l’educazione è il migliore sviluppo POSSIBILE: SPUNTI E RIFLESSIONI CON CARNEVALE, GIOVANNINI E MAGGINO
Rimini, 23 agosto – «Quando si tira in ballo la sostenibilità di cosa si sta parlando?». In questo modo sintetico e telegrafico in Arena Sussidiarietà&Lavoro B1 Marco Fattore, ricercatore di statistica economica all’università degli studi di Milano-Bicocca, ha posto una questiona fondamentale: stabilire un significato della parola per creare una base d’intesa da cui iniziare la discussione con gli ospiti dell’incontro “Al cuore della sostenibilità” Paolo Carnevale, direttore Fondazione Eni Enrico Mattei, Enrico Giovannini, docente di statistica economica all’università di Roma Tor Vergata e portavoce di Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, Filomena Maggino, professore di statistica sociale all’università La Sapienza di Roma, esperto presso l’ufficio del Presidente del consiglio sui temi della sostenibilità e della qualità della vita.
«Faccio un esempio », è sempre Fattore che introduce, «e lo vediamo da queste slide dove mostro una costruzione dell’antica Persia in cui l’architettura era studiata per raffrescare i locali utilizzando i flussi naturali dell’aria in quel luogo e una costruzione di una nostra città dove si vede un palazzone sulla cui facciata c’è un condizionatore per ogni finestra. La prima costruzione è in relazione col contesto mentre la seconda no. Quindi al cuore della sostenibilità c’è una maggiore capacità tecnica o un recupero della relazione col contesto?».
Per Giovannini «l’idea generale che alla base della sostenibilità ci debba essere una relazione con la natura è sbagliata. Ci sono civiltà che hanno fatto errori rispetto ad altre, tra cui la nostra, e questi errori sono di due specie. La prima, che tendiamo sempre a minimizzare, è perdere le occasioni, la seconda è accettare ipotesi false e questa crea più danni. Ad esempio, se non mangio da una settimana e trovo 10 euro li gioco alla lotteria o compro un panino? Nel primo caso, se va male ho perso due cose mentre nel primo solo una. In definitiva, non è che per caso il modello di crescita economica basato sul Pil e il miglioramento di vita per tutti è un’ipotesi falsa? Quel modello è andato bene quando ha riguardato una élite di Stati ma poi quando è stato utilizzato per i Paesi in via di sviluppo ci si è accorti che non sarebbe bastata una terra di risorse per accontentare tutti. Dunque, è la crescita quantitativa che ha limiti come idea. Allora gli economisti hanno detto che le tecnologie ci salveranno e anche questo si è dimostrato sbagliato perché la crescita demografica ha superato quella tecnologica. Col tempo, è passato il concetto che in tutti i campi ci sia un limite alla sostenibilità e questo ha indotto il concetto di sostenibilità sociale da cui è scaturita poi una definizione condivisa di sostenibilità: la capacità di una generazione di non limitare la successiva e di consentirle di auto sostenersi. Questo porta con sé un’idea di giustizia e con questa declinazione alcuni paesi hanno voluto inserire nella loro carta costituzionale la sostenibilità dello sviluppo».
E il governo italiano cosa sta facendo? Per Maggino «la sostenibilità è quella relativa alla vita su questo pianeta. Il sistema relazionale in cui viviamo è quindi complesso ma possiamo individuare alcuni fattori che declinano la sostenibilità almeno come possibilità di saperlo fare: saper vivere la propria vita, dormire, mangiare con attenzione agli impatti esterni, lavorare, saper imparare, dare agli altri con piacere, creare, amare in tutti i modi possibili. Tutto questo è qualità della vita ovvero relazione. E la tecnologia? Nei giorni scorsi è morto un escursionista estremo e tutti hanno puntato il dito sul gps che lui non aveva. Vedete? Ci aspettiamo che la tecnologia ci salvi e dimentichiamo il corretto rapporto che bisogna avere con l’ambiente. In generale se volessimo trovare un termine riassuntivo dello sforzo per individuare il corretto sviluppo questo termine è “rispetto”. Lavoro su questi temi alla Presidenza del consiglio e al primo ministro ho prospettato un coordinamento tra lui e i ministeri tramite la creazione di un coordinamento centrale costituito da un rappresentante di ogni ministro, un gruppo di esperti e un gruppo operativo di collegamento con lui. Stiamo individuando i temi trasversali, il primo a cui stiamo lavorando è la mobilità e il successivo sarà il cibo. Auspico che questo lavoro venga stabilizzato dal prossimo governo e che diventi cultura del Paese, di tutti i cittadini e non di una parte politica».
Da parte sua, Carnevale ha spiegato: «Aprire lo sguardo per chiudere il cerchio è il moto della nostra fondazione che si occupa di energia e che sostiene l’economia circolare come approccio allo sviluppo sostenibile. Il paradigma di sostenibilità si basa su prevenzione, innovazione e cambiamento organizzativo. Ma soprattutto in ambito pubblico il cambiamento viene spinto dalla sensibilità e dalla consapevolezza diffusi. Oggi pochi sanno cosa sia l’economia circolare e la maggior parte di questi sono scettici sulla sua efficacia. Ci sono paesi però che sono molto avanti, come il Giappone che ha spinto la politica del riciclo fino a stabilire obiettivi del 98 per cento dei metalli e tra il 74 per e l’89 per cento dei materiali degli elettrodomestici. In Italia l’Eni investirà nell’economia circolare 950 milioni di euro in quattro anni, ha convertito raffinerie petrolifere in bio-raffinerie a Marghera e a Gela. Lo sforzo da fare è di superare tutti insieme la frammentazione delle politiche settoriali per risolvere problemi di sistema».
A conclusione, dopo un breve dibattito col pubblico, Maggino ha fatto le sue considerazioni finali: «Uno slogan dice molto bene la mentalità diffusa “Tutti vogliono tornare alla natura e nessuno a piedi”». Giovannini ha aggiunto: «Da uno studio si è scoperto che il migliore freno alla bomba demografica sia l’educazione delle donne, non in termini di contraccezione ma di scolarizzazione e di relazione. Forse questo ci sta dicendo che il migliore sviluppo sostenibile, inteso come opera dell’uomo che dura nel tempo, è l’educazione, che è uno degli obiettivi Onu dell’agenda 2030».
(A.L.)
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