PRIVATO SOCIALE E ISTITUZIONI INSIEME PER DIBATTERE SUI DICIASSETTE OBIETTIVI: SIANO OCCASIONE DI SVILUPPO PER TUTTI
Rimini, 23 agosto – “Gli obiettivi di sviluppo prima facevano una divisione tra i Paesi donatori e i Paesi beneficiari. I primi dovevano fare di più in termini di efficacia, per riformare il commercio internazionale. Per i secondi, la lista era più nazionale: investire nei settori chiave come istruzione, sanità, governi e istituzioni trasparenti per offrire ai cittadini le opportunità per far crescere il Paese. Nel 2015 si è invece partiti dal presupposto che le sfide non hanno confine”. Marina Ponti, global director Un Sdg Action Campaign, ha dato il via così all’incontro “L’Europa dopo le elezioni e l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile” all’Arena internazionale. Al centro del panel è proprio il programma d’azione approvato nel 2015 dalle Nazioni Unite articolato in diciassette obiettivi.
“Se si parla di disuguaglianze, povertà, cambiamento climatico, sfruttamento delle donne – ha continuato Ponti – allora ci si riferisce a sfide che toccano tutti i paesi. Ecco la straordinarietà di questa Agenda che chiede di rispondere a tutti gli Stati. I diciassette obiettivi vanno visti in maniera indivisibile”.
Si parla di Agenda ma anche di cooperazione, di innovazione, di sostegno per lo sviluppo. Enrico Giovannini, portavoce Asvis, ha segnalato una diminuzione dei flussi di aiuto da parte dell’Italia, secondo i dati provvisori 2018 dell’Ocse: “Nonostante le promesse fatte nel passato, stiamo tornando indietro. L’innovazione è globale: le buone idee nascono ovunque. Riuscire nella cooperazione è una filosofia che non riguarda solo i soldi e la cooperazione internazionale ma riguarda una visione del mondo. Questa scoperta di una partnership che non va dai ricchi ai poveri ma che ci coinvolge tutti, è un cambiamento che viene richiesto e che deve essere coerente con le politiche. Pensare che da soli si risolvano i problemi è un atto di superbia assoluta”.
Ma in che consiste la cooperazione? Stefano Manservisi, direttore generale Commissione Europea Dg Devco, l’ha spiegata così: “Non è una politica residua di distribuzione dei fondi ma una politica che si confronta con le difficoltà della globalizzazione. La prima sfida è di passare dall’analisi delle complessità all’individuazione degli strumenti per fare dell’Europa un attore efficace. Se è vero che la cooperazione globale è l’unico modo, è vero anche che l’Unione europea deve essere più Unione europea. È un’Agenda che chiede più integrazione. Dobbiamo fare di più. Il tempo stringe e solo così possiamo dare un contributo”.
Francesco Petrelli, portavoce Concord Italia, si è concentrato sulle necessità di valutare gli impatti delle politiche per fare le giuste scelte, soprattutto perché queste avranno ripercussioni per le generazioni successive: “Il tempo non è una variabile indipendente. Non lo è per l’Agenda, né per i dati che abbiamo. Dobbiamo cambiare la testa e pensare in maniera seria. La coerenza delle politiche è una delle condizioni per progredire a una velocità accettabile per un avanzamento che ci faccia dire nel 2030 che questa idea di futuro è fattibile. La localizzazione dell’Agenda è un’altra cosa importante. C’è una necessità di valutare gli impatti qui e nel mondo. Quello che io faccio oggi quanto incide nel futuro dei miei figli e dei miei nipoti? Il diritto intergenerazionale è il diritto dei posteri. Quando faccio scelte a livello europeo e internazionale, tali scelte devono essere coerenti e mi devo fare le domande giuste. In particolare, nel commercio e nell’agricoltura. La disuguaglianza genera insostenibilità: se non c’è aiuto pubblico allo sviluppo per il miglioramento dei servizi essenziali, non innesco nessun meccanismo di crescita. Se l’Europa ha un segno meno, questo è un segno di come stiano andando le cose”.
Ha concluso l’incontro Luca Maestripieri, direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo: “Bisogna cercare di portare questa nostra Agenda, quella che mette la persona al centro della propria azione e che ci consente di vivere in un mondo più giusto, che fa sì che i giovani possano trovare le giuste le opportunità. Ho ben chiari due elementi dell’Agenzia in cui lavoro: il partenariato, che significa il coinvolgimento della platea di attori istituzionali, enti locali, organizzazioni internazionale, Ue, ong e non ultimo il ruolo del settore privato. Poi la qualità, quindi l’efficacia dell’aiuto pubblico allo sviluppo, che non deve essere sprecato”.
(C. CANC.)
Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org