Al fondo della mancanza, dialogo con Piero Sansonetti

Press Meeting

Rimini, 22 agosto 2015 – La sala eni B1 si è riempita in fretta questa sera alle ore 19.00. Per il ciclo di incontri “al fondo della mancanza, dialogo con” sul tavolo dei relatori Piero Sansonetti, fondatore e direttore de Il Garantista e Alberto Savorana, portavoce di Comunione e Liberazione.
Savorana presenta a tutti il direttore de Il Garantista ponendogli una domanda a bruciapelo: “Conosci il Meeting dal suo inizio, ci torni dopo tanti anni. Hai una storia tutta a sinistra, ma come sei arrivato fino a qui?” Così Sansonetti racconta la sua storia di inviato dell’Unità, della sua appartenenza al Pci e del suo atteggiamento talvolta di forte contrasto ma più spesso di profonda curiosità di fronte a un fenomeno come il Meeting: “È stato un fenomeno che la sinistra italiana non capiva bene, perché non rientrava nele contrapposizioni tradizionali. Non si capiva quella sua parole straordinaria ‘comunione’. Ci chiedevamo ci erano questi ragazzini guidati da un prete, che volevano? Che dicevano? Stando con loro mi colpì che sentivano le cose proprio come me”.
Si va al nocciolo della questione di allora e probabilmente anche attuale: “Il vero dramma delle ideologie di allora fu di chiudersi in fortini, difendere l’idea, così che essa stessa diventa una cosa che si incartapecorisce e ti incartapecorisce. Quando incontrai questi ragazzi, c’era una profonda differenza da tutto il panorama di allora: non avevano fortini, non avevano idee da difendere, sentii che avevano in mente una idea di futuro non troppo lontana dalla mia. E nello stesso tempo non li potevo catalogare neanche con le immagini di presenza cattolica che si conoscevano allora, mi ispirarono profonda curiosità”.
Subito dopo Savorana introduce il tema della mancanza citando un brano del messaggio del Pontefice al Meeting: “C’è qualche episodio in cui è emersa ai tuoi occhi in modo più chiaro questa mancanza?” Sansonetti accetta la sfida: “Io sono ateo, un ateo che tiene conto dell’esistenza della fede. La differenza che c’è tra noi è l’assenza della vita eterna, non è un dettaglio, un ideologia, un fatto culturale! Ciò cambia la prospettiva del futuro, e del rapporto tra la vita di tutti i giorni e il suo fine. Voi vivete tutti i giorni con questa prospettiva. Io concepisco la mia vita come una cosa che sta per finire. Ciò non può che determinare una gigantesca mancanza. Di fronte a questo verso di Luzi mi chiedo: pieno di questa mancanza cosa vuol dire? Ti manca o è la mancanza che ti riempie? È possibile che questo verso mi spieghi una cosa paradossale: che la mancanza sia qualcosa che diventa Dio?”
Savorana osserva che spesso gli editoriali del Garantista trovano un Sansonetti entusiasta di questo Papa: “Come mai?” chiede, provocando bonariamente. “La frase che mi ha conquistato di Francesco è stata ‘chi sono io per giudicarli?’ è quella che ti apre la porta. Che apre la porta anche a me. Come se dicesse: io sono qui per parlare al cuore. È una frase che spezza la patina di arroganza che troppe volte ho trovato anche nella chiesa cattolica. Questo è un Papa che viene e ti ripropone i valori essenziali sui quali si può ricostruire la società nuova in un momento in cui la politica ha fallito”.
Il giornalista propone poi una fotografia della situazione politica attuale: “Non ci sono più i fini da perseguire, hanno preso potere i mezzi che una volta servivano per raggiungere il fine. La questione è che si è rovesciato l’ideale e la politica ha accettato di essere messa da parte da altri poteri. Questo papa dice delle cose semplici ed è l’unico che le dice. I migranti vanno accolti. È umanità. Viene prima l’umanità o viene prima il fortino dentro il quale siamo chiusi? “ Savorana sorpreso osserva: “Tutto il tuo intervento è pieno di attesa di costruire un bene per il futuro” e citando nuovamente papa Francesco nel messaggio al Meeting aggiunge “non ti pare che questo livello di domande sia un terreno su cui possiamo fare un