Rimini, mercoledì 22 agosto –Adele Tellarini, direttrice della Fondazione Novella, introduce l’incontro “Cam-biano i ragazzi. Difficili, non impossibili: i nostri ragazzi tra virtuale e reale” in Arena Cdo for Innovation A5/C5 alle 19.
Intervengono Luisa Leoni Bassani, neuropsichiatra dell’età adolescenziale, e Luca Sommacal, responsabile di Famiglie per l’Accoglienza di Milano.
“Non dobbiamo demonizzare quest’era digitale. Il desiderio di conoscenza dell’uomo è illimitato, ma la nostra possibilità di conoscenza è limitata – ha esordito la Bassani –. Il mondo digitale offre una possibilità di cono-scenza illimitata e aiuta ad allargare gli orizzonti, perciò è una ricchezza infinita. Non rende più stupidi, costringe invece a confrontarsi con tutta una vastità di pensiero che non è solo propria. Quindi è paradossale che i ragazzi con tutta questa ricchezza a disposizione si siano ritratti dal reale”. Bassani sposta l’attenzione sulla persona, affermando che il problema non sia il digitale ma la capacità di instaurare rapporti con i giovani, saperli ascoltare e guardare per quello che sono: “Bisogna lasciare spazio all’ascolto e provocare alla parola, in modo che possa scaturire la domanda”.
Per la neuropsichiatra, i giovani sono come paralizzati davanti al reale, non hanno strumenti per affrontarlo, per questo se ne allontanano. “Le tecnologie digitali – ha spiegato – offrono una nuova forma di approccio a degli adolescenti che faticano ad accettarsi e trovare un’identità propria. Solitudine, inadeguatezza sono condizioni fisiologiche della crescita. Nel virtuale possono proiettare un’immagine di sé che non tiene conto delle fatiche quotidiane ed è possibile provare un senso di appartenenza a un gruppo. Ma perdendosi l’emozione del corpo, sono sempre più impreparati alle relazioni e ripiegati su sè stessi. Perciò il digitale non altera il cervello, ma non risponde pienamente al bisogno reale, profondo del loro cuore”.
Sommacal rilancia la questione del ruolo degli adulti: “I ragazzi cambiano sfidandoci. Nel rapporto con loro siamo obbligati a chiederci su cosa poggiamo noi. I nostri figli sono più attenti al nostro comportamento che ai suggerimenti che continuamente gli diamo”. In veste di padre, riconosce come l’adolescenza porti criticità e contraddizioni, ma anche come sia un periodo meraviglioso nel quale “un ragazzo inizia a prendere coscienza di sé e a delinearsi con tratti di unicità”.
Secondo Sommacal non bisogna atteggiarsi a maestri di vita, supereroi, ma lasciare intravedere i propri limiti. “I nostri figli hanno bisogno di vedere la nostra vulnerabilità. Altrimenti cresceranno pensando che per loro, così imperfetti e problematici, non ci sia posto in casa, e di conseguenza nel mondo. Devono poter vedere uomini in cammino, che sbagliano, si rialzano, proprio come loro. La vita è un grande mistero e non si può fare altro che camminare insieme”.
Bassani conclude con un messaggio di speranza, di positività: “Sono piena di fiducia che coi nostri ragazzi si possa camminare, perché il loro è un cuore umano, pulsante, ho fiducia anche in internet: ai tempi di Socrate c’era la stessa diffidenza verso la scrittura. Nessuno ha il compito di risolvere i problemi dei giovani, ma ciascuno ha la storia del suo ragazzo. Fa come può, non come si deve fare. La sfida verso i figli è amare la loro libertà, il modo in cui decidono di camminare”