Africa: la sfida della pace

Press Meeting

Il governo italiano si impegna per organizzare una conferenza di pace nel Sudan travolto dalla guerra civile e il Meeting fa incontrare per la prima volta un rappresentante del Governo Sudanese con il portavoce del Movimento di Liberazione del Sudan.
Accade anche questo alla settimana riminese: che si verifica ciò che altrove, nelle sedi istituzionali, non avviene. Non solo, ma l’occasione dell’incontro su “Africa: la sfida della pace” ha consentito al direttore del Giornale Radio Rai, Bruno Socillo, di annunciare l’avvio dal 15 settembre, ore 7.50, Radio Uno, di un appuntamento quotidiano di cinque minuti con i problemi e le possibili soluzioni, i protagonisti e i personaggi del continente africano. Dal punto di vista dei mass media, spesso così poco attenti in termini di spazi ai drammi e ai conflitti “neri”, una vera e propria rivoluzione.
L’appuntamento del Meeting è servito per accendere i riflettori su un’area africana particolarmente martoriata, nella quale ad un nord musulmano si contrappone un sud cristiano in una guerriglia che pone al centro le grandi ricchezze (l’acqua del Nilo e il petrolio fra le prime) di cui il Paese dispone soprattutto nella fascia meridionale. Grande otto volte l’Italia, indipendente da 48 anni e da 38 martoriato dalla guerriglia, il Sudan conta oltre un milione di rifugiati nella regione del Darfur e duecentomila nel Ciad, Stato confinante così come l’Uganda e la Sierra Leone, tutti alla prese con propri problemi di stabilità interna. Numeri e situazioni da cui è facile intuire come “l’Africa sia un problema non solo per se stessa, ma anche per l’Europa e il mondo intero”, per usare le parole del sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri, Alfredo Mantica. Eppure passi avanti verso la pacificazione non mancano: l’esponente del governo italiano ha ricordato fra l’altro la nascita dell’Unione Africana, sorta tre anni fa sul modello della Comunità Europea, definita quest’ultima dal vicepresidente del Parlamento Europeo, Mario Mauro, “il più grande donatore di aiuti all’Africa, che però finiscono spesso con l’essere strumentalizzati da una delle parti in conflitto”.
Samson Lukare Kwaje, portavoce del Movimento di Liberazione del Sudan, ha ricordato come il suo Paese, col supporto della comunità internazionale e la mediazione dell’Egitto, di recente abbia “compiuto progressi e sottoscritto protocolli particolari” con la controparte sui rapporti stato-religioni, sulla sicurezza interna, sulla condivisione della ricchezza fra nord e sud, sulla suddivisione del potere, sul rispetto dei diritti umani e sul problema della guerriglia. “Con i protocolli abbiamo risolto l’80 per cento dei problemi: ora dobbiamo proseguire nel processo di pace in Darfur. Siamo pronti a contribuire con quattrocento soldati: se ciascuno farà la sua parte, compresa la comunità internazionale, con 15mila uomini riporteremo il controllo nella regione e, una volta disarmati i miliziani, potremo chiedere gli interventi umanitari. Governo italiani e associazioni varie possono svolgere un ruolo importante in tutto ciò”.
Pronta è giunta la risposta di Ahmed Abdel Rohman Mohmed, Segretario Generale del Consiglio Internazionale di Amicizia fra i Popoli, rappresentante di un’associazione non governativa ma che ha portato i saluti del governo sudanese: “Sono lieto di aver ascoltato proprio quello che mi aspettavo. Diciamo sì ad una conferenza di pace: non ne possiamo più di soffrire in un Paese composto da diverse etnìe, ma che non ha mai conosciuto problemi razziali”.
Dopo gli interventi di Ernest Said Alie Surrur, primo segretario della Presidenza della Sierra Leone, e di S. E. Mons. John Baptist Adama, arcivescovo di Gulu, che hanno portato le loro testimonianze sulle problematiche dei rapporti interstatali e del dialogo fra le religioni, il presidente di Avsi, Arturo Alberti, ha ricordato infine come nella regione l’Associazione sia presente dal 1984 ed abbia realizzato 22 progetti di emergenza e 16 nei settori sanitario, educativo, psico-sociale, specie nei confronti dei bambini-soldato. “Non ci ha mosso una pretesa di soluzione – ha detto Alberti – ma la passione per l’uomo a partire da una precisa esperienza cristiana, al di là dei risultati”.

R,.P.

Rimini, 26 agosto 2004