pezzo di strada insieme?” La risposta è immediata: “Sì, io penso di sì” e si apre alla platea parlando del motivo per cui per lui ha senso il vivere: “La domanda se valga la pena vivere è una domanda legittima. Io la rivolgo anche a voi. E so anche che è difficile dare una risposta affermativa. Io non disprezzo chi dice di no. Per me la risposta del vale la pena si può trovare nelle emozioni, nella gioia di vivere e nella comunità. Costruire relazioni. È l’unico modo per cui un ateo può dire che valga la pena vivere. Sono certo che si possa fare un cammino insieme! E voi potete farlo insieme agli altri”.
Di qui l’invito: “Voi potete essere nel mondo un punto che non giudica, che discute e non impone i propri valori. Come sta facendo papa Francesco. Come possiamo affrontare la modernità? Possiamo affrontarla così”. Tornano alla mente le parole di papa Francesco “accompagnare i processi”. “Nella cultura occidentale prevale l’idea dell’efficienza e della riuscita. Come frutto del crollo delle ideologie, è una intellettualità rimasta orfana che prevale e porta a concertarsi sulla riuscita, ma credo sia possibile costruire la modernità con un mondo più solidale e più giusto. Ritrovo la politica vera solo nella Chiesa: perché è possibile che una persona muoia di fatica? Perché non è possibile accogliere i profughi? Io sto con monsignor Galantino!”
Seguendo una sottolineatura di un testo di don Giussani del portavoce di Cl, Sansonetti offre poi una riflessione critica sugli anni Novanta: “Nessuno allora fu in grado di guidare il mondo. Rimasero solo i grandi poteri economici. Non c’è stata una leadership in quegli anni. E anche la Chiesa fu timida”. Ma subito ritorna al presente: “Io dico che esiste la possibilità di ricominciare, sfondando gli schieramenti attraverso la trasversalità che a questo punto diventa decisiva. Non ci si può basare sui vecchi schieramenti. Per esempio se mi chiedessero: ma chi è il tuo leader politico? Io ti dico: Galantino.”
Savorana introduce poi una domanda sul giubileo della misericordia descritto dallo stesso Sansonetti come una bomba atomica: “La parola misericordia fa saltare i principi essenziali del senso comune degli ultimi venti anni in cui la punizione è diventato il valore assoluto. Francesco rompe e sfida tutto il senso comune. Sarà difficile affermare davvero la misericordia perché spacca tutto. Rende impossibile qualunque ragionamento e rimette in discussione l’efficientismo” poi spiazza la platea con queste domande: “Posso essere seguace di Gesù senza credere in Dio? È possibile aspettarsi dal mondo cristiano che con la sua forza incredibile butti sul piatto la sua energia? Potere portare Gesù a chi non crede in Dio?”
Savorana non sfugge la provocazione: “Non faremmo il Meeting se non fosse per questo. Gesù, come con Zaccheo e come con la Maddalena incontrava l’uomo in quanto tale, ha risposto alla stessa domanda che tu poni. È un’umanità strana: piange per l’amico Lazzaro morto, si lascia baciare i piedi da una prostituta. Guai a te se non lo prendi in considerazione in quanto uomo! È questo ciò che permette a Bergoglio di lanciare questa bomba atomica della misericordia. Non c’è altro modo per cui uno possa arrivare a credere in Dio se non attraverso l’incontro con degli uomini. Gesù lo puoi prendere in quanto tale, un uomo. Ad una cosa non si può rinunciare: a quelle domande di senso che tu hai. Non rinunciare mai a questo.”
L’incontro si conclude con la domanda: “Cosa ti colpisce di Giussani?” “La sua capacità di leadership. Ne sento moltissimo l’assenza. Io di Giussani posso contestare centinaia di cose, ma ciò che mi affascina è la sua capacita di comunicare, aggregare, insegnare e imparare, tenere insieme e mediare, non seguire il luogo comune ponendo un punto di vista. Oggi questo manca in Italia. Io voglio essere in dialogo con la Chiesa, voglio essere ‘gesuista’”. L’incontro si conclude. Un caldo applauso saluta il nuovo amico, ritrovato.
(M.G. D’A.)

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