Ai confini della realtà. Il volto interiore ed esteriore sono uno

Press Meeting

“Il Meeting nasce per far incontrare realtà diverse. Noi in questo spazio facciamo dialogare scienza e poesia. Siamo al terzo incontro, dopo quello con un astrofisico e un neurolinguista, è la volta di un chirurgo maxillo-facciale con cui parleremo del volto, perché la gente che lo incontra effettivamente esce cambiata”. L’ironia del poeta Davide Rondoni introduce il tema del volto nell’incontro che si è tenuto nella Sala Tiglio A6. Sono intervenuti Claudio Marchetti, professore di chirurgia maxillo-facciale all’Università di Bologna e il poeta Bernardo Pacini.
Sollecitato dalle domande di Rondoni, il chirurgo ha paragonato la ricerca scientifica sulle metodiche e tecniche utilizzate nel suo campo (e in particolare dal suo team) all’avventura di Ferdinando Magellano. “Anche noi cerchiamo come il navigatore la meta che ci siamo prefissati e questa ricerca è fatta grazie alle conoscenze e alle tecniche via via acquisite e all’esperienza fatta. I chirurghi ad esempio hanno utilizzato per decenni metodiche bidimensionali, mentre la nostra visione del mondo è tridimensionale. Grazie ad un amico ingegnere elettronico abbiamo riprodotto al computer il volto in tre dimensioni e questo ha consentito di migliorare notevolmente le prestazioni della pianificazione terapeutica e chirurgica”.
È Marchetti stesso però a uscire dall’ambito tecnico-scientifico per approdare al volto interiore. Per spiegare questo aspetto dell’approccio al paziente, il chirurgo ha proiettato il “Doppio ritratto” di Giorgione, in cui in primo piano abbiamo un giovane signore trafitto da pene d’amore e in secondo piano un altro volto che rappresenta il volto interiore. “Ecco – ha concluso il suo intervento Marchetti – io sono qui per capire meglio come entrare in rapporto con il volto interiore dei miei pazienti”
Pacini ha analizzato il tema del volto nella poesia del Novecento indicandolo come l’elemento emergente di tutta la produzione poetica del secolo. Qualunque sia la sua radice etimologica, volto significa bellezza: “Se si perde il volto interiore si perde il proprio centro e la propria identità”. Il Novecento per l’arte e la poesia mostra come questo volto si sia sfigurato. “Pensiamo – ha esemplificato Pacini – all’autoritratto di James Ensor o alla poesia di Dino Campana o di Elio Pagliarani. O non ci sono volti o, peggio, il mio volto è uguale e cattivo come quello degli altri uomini. Dostoevskij diceva che l’uomo non potrà conservare una forma umana che per la durata del tempo in cui crede in Dio. Pacini conclude con la sua composizione Dentro delle case che descrive con efficacia il coinvolgimento che porta ad attingere il volto interiore: “Allora seppi tutto / del dentro delle case: / è eutanasia delle cose provare a dirle / senza sprofondarci”.
(A.S.)

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