Abramo e le sfide del mondo d’oggi

Press Meeting

Rimini, 24 agosto 2015 –Il tema, la scelta di Abramo e le sfide del presente, ha visto confrontarsi, alle 17.00, in un dialogo serrato, affascinante e familiare al tempo stesso, due ospiti d’eccezione: Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, e Joseph Weiler, presidente dell’European University Institute, coordinati dalla neopresidente Rai Monica Maggioni. La conferma dell’importanza dell’appuntamento arriva dalla grandissima affluenza di pubblico. Il popolo del Meeting ha affollato già da parecchie ore prima l’auditorium Intesa San Paolo salone B3, e i limitrofi saloni B1, Sala Neri, hall sud e foyer B4 per l’occasione collegati in videoconferenza con l’auditorium.
L’incontro si è svolto in maniera originale e inaspettata. Alla platea è stato offerto un percorso fatto di immagini, musica e lettura atti ad introdurre i quattro sviluppi del tema con i quali i relatori si sono confrontati.
Il tema della nascita dell’io è introdotto suggestivamente da tre voci narranti che leggono della vocazione di Abramo dal testo della Genesi (12,1-3), a cui fanno eco un brano di don Giussani e di C.S. Lewis. La prima riflessione spetta a Weiler: “In Abramo sono tre le rivoluzioni che avvengono: la natura della conversazione tra Dio e l’uomo è alleanza tra due parti sovrane, dove il vattene è una proposta, non un’obbedienza. La seconda è il sorgere dell’interiorità che scaturisce dalla relazione con Dio. Infine Abramo nella reazione alla minaccia di Dio di distruggere Sodoma e Gomorra scopre in sé il senso della giustizia. Se non è giusto non è Dio. Abramo osa di fronte a Dio – aggiunge il rabbino – e io mi immagino che Dio esulti dicendo: così l’ho fatto”.
Carrón continua sul pensiero del professore: “Perché ciò non c’era prima? Perché è successo come avvenimento storico, quello che nell’uomo c’è già in potenza ha bisogno di una provocazione adeguata, come accade per il bambino con il tu della madre: il volto dell’uomo si svela in un rapporto”. Continua Carrón: “Mi stupisce l’essere umano che emerge nell’alleanza tra Dio e Abramo; è la consapevolezza dell’io che si afferma”.
Monica Maggioni arriva però a individuare un problema: “La consapevolezza dell’io non è raggiunta una volta per tutte: tutti sappiamo che spesso l’io viene meno, è un’esperienza tanto dell’uomo della Mesopotamia quanto di quello attuale”. Seguono tre riflessioni offerte al pubblico dalle voci degli attori su testi di Pietro Citati, Eugenio Scalfari e Rainer Maria Rilke.
Weiler osserva che nella sua esperienza di docente di diritto in diverse parti del mondo, la parola che ossessiona la maggior parte dei giovani è “diritti”. “Non esistono più le parole responsabilità e dovere”. “Le citazioni appena ascoltate – reagisce Carrón – descrivono molto bene che cosa sia questo venir meno dell’io. Come mai storicamente avviene questo torpore? Spesso pensiamo che la vicenda di Abramo vada bene per i devoti e non crediamo che sia necessaria a tutti gli uomini: in realtà porta alla luce tutta la capacità di responsabilità dell’uomo”. Lo possiamo osservare in molte espressioni della cultura dominante, dove solo quello che è prevedibile è alla portata dell’uomo. “Quella di Abramo per noi è una sorta di fiaba religiosa – precisa Carrón – e ciò lo paghiamo in termini di assuefazione”. Weiler pone la questione bruciante: il sacrificio di Isacco. Carrón non si sottrae: “Io mi domando che cosa può muovere una persona a prendere in considerazione una proposta così? Che cosa era accaduto tra Dio e Abramo? È lì l’inizio di una storia che progredisce”.
La presidente Rai rilancia il tema del venir meno dell’io: “Non è un vuoto innocuo quello che lascia” e individua nella sfida educativa la vera emergenza di oggi. Le drammatiche immagini della strage di Parigi dello scorso 7 gennaio giungono inaspettate nelle sale della Fiera insieme ai brani della lettera che, un mese dopo, Julian Carrón scrisse al direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli. Maggioni si rivolge a Carrón: “Nel coro di quelli che in quei giorni vedevano il problema in una logica noi/loro, tu hai riportato la questione dentro di noi”. “Certo – afferma Carrón – ce l’abbiamo in casa tutti: con i figli, con gli amici, con i nostri studenti. Abbiamo persone che arrivano da noi con diversi stili di vita, con diverse religioni, con loro vogliamo vivere insieme. La questione di Abramo è interessante perché ci propone lo stesso problema: c’è qualcosa in grado di ridestare il bisogno di compimento che abbiamo? Questa è l’emergenza educativa”. Weiler concorda e sottolinea la ricchezza di cultura, di democrazia e di giustizia che possiamo offrire. Carrón ribadisce: “Come possiamo trasmettere in modo attraente questo tesoro, perché non sia distrutto tutto? Quello che abbiamo ricevuto dobbiamo riguadagnarcelo generazione dopo generazione per scoprire un bene e non ripartire sempre da capo”.
Maggioni commenta la foto di Salgado (i pinguini in fila che si buttano in mare) proiettata sul mega schermo: “È la rappresentazione di un mainstream dominante: nessun pinguino pensa di tuffarsi da un altro punto”. In questa situazione, da dove cominciare? La conduttrice riprende, citando Benedetto XVI laddove dice che “non bastano le buone strutture a redimere l’uomo”. Seguono ancora tre voci: Hannah Arendt, don Giussani e papa Francesco, accompagnate da un suono lieve di violino. Tutta la platea è conquistata, compreso Weiler: “Ora ho bisogno di un minuto…”
Carrón non lascia correre: “Proprio da qui possiamo ricominciare: da questo attimo in cui uno è di nuovo preso. Non occorre niente, occorre che accada. Come ci dice il papa questo è il fascino del tempo presente, per la Chiesa si apre una strada affascinante come all’inizio: riconoscere la verità di sé attraverso l’esperienza della bellezza”.
L’incontro si conclude su questa provocazione di don Giussani: “Ma noi cristiani crediamo ancora nella capacità della fede che abbiamo ricevuto di esercitare un’attrattiva su coloro che incontriamo e nel fascino vincente della sua bellezza disarmata?”

(G.L., M.G.D’A.)

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