Al lavoro per diventare protagonisti della propria vita

Redazione Web

Rimini, 19 agosto – Protagonisti nella vita, nella società, nel lavoro. È possibile e realizzabile anche in realtà difficili e per certi versi ostili come il continente africano. A testimoniarlo oggi, al Meeting di Rimini, con esempi concreti e sorprendenti sono stati i relatori dell’incontro dal titolo “Al lavoro per diventare protagonisti della propria vita”, alle ore 19, nell’Arena Internazionale A3. Ad aprire la rosa di interventi è stato Vincenzo Giardina, giornalista Agenzia Dire. In apertura è stato mandato in onda un filmato, girato nella capitale del Burundi, sul progetto Arte, sviluppato da AVSI e finanziato dall’Unione Europea, che consente ad un migliaio di giovani di apprendere, attraverso percorsi di formazione, avviamento al lavoro e stage di costruirsi in un lavoro.

Samuele Rizzo, AVSI, responsabile di SkY, progetto di formazione e inserimento lavorativo in Uganda, è nato e cresciuto nel paese africano e, da sempre, ha a cuore la vita dei giovani ugandesi. «Avsi mi ha insegnato a mettere al centro del progetto la persona che è il fine del progetto». Come si fa a generare un progetto? «Non si genera», ha detto, «se non si è generati, così aiutare a diventare protagonista significa consentire alla persona di poter crescere e vivere da uomo. Attraverso il progetto Sky è stato possibile incontrare e fare incontrare tanti giovani, come nella storia di Isac e Ben, il primo imprenditore agricolo per la produzione di fagiolini e cipolle, il secondo ragazzo di strada che chiedeva l’elemosina. L’incontro fra i due giovani è stato folgorante e fruttuoso: oggi nella cooperativa agricola lavorano altri duecento ragazzi di strada, chiamati da Ben coltivare ed esportare fagiolini nel continente europeo».

Un’ altra testimonianza carica di speranza per il futuro è stata fatta da Namale Rejoice, fondatrice Youth Arise Network in Malawi e Young Laeader 2019. Gli scopi e i risultati ottenuti attraverso il progetto sono stati illustrati dalla giovane imprenditrice: «Bambini e giovani sono oggi i protagonisti nel paese in quanto provvedono loro stessi al sostentamento della famiglia. Sono tanti i minori, anche in tenera età, che lavorano per mantenere i fratelli. Questo non è giusto, perché i bambini devono andare a scuola per acquisire le competenze necessarie», ha sottolineato Namale. Quindi l’impegno del progetto è orientato ad adeguare il sistema dell’istruzione promuovendo l’alfabetizzazione, la qualità degli studi, l’acquisizione degli strumenti necessari. Le strutture scolastiche sono in molti casi fatiscenti, i bambini e i giovani che possono frequentare la scuola non hanno i libri e le cose basilari, l’alternativa alla scuola è il lavoro ma occorre una governance che valorizzi le competenze singole, oltre a politiche salariali per sconfiggere il problema dello sfruttamento».

L’attività nel campo dell’istruzione e della formazione professionale alle giovani generazioni, sviluppata dalla commissione europea, è stata il cuore dell’intervento di Maria Rosa De Paolis, responsabile del Programma Officer per Occupazione Coesione e Protezione Sociale Commissione Europea DG DEVCO: «Quest’anno siamo presenti al Meeting con uno stand, dove abbiamo già incontrato numerosi giovani e bambini per spiegare cosa fa l’Unione Europea.  Con i suoi organismi essa è presente in 150 paesi e 140 suoi rappresentanti collaborano, attraverso l’organizzazione internazionale per il lavoro, con enti e associazioni non governative, dalla Fao ad Avsi. L’obiettivo è quello di contrastare, con centinaia di convenzioni che prevedono assistenza legale, normativa, il lavoro minorile, lo sfruttamento, il lavoro forzato. Con l’agenda 2030  ci poniamo, quali obiettivi, la costruzione del lavoro che tenga conto della dignità della persona, quindi lavoro di qualità che garantisca livelli adeguati di retribuzione, attrarre investimenti e nuovi investitori, permetta una crescita inclusiva e sostenibile».

 

Simona Beretta, professore di Economia Politica Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in università studia e agisce per capire e monitorare la situazione con azioni di accompagnamento in vari progetti internazionali. «Le testimonianze raccolte nell’incontro odierno», ha detto, «ci hanno fatto conoscere esperienze veramente potenti, rese possibili a fronte di risorse limitate. Lo sviluppo della persona nella sua interezza è possibile solo se al centro c’è l’uomo, se c’è un “io” che si muove. In varie parti del mondo questo accade ed è testimoniato dagli interventi. L’università sta seguendo in diversi paesi progetti per sostenere le popolazioni più povere: da Puebla a Lima, dalle Filippine al Kenia, dalla Giordania al Libano, in Italia a Milano ci sono programmi di sostegno ai rifugiati, agli immigrati e alle loro famiglie».

 

 

(G.G.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org19

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