Alla ricerca delle civiltà extraterrestri

Press Meeting

Rimini, mercoledì 22 agosto – Nell’Area Exoplanets, Stelio Montebugoli, SETI advisor alla direzione scientifica dell’istituto nazionale di astrofisica (INAF), e Paolo Musso, professore di Filosofia della Scienza presso l’Università dell’Insubria di Varese, intervengono all’incontro dal titolo “Alla ricerca di civiltà extra-terrestri: il programma SETI e le sue implicazioni culturali”. Modera Elio Sindoni, presi-dente della Fondazione Ceur.
Montebugoli spiega come il SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) cerchi segnali lanciati da civiltà extra-terrestri. Quello che ci si aspetta di trovare sono “tracce radiomagnetiche monocromatiche” perché “così faremmo noi se volessimo comunicare con civiltà aliene”. Un segnale monocromatico è facilmente distinguibile ed è il modo ideale per essere ascoltati nello spazio. La ricerca di questi segnali viene fatta in banda radio, che tra le radiofrequenze sono le uniche che attraversano indisturbate l’atmosfera terrestre. L’INAF (istituto nazionale di astrofisica) ha vari radiotelescopi con cui opera: la Croce del nord a Medicina, due delle parabole della rete VLBI, una a Noto e una ancora a Medicina e il “fiore all’occhiello”, la parabola di Cagliari, con 64 metri di diametro. Continua Montebugoli: “Al nostro paese il SETI costa veramente poco perché le nostre operazioni vengono fatte in parallelo ad altre osservazioni astronomiche già in corso”. I segnali arrivano dall’antenna al sistema che li elabora e analizza, poi si crea un database per le interferenze radio. “Ad oggi, abbiamo ricevuto un solo segnale molto “sospetto”: un segnale monocromatico che, non avendo scivolamenti doppler nello spettro, vuol dire che è stato emesso da una fonte che è ferma”. Non è stato ritenuto affidabile perché dopo il 2006 non è più stato osservato. Passando dal lato della captazione a quello dell’interazione con ET, Montebugoli avverte: “Un semplice messaggio del tipo: ‘Heylà, ET, come stai?’ starebbe in viaggio per due miliardi di anni e così anche la risposta. La comunicazione evidentemente è impossibile”. Vi sarebbe poi il problema della traduzione della “risposta”. Nonché problemi politici: chi dovrebbe rispondere? In nome di chi? Montebugoli, comunque, pensa che “la nostra galassia sia probabilmente abitata da una miriade di civiltà”.
Musso si occupa invece delle implicazioni culturali e filosofiche connesse ad una vita extra terrestre. “Se dovessimo mai trovare una qualsiasi civiltà, qualunque essa sia – esordisce – sarà più antica e progredita della nostra. Innanzitutto perché nell’Universo siamo dei neonati. Poi perché per i tempi cosmici vuol dire che essa ha cercato di comunicare con noi già miliardi di anni fa. Inoltre, è molto probabile, se mai troveremo della vita nell’Universo, che ciò avverrà entro i confini della nostra Ga-lassia. Le distanze superiori infatti, rendono tale ricerca pressoché impossibile”. Secondo Musso, se trovassimo un’altra civiltà, vorrebbe dire che dovremmo dire addio ai viaggi spaziali. Difatti, se al contempo esistessero civiltà extraterrestri e fosse possibile viaggiare nello spazio, avremmo già avuto tracce dei loro viaggi. Per Musso, con ET non entreremmo mai in contatto e, limitandoci a prendere atto della sua esistenza, non ci sarebbero né guerre tra mondi né scontri di civiltà spaziali. Prosegue Musso: “Se sulla terra l’arte è la forma di comunicazione più efficace, in quanto è capace di abbattere le barriere linguistiche e parlare immediatamente ai sentimenti, nel cosmo è vero il contrario: lo è la scienza”. Infatti, essendo la struttura dell’universo uguale in ogni suo punto, è probabile che la scienza aliena sia uguale alla nostra e che esista una “ragione universale”.
Musso ha avuto l’onore di intrattenere un carteggio e poi di incontrare il Pontefice Emerito. “La pri-ma cosa che mi ha colpito è sapere che ha una coscienza incredibile della questione e subito dopo la grandissima apertura mentale di un teologo e credente che guardando sempre al valore che deve essere salvato ritiene che la forma del messaggio possa cambiare”.

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