In un momento in cui il tema del rapporto tra la magistratura e gli altri poteri dello Stato è al centro dell’attenzione, il Meeting offre quest’anno due appuntamenti di alto profilo dedicati alla giustizia. Ospite d’onore sarà Samuel Alito Jr, il secondo italo -americano (dopo Antonin Scalia) a diventare giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti. Per la prima volta in Italia da quando è stato nominato nel 2006 dal presidente George W. Bush, Alito partecipera’ all’incontro “La giustizia di questo mondo: il diritto in America”, in programma per martedì 21 alle ore 11.15.
Il giudice Alito è oggi l’uomo-chiave di una svolta storica che sta interessando la Corte Suprema americana (le cui sentenze su temi come la tutela della persona, il diritto di espressione o i limiti della ricerca scientifica, hanno ripercussioni che si avvertono anche nel diritto e nella politica nostrani). La sua nomina da parte di Bush, seguita a quella del nuovo presidente della Corte, John Roberts, ha cambiato gli equilibri interni al massimo organo giudiziario Usa, che è ora prevalentemente orientato in chiave conservatrice, dopo decenni di sentenze di diverso tenore.
Nato 57 anni fa in New Jersey da una famiglia di emigrati italiani, Alito è giudice federale dal 1990, e dal 2006 siede tra i nove giudici della Corte Suprema, l’alto organo federale che valuta la conformità costituzionale delle leggi americane.
Da sempre contro l’aborto, nel 1985 scrisse apertamente che non considerava l’aborto un diritto che deve essere protetto dalla Costituzione, è stato ultimamente protagonista di una sentenza che segna una svolta nei rapporti tra stato e chiese in America. Un gruppo di agnostici e atei, appoggiati da organizzazioni per i diritti civili, avevano denunciato otto funzionari alla Casa Bianca, sostenendo che l’ufficio creato da Bush per finanziare con soldi pubblici iniziative basate sulla fede, violasse la Costituzione e la divisione tra Stato e Chiesa.
I soldi vanno a gruppi che si dedicano ad iniziative di carità o educazione, settori in cui il governo è spesso carente. Una sorta di principio della sussidiarieta’ che gli autori dell’azione legale sostenevano aprisse la porta ad un’invasione della religione nella vita pubblica.
In particolare, l’Amministrazione Bush avrebbe violato il primo emendamento alla Costituzione, quello che nel primo comma sancisce la netta separazione tra stato e chiesa nell’Unione, ma che in quelli seguenti specifica bene come l’obiettivo dei padri costituenti americani fosse più che altro salvaguardare la libertà religiosa di tutti i cittadini e l’autonomia delle chiese libere. Il fronte laicista si faceva forte di un precedente che consentiva ai contribuenti di fare causa allo stato per le leggi approvate dal Congresso che favorissero, in qualche modo, il finanziamento pubblico di organizzazioni religiose. Un precedente che non contemplava, però,il diritto di citare in giudizio lo stato anche per singole iniziative del potere esecutivo. Nella denuncia, hanno scritto i giudici nella decisione di maggioranza,”veniva descritta una parata di orrori che a loro avviso potrebbero verificarsi” se non si fermavano le iniziative della Casa Bianca.
Ma la Corte ha sottolineato che in realtà niente di questo si è fino a ora verificato e quindi non ci sono i presupposti per dichiarare l’incostituzionalita’. Sam Alito è stato l’estensore della sentenza approvata a maggioranza dai giudici dell’ala conservatrice.
Nella sostanza, il pronunciamento della Corte suprema riconosce la legittimità di una collaborazione più stretta tra governo e organizzazioni confessionali nell’offerta di servizi pubblici di natura non religiosa, come la gestione di consultori per le tossicodipendenze, mense caritatevoli e rifugi per i senzatetto. Tutte attività che da sempre sono gestite anche, se non principalmente, da associazioni a vocazione religiosa, come l’Esercito della Salvezza.
Il tema del giustizia sarà presente al Meeting anche in un altro incontro: “Auctoritas, non veritas facit legem?”, lunedì 20 agosto alle ore 11.15 in Sala A1. Protagonisti saranno Marcello Maddalena, Procuratore della Repubblica di Torino; Guido Piffer, Magistrato; Giuliano Pisapia, Avvocato, Presidente Commissione Ministeriale per la Riforma del Codice Penale. Ad introdurre Paolo Tosoni, Avvocato, Presidente Libera Associazione Forense.