ABDUL KALAM, PRESIDENTE USCENTE DELL’INDIA INVIA UN VIDEO MESSAGGIO AL MEETING

Press Meeting

Il Presidente uscente dello Stato indiano Abdul Kalam ha inviato al Meeting il seguente video messaggio che verrà trasmesso all’apertura dell’incontro “L’uomo e i suoi diritti” alle 11,15 in sala A1 di Rimini Fiera

25/08/2007

“Sono lieto di partecipare all’edizione 2007 del Meeting di Rimini, dedicato alla verità che è il destino per il quale siamo stati fatti. Saluto il Dottor Mario Mauro, Vicepresidente del Parlamento Europeo, e tutti gli illustri ospiti lì riuniti. Cari amici, la vera spiritualità diffonde la pace nei villaggi, nelle città, nei paesi, in tutto il mondo. Rimini è un luogo splendido, la giusta cornice, il giusto ambiente per questo Meeting, ed è un luogo che mi manca molto. L’ambiente giusto produce grandi pensieri, grandi pensieri generano creatività, la creatività deve produrre la verità. “La verità è il destino per il quale siamo stati fatti” e la verità ci consentirà di capire come portare la pace sul pianeta. A questo pubblico illuminato vorrei parlare del tema: cosa posso dare io. Vorrei raccontarvi la storia della vita di un grande santo, lo sceicco Abdul Kadil, che risale a mille anni fa. Quando aveva otto anni Abdul Kadil lasciò il suo villaggio natio in Iraq per diventare un grande santo. Un giorno il bambino, Abdul Kadil, ebbe una visione di Dio che gli diceva che la sua vita in quelle campagne era sprecata, che la sua era una missione diversa. Il bambino corse a casa spaventato, salì sul tetto della sua abitazione e da lì vide una folla, una folla lontana migliaia di kilometri: era vicino a La Mecca. Abdul Kadil andò dalla madre a le chiese il permesso di partire per fare della sua vita una carriera della conoscenza. La madre avvertì la chiamata divina e gli diede subito il permesso di partire; tuttavia gli diede anche quaranta monete d’oro, la sua fetta di eredità paterna. La madre cucì queste quaranta monete d’oro nella fodera del suo abito e gli diede il permesso di partire; quando la madre lo accompagnò alla porta per salutarlo gli disse: “Figlio mio, mi stai lasciando. Mi sono staccata da te per amore di Allah. So che non rivedrò più il tuo volto fino al Giorno del Giudizio, ma accetta un mio consiglio: figlio mio, cerca la verità, pronunciala a voce alta, diffondila anche a rischio della tua stessa vita”. Abdul Kadil si unì ad una carovana e durante il viaggio, su un terreno particolarmente accidentato, un gruppo di predoni a cavallo attaccò il convoglio e cominciò a derubare i viaggiatori. Abdul Kadil venne ignorato; ad un certo punto uno dei predoni si avvicinò e gli disse: “Hai l’aspetto di un povero, hai nulla con te?” ed Abdul Kadil rispose: “Ho quaranta denari che mia madre ha cucito nella fodera dell’abito”. Il predone sorrise e pensò che Abdul Kadil stesse scherzando e lo ignorò. Arrivò un secondo predone che gli rivolse la stessa domanda e Abdul Kadil rispose di avere quaranta monete d’oro, ma neanche questo predone gli credette e lo ignorò. Arrivò il capo dei predoni. I predoni portarono il ragazzo dal loro capo dicendo: “Questo ragazzo ci sembra un povero, ma afferma di avere quaranta monete d’oro. Noi abbiamo derubato tutti i passeggeri, tutti i viaggiatori, ma non abbiamo toccato questo ragazzo, perché non possiamo credere che abbia con sé quaranta monete d’oro e crediamo anzi che stia cercando di imbrogliarci”. Il capo allora gli rivolse la stessa domanda e Abdul Kadil diede la stessa risposta. A questo punto il capo dei predoni gli strappò l’abito e scoprì che effettivamente Abdul Kadil aveva quaranta monete d’oro nella fodera. Il capo sorpreso chiese ad Abdul Kadil che cosa lo avesse spinto a confessare. Abdul Kadil rispose: “Mia madre mi ha fatto promettere di dire sempre la verità, anche a rischio della mia stessa vita. In questo caso non era la mia vita in gioco, ma solo quaranta denari. Le ho promesso che non avrei mai tradito la sua fiducia, per questo ho detto la verità”. I predoni commossi cominciarono a piangere, dicendo: “Tu hai accettato il consiglio di tua madre, noi abbiamo tradito la fiducia dei nostri genitori e soprattutto abbiamo tradito il patto con il nostro grande Creatore. Da oggi in poi, Abdul Kadil, tu sarai il nostro capo, ci guiderai nel pentimento”. E tutti divennero persone giuste. Questo è stato l’operato di un grande santo, Abdul Kadil: dalla verità data da una madre al figlio nasce l’esempio. Sono stato ispirato dall’invito del Dottor Mario Mauro a partecipare alla conferenza di Rimini che ha una storia di più di ventotto anni, una storia che vede riuniti insieme grandi menti spirituali e le loro esperienze. Il tema che è stato scelto è splendido e riflette la necessità di avere menti che possano guidarci verso la promozione della dignità della vita umana. Ecco perché ho voluto parlare della giustizia nel cuore e del suo impatto sul modo in cui la nostra società deve combattere per la pace nel mondo. Il messaggio biblico della pecorella smarrita è per questo che ho voluto citarlo, per illustrare come la vita umana può essere plasmata da una mano tesa verso chi più ha bisogno. Il consiglio della madre del mahatma Gandhi Gi di alleviare le sofferenze altrui è la virtù migliore richiesta per la promozione delle nostre società: libertà di pensiero, di azione, delle nazioni: tutte queste libertà derivano dalla lotta di due grandi esseri umani, tramite la verità e la non violenza: mahatma Gandhi Gi e Nelson Mandela. A cento anni dalla sua nascita questa santa persona continua ancora a irraggiare il messaggio del dono e alla fine abbiamo potuto vedere come il principio della verità proveniente da un consiglio di una madre possa trasformare una mente comune in una grande spiritualità che è stato lo sceicco Abdul Kadil. Spero che questa storia possa contribuire positivamente e alla soluzione dei problemi di questo pianeta, illustrando che il nostro contributo, il contributo di ciascuno di noi è importante per una società felice, per un mondo felice il cui ultimo destino è la verità. Che Dio vi benedica! Grazie.”

CON CORTESE PREGHIERA DI PUBBLICAZIONE