ARTE PER MARE. DALMAZIA, TITANO E MONTEFELTRO DAL PRIMO CRISTIANESIMO AL RINASCIMENTO

Press Meeting

Gli eventi culturali, ed in particolare le mostre d’arte, non sono più appannaggio di una elite, ma sono diventati un fenomeno di massa: i fruitori di teatro, per fare un esempio hanno superato quelli che frequentano gli stadi di calcio. È questa considerazione del Direttore per le strategie dell’Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato. Gabriella Alemanno, a costituire lo spunto iniziale dell’incontro di presentazione della mostra “Arte per mare. Dalmazia, Titano e Montefeltro dal primo cristianesimo al Rinascimento”, che ha sede a San Leo e San Marino, ma è comunque in piena sintonia con i contenuti del Meeting 2007.
Nell’introdurre i lavori, Robi Ronza, moderatore dell’incontro, ha sottolineato come la mostra non è importante solo per ragioni legate all’arte, ma anche per motivi politico-culturali che legano le due “rive del golfo” (la dizione Mare Adriatico è stata sancita durante il Congresso di Vienna).
La Alemanno ha poi articolato il suo intervento su due ordini di riflessione: l’approccio alle mostre d’arte e le possibilità di finanziamento per metterle in essere. “La domanda di cultura è in continuo aumento”, aiutata dal fondamentale lavoro di promozione cui si assiste negli ultimi anni. “L’attenzione a sé e al bello, ha permesso, tra l’altro, anche la nascita di nuove professionalità”. Importante in questo senso l’attenzione che i Monopoli hanno tradizionalmente avuto nei confronti dell’arte in generale.
“Il territorio del Montefeltro è divenuto sismico con la venuta del Vescovo Negri”, ha esordito Giovanni Gentili, uno dei curatori. La prima scossa è stata l’isituzione della Fondazione Giovanni Paolo II per la famiglia, per celebrare degnamente il 25° anniversario della visita che il grande Papa fece in queste terre; e oggi la mostra, allocata in due sedi naturali: San Leo, dove appunto questo santo si accasa, e San Marino che nel ‘200 è costellata da famiglie francescane. Nella mostra, ha ricordato, sono esposte opere importanti provenienti dal museo di Spalato: essa vuole documentare una storia fatta di scambi, incontri, scontri, avvenuti tra le due rive, a testimonianza del fatto che “la bellezza è la grande porta della conoscenza”.
Anche Luigi Marchi, altro curatore, si è soffermato sugli aspetti tecnici della mostra, evidenziando il tentativo di mettere opere sconosciute, come il Crocifisso di San Leo del 1205, unica opera romanica che resiste sul territorio, insieme a opere di Paolo Veneziano e dei tanti suoi seguaci, Giorgio Schiavone e Nicolò di Giacomo Fiorentini, per terminare nel ‘500 con le opere dei fratelli Coda. ”È una mostra affascinante grazie anche ad alcune scoperte fatte durante il lavoro di redazione”, ha concluso.
Fabrizio Bisconti, Docente di Iconografia Cristiana e Medievale all’Università degli Studi di RomaTre, ha descritto nel suo intervento, in cui ha proposto al pubblico presente numerose immagini, come il cristianesimo nell’arte sia nato molto presto con la produzione di veri e propri monumenti: tra gli altri quello trovato a Spalato, un sarcofago di tradizione attica in cui è raffigurato un pastore, non ancora il Buon Pastore, a dimostrazione del fatto che il cristianesimo non era ancora prevalente. Sempre a proposito di sarcofagi, Bisconti, mettendo a confronto i ritrovamenti di Spalato, Osimo, Roma, Ravenna e Aquileia, arriva al linguaggio cristiano, dove il Buon Pastore, motore del cristianesimo, è raffigurato al centro del cosmo.
Il pregio di questa mostra, ha detto Gerhard Wolf, Direttore del Kunsthistorisches Istitut di Firenze, in apertura del suo intervento, è che “documenta fatti ancora finora sconosciuti” e testimonia il fatto che “a viaggiare non furono solo i santi Leo e Marino, ma anche molti artisti che toccavano le due rive in cerca di committenza”. Oltre ai santi e agli artisti si trovano anche “oggetti che viaggiano”: in questo senso quindi lo stile puro è in realtà ibrido, perché l’artista crea al di fuori dei passaggi canonici.
“Ho patrocinato questa mostra non perché mi interessa l’arte in sé, ma perché tengo alla fede del popolo di San Marino-Montefeltro” ha dichiarato Mons. Luigi Negri a conclusione dell’incontro: una fede che, caricata di un passato illustre, può valere qui ed ora, facendo sorgere una rievangelizzazione che contribuisca alla crescita di cultura della società.

G.F.I.
Rimini, 20 agosto 2007