Al fondo della mancanza, dialogo con Fausto Bertinotti

Press Meeting

Rimini, 25 agosto 2015 – Questa sera alle 19 in sala eni B1 il Meeting ha avuto come ospite Fausto Bertinotti per il ciclo di incontri intitolato “Al fondo della mancanza”. Andrea Simoncini, docente di Diritto costituzionale all’Università di Firenze, lo ha accompagnato in un dialogo interessante quanto profondo, interpellandolo subito sul tema della mancanza. “Ci sono due mancanze diverse. C’è una mancanza vista come desertificazione, come smarrimento, come perdita di senso – ha sottolineato l’ex presidente della Camera – l’altra è invece quella da cui si riparte sempre: è lo scaturire di un nuovo impegno, della ricerca di un nuovo orizzonte, della speranza”.
Bertinotti, sollecitato da una citazione di don Giussani sulla debolezza di coscienza della generazione attuale, chiarisce con lucidità il suo pensiero: “Siamo all’indomani di una devastazione. C’è un ordine, una bestia che io chiamo capitalismo secolare globale, irriducibilmente incompatibile con la democrazia, che ha l’ambizione di effettuare una mutazione antropologica: rendere l’uomo totalmente preda del mercato. Chiuso in un criterio di profitto perde la sua umanità, solidarietà e compartecipazione – insiste l’ex sindacalista – perché uno possa incontrare qualcosa d’altro occorre attendere l’evento-Zaccheo. Ma Zaccheo incontra Gesù perché sale sul sicomoro o perché incontra il suo sguardo? È lo sguardo che determina la liberazione, io sono in attesa di questo sguardo”.
Il dialogo tra i due continua in un clima familiare sul ruolo di papa Francesco come opportunità di rilancio anche per il mondo politico attuale. “Mi chiedo – afferma Bertinotti – perché dalla politica in Europa non arriva una parola che sia vissuta con l’intensità di uno sguardo che ti coinvolge. E perché invece di questa parola è capace il pontefice? Perché è in sintonia con il segno dei tempi. La politica è oggi parte di un processo di disumanizzazione. È ridotta a tecnica e a governo dell’esistente. Papa Francesco per la natura del suo mandato è parte di questa umanità e, nello stesso tempo la trascende, per questo il suo sguardo è profetico e penetrante. Non si può costruire una nuova era senza fede. Occorre un punto di vista ‘altro’, alto e profetico”.
Simoncini allora chiede: “Dove lo andiamo a pescare questo punto di vista?” “Abbiamo una politica orfana della meta – risponde Bertinotti – come si cerca la meta? Con il dialogo, che è una cosa che non sappiamo ancora fare. Dobbiamo ancora conquistare l’umiltà degli sconfitti per intraprendere il cammino. Esiste una bestia che ci vuole disumani, la risorsa è cominciare il cammino in un dialogo, dove domina l’idea che l’altro non è limite; il tuo destino si compie con l’altro. Questa è l’idea dell’unità. Accettazione del proprio limite e attesa dell’evento è oggi secondo me il programma della buona politica”.
Un’ultima sollecitazione da parte del giurista permette a Bertinotti di esprimere questo pensiero: “Nel Novecento abbiamo avuto – noi e voi – l’ambizione di addomesticare, di conquistare il potere per conseguire l’obiettivo. Avevamo la grande illusione che il potere fosse neutrale. Ma il potere porta un segno ideologico, culturale, di organizzazione della divisione sociale. Si pone come custode della società. Bisognerebbe imparare a praticare un’idea di cambiamento e costruzione senza il potere”. Per far comprendere il concetto, il politico si richiama all’esperienza storica di Cristo: “C’è il comportamento di Gesù: egli ha vissuto una totale estraneità al potere durante il suo processo, non lo tange, lo nega, lo cancella dalla Sua presenza. Noi e voi siamo quelli più in grado di fare questo per storia, possiamo costruire la politica fuori dai luoghi deputati dal potere”.
Simoncini approfondisce la provocazione chiedendo: “Secondo te si può dialogare solo se condividiamo delle premesse?” “Il dialogo permette due operazioni: accettare la verità e allo stesso tempo accettare la possibilità che noi restiamo diversi. Il dialogo mi fa diverso da come ero prima. Non uguale a te, ma diverso da prima. Il dialogo è promotore di una scintilla che genera umanità, è sempre una ricchezza. Vorrei proporvi questo dialogo non come possibilità ma come necessità, perché noi che viviamo in questa parte del mondo abbiamo il dovere del dialogo per ricostruire un popolo. La politica che viene dalla relazione di persone che vivono una comunità vivente è la politica come antidoto alla catastrofe. Questa possibilità io l’ho trovata qui”.
Lunghissimi applausi accompagnano la conclusione dell’incontro, una commossa e commovente citazione di san Paolo che Bertinotti fa propria: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede”.

(M.G.D’A.)

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