tradizionali approcci generalizzati, diventino più personali e vicini alle esigenze del singolo utente. “Si deve promuovere l’inclusione secondo una logica di realismo – conclude – costruendo politiche “possibili” per rispondere ai bisogni e alle necessità delle persone”.
Segue quindi l’intervento di Davide Invernizzi, direttore Area Servizi alla Persona della Fondazione Cariplo. “La fine del welfare statale – afferma – ha introdotto grandi questioni, soprattutto nell’individuare i soggetti chiamati a farsi carico delle diverse esigenze. Il ruolo dei finanziatori privati, in tal senso – prosegue – è fondamentale, in quanto questi attori possono incoraggiare sperimentazioni che il pubblico non è più in grado di sostenere”. Quel che si sta facendo, dunque, in questo settore – soprattutto nell’ambito di intervento della Fondazione – è incentivare le iniziative c.d. micro che fanno delle relazioni di prossimità il loro punto di forza, favorendo, ancor prima dell’erogazione delle risorse, la ricomposizione dei legami. Esempio paradigmatico del metodo con cui Cariplo si è mossa nelle sue diverse iniziative degli ultimi anni, è il recentissimo progetto volto a contrastare la povertà alimentare minorile sul territorio milanese; un’emergenza constatata solo in tempi recenti, rispetto alla quale l’ente ha già promosso per il triennio 2018-2020 nuove strategie d’intervento e generosi stanziamenti.
Concludono l’incontro le parole di Fulvia Ferrante, direttrice de “La casa di Sam”, una realtà volta al sostegno delle situazioni di vulnerabilità, soprattutto familiare, presente nelle periferie di alcune grandi città italiane. Ciò che questa storia testimonia è la concretezza delle esigenze, qui evidenziate come autentico punto di verifica per politiche di welfare simili quale innanzi discusse. “Non è il bisogno ad essere cambiato – si osserva – quanto il contesto che le accoglie. Le situazioni di fragilità, infatti, in passato erano supportate da un rete relazionale forte, capace di rilanciare la persona verso una piena ripresa di una sua normalità. Il punto – continua Ferrante – non sono tanto gli obiettivi quanto le situazioni cui in concreto ci si propone di andare incontro. Non vi è dunque nulla da costruire – in termini di mera progettualità –, si tratta piuttosto di un riconoscimento dei bisogni, nonché dei luoghi e dei soggetti che in concreto – nel contesto – possono rispondervi”.
Chiude dunque Poletto: “Se la rete e le relazioni risultano fondamentali, vi è da chiedersi che cosa permette che diverse realtà possano comunicare”. E la risposta di Ferrante è: “Uno scopo adeguato, ovvero il bisogno delle presone che incontriamo e lo sguardo con cui cominciamo a pensare al percorso che può consentirgli di essere protagonisti rispetto alla loro vita e alle loro condizioni”.
(E.S.)