Accoglienza: il frutto dell’amicizia
Il racconto di esperienze vive nel mondo di oggi
Rimini, 20 agosto 2023 – Un fiorire di esperienze di accoglienza e una profondità di consapevolezza di questi gesti di cura: questo il racconto dell’incontro tenutosi alle 21 al Meeting per l’amicizia fra i popoli 2023, in un Auditorium isybank D3 colmo di presenze e con tante famiglie con al seguito bambini e ragazzi.
A moderare l‘incontro, Martina Saltamacchia, distinguished associate professor di Storia Medievale all’Università del Nebraska, Omaha.
Come un impetuoso fiume in piena ha aperto le testimonianze Silvio Cattarina, fondatore e presidente della Cooperativa Sociale L’imprevisto, dove accoglie ragazzi in difficoltà per esperienze di tossicodipendenza e disagio sociale. «Aiutando i ragazzi ho scoperto che chi aveva bisogno ero io» ha esordito nel suo appassionato racconto dell’opera che conduce, in cui la presa in carico del disagio dei ragazzi è sempre una messa in gioco personale fino al fondo di sé stessi. Cattarina si rivolge ai ragazzi: «Quando voi dite che vi vogliamo bene avete in mente l’affetto, ma questa è solo una piccola parte del bene; il vero bene è rilanciare a un compito, è una sfida, lo sguardo a un ideale». E poi: «Vi chiamiamo a una cosa grande, vi chiamiamo a molto: è questo sguardo che apre a una vita nuova, a un mondo nuovo». Per poi concludere, con un rilancio alla dimensione più potente dell’umano anche in chi è pieno di errore e fallimento della vita: «A chi ha sofferto va chiesto il doppio, va chiesto tutto, affinché la propria sofferenza abbia veramente valore. Quello che fate qui dentro o è utile a tutto il mondo oppure è inutile».
A seguire gli interventi di due relatori accomunati dall’esperienza di famiglie che accolgono. Luca Sommacal, presidente dell’Associazione Famiglie per l’Accoglienza, ha raccontato di un’amicizia in atto capace di accogliere senza schemi e con creatività. «Non c’è accoglienza se non c’è prima un’amicizia» ha detto, a proposito dell’Associazione che raccoglie famiglie che condividono l’esperienza dell’accoglienza di figli in adozione o in affido, e che è stata capace di mettersi all’opera con intelligenza e generosità di fronte al dramma dei profughi ucraini; così sono state accolte oltre ottocento famiglie, con un’intelligenza che si dilatava alla ricerca del lavoro, delle scuole per i figli e del ricongiungimento coi parenti in arrivo.
Catia Petta, di Catania, è di Famiglia Accogliente, attivo in Sicilia con una rete di famiglie all’opera nell’accoglienza. Anche loro si sono mobilitate con iniziativa impetuosa per accogliere le famiglie profughe dall’Ucraina. Patta, citando don Giussani, ha detto: «L’accoglienza è il perdono della diversità dell’altro, accogliere e perdonare è la stessa cosa». Ha poi raccontato del coinvolgimento così personale in quest’opera che ha portato lei, coordinatrice delle attività dell’Associazione, ad accettare di accogliere una rifugiata adulta che nel frattempo aveva già aiutato per il suo percorso di studi e di lavoro.
Il quarto intervento di Jimmy Tamba, coordinatore del progetto Sostegno a distanza per AVSI a Freetown, Sierra Leone, ha colpito per la drammaticità del suo percorso di vita. Addestrato come bambino soldato nella guerra civile della Sierra Leone, cresciuto quindi nella violenza e col disprezzo dell’altro, ha poi incontrato persone che gli hanno cambiato la vita: padre Berton, missionario, e poi la famiglia Nembrini in Italia, che lo hanno convertito ad un altro modo di vivere, capace di amare l’altro come un bene per sé. Fino a diventare lui stesso portatore di bene: oggi dirige l’opera di affido a distanza di AVSI nel suo paese ed ha accolto lui stesso nella sua famiglia due bambine abbandonate.
Nel suo intervento conclusivo, S.E. Mons. Massimo Camisasca, vescovo emerito di Reggio Emilia – Guastalla, ha ripercorso la storia dell’accoglienza fin dai tempi antichi, citando due opere all’origine della nostra cultura – “Odissea” e “Eneide” – che narrano vicende di accoglienza. E così è per la storia della salvezza dei Cristiani, fin da Abramo che accoglie Dio nella fattispecie di tre ospiti nella sua tenda. «Gesù viene per essere accolto: Gesù viene da lontano, dal Cielo. Chiede di essere accolto, ma le tenebre non l’hanno accolto: ecco il dramma di Gesù. Un segno di contraddizione. Ma a quanti lo hanno accolto ha dato in dono la vita stessa».
E, commentando commosso i quattro racconti ascoltati, Camisasca ha affermato: «Da queste testimonianze abbiamo percepito lo scorrere della storia del mondo, non un’esperienza marginale; non sono sentimenti che stanno in un angolo, come avvenimenti particolari o nascosti. Stiamo parlando del motore del mondo, sono l’amicizia e l’accoglienza che fanno la storia».
(G.F.)