“Qual è l’espressione dell’uomo? Il lavoro. Il lavoro è l’espressione dell’uomo in quanto rappresenta il rapporto attivo che c’è fra me che vivo, immagino, penso, sento, e faccio in base a quel che penso e sento, e la realtà, per cui l’uomo usa la realtà, usa il tempo e lo spazio e crea la sua vita… Per questo un uomo disoccupato soffre un attentato grave alla coscienza di se stesso” (Giussani).
Questo l’incipit con cui Monica Paletto, presidente di CdO Opere Sociali, ha introdotto il tema dell’incontro invitando i relatori a confrontarsi partendo dalla propria esperienza. Al dibattito hanno partecipato Luca Ferrarini, presidente del gruppo Ferrarini-Vismara, Alberto Daprà, vice presidente di Lombardia Informatica, Giampaolo Russo, direttore Affari istituzionali e regolamentari di Edison spa, Vincenzo Tassinari, presidente di Coop Italia e Tiziano Treu, vicepresidente della Commissione lavoro e previdenza sociale del Senato.
Daprà ha parlato dei knowledge workers citando l’economista Peter Druker, i quali secondo lo studioso posseggono due caratteristiche: posseggono i mezzi di produzione (a conoscenza); sono lavoratori che lavorano più sull’efficacia che sull’efficienza, ossia sulle cose giuste da fare.
Dai colloqui intercorsi nelle assunzioni con questo tipo di lavoratori – ha continuato il relatore – emerge che le priorità nella scelta del lavoro sono legate all’interesse, all’ambiente stimolante e infine alla retribuzione. Essi in altri termini lavorano per raggiungere un obiettivo per cui il meglio da queste persone si ottiene trattandole come volontari.”La dignità del lavoro emerge quando la persona ha uno scopo più grande, che eccede quello che è chiamata a fare allora è disposta a giocarsi nel lavoro fino in fondo”.
“Cosa fare allora concretamente nelle organizzazioni aziendali per stimolare questo orizzonte di senso del lavoro?” si è domandato Daprà. “Ci sono due obiettivi che rendono possibile stimolare il lavoratore – è la sua analisi – pur dentro tutte le difficoltà organizzative che ogni azienda deve affrontare, che sono l’autonomia e la responsabilità. Quando queste due componenti vengono valorizzate, uno riscopre il senso infinito del proprio lavoro e della propria persona”.
“La dignità del lavoro significa intanto che quando una persona ha perso il lavoro si sente umiliata, perché non può sostenere più le persone a lui care e questo può portare anche a decisioni estreme, come togliersi la vita”. Così ha esordito Giovanni Russo nella sua relazione che è partita dall’articolo 1 della Costituzione, il quale ci ricorda che la nostra repubblica è fondata sul lavoro. “La nostra è l’unica costituzione al mondo che al primo articolo cita il lavoro – è stata la spiegazione – attribuendogli uno scopo fondativo della convivenza sociale”. Infine il relatore ha parlato di un progetto della sua azienda ad Haiti, ossia della possibilità da parte dei lavoratori di trascorrere un periodo di volontariato sull’isola colpita dal terremoto.
Luca Ferrarini ha poi spiegato che tutta l’attività della sua azienda si è basata sull’uomo, anche per le caratteristiche del prodotto alimentare per il quale si richiede grande cura. Occorre motivare le persone, convincerle che ce la si può fare, secondo la filosofia di J.F. Kennedy: “Non chiedete al paese ciò che può fare per voi, ma chiedetevi che cosa potete fare voi per il vostro paese” perché in qualsiasi situazione, anche difficile, si può fare una cosa anche piccola. “La nostra azienda è basata sulle relazioni umane fatte di stima e certezza, a noi interessano i fatti non le discussioni che fanno perdere tempo”, è la sintesi dell’imprenditore.
Tassinari ha invece parlato del suo ingresso nel mondo della cooperazione, dopo essersi licenziato dalla banca nella quale lavorava, e del modo con cui il mondo cooperativo si è evoluto dall’inizio della sua esperienza. Nonostante i numeri che oggi rappresenta Coop Italia, con i suoi 56mila dipendenti e 6 milioni di soci, “dobbiamo chiederci – ha affermato Tassinari – come fare a coinvolgere chi lavora con noi”. Per raggiungere questo obiettivo la Coop si è fatta certificare da un’azienda specializzata, al fine di verificare se la dignità del lavoro è rispettata al suo interno e ha coinvolto in questa certificazione anche i fornitori, perchè “i valori che ci legano non devono essere soltanto economici ma anche umani”.
Il modello cooperativo, è la conclusione del relatore, anche in questa crisi ha dimostrato che non è in declino ma più vitale che mai, anzi “è un modello vincente”: “In questa direzione abbiamo aperto un canale con il commercio equo-solidale con tre esperienze in paesi in via di sviluppo che ci stanno dando ottimi risultati” .
Treu si è complimentato con i relatori per le belle esperienze e la passione con cui hanno raccontato i fatti. “Oggi – ha ricordato il parlamentare – abbiamo due milioni di giovani che non studiano e non sanno cosa fare, mentre stiamo attraversando una crisi durissima che ha comportato una contrazione pesante delle opportunità lavorative. Una cosa del genere non si vedeva dagli anni Trenta”. Il relatore ha proseguito ribadendo che “oggi è il tempo della responsabilità, se uno vuole qualcosa di più deve dare per primo di più, non possiamo sempre aspettarci dagli altri”. In Italia tra l’altro, ha rincarato la dose Treu, esiste un problema di opportunità non sfruttate da parte dei laureati e da parte delle imprese che non richiedono tutte le competenze che ci sono sul mercato perché al fondo c’è una sfiducia nell’avvenire. “Dobbiamo dare ai giovani le opportunità – è òa sintesi – per questo c’è bisogno di una formazione all’altezza dei tempi ed un welfare attivo che accompagni la persona durante le fasi di non-lavoro”.
La moderatrice, ringraziando gli intervenuti per la fedeltà all’esperienza concreta dimostrata nelle relazioni, ha voluto donare a loro e al pubblico presente una frase sul lavoro di Primo Levi che sintetizza il senso dell’incontro: “Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l’amare il proprio lavoro, che purtroppo è privilegio di pochi, costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra. Ma questa è una verità che non molti conoscono”.
(A.S.)
Rimini, 25 agosto 2010