Giampaolo Pansa non è mancato all’appuntamento ormai immancabile col Meeting di Rimini, ove e intervenuto in sala Neri alle 19 all’incontro – introdotto da Alberto Savorana, portavoce di Comunione e Liberazione – di presentazione della sua ultima opera, pubblicata da Rizzoli, “I cari estinti”, in cui sono descritti personaggi e fatti famosi della cosiddetta “Prima repubblica”.
“Pansa stesso è stato un protagonista di quel periodo, in quanto giornalista che ha attraversato cinquant’anni di politica italiana – ha sottolineato Savorana – e ha vissuto così vicino a uomini di governo e esponenti di partito da divenire, come Pansa stesso li definisce, dei compagni di vita, quasi che senza di loro il mio lavoro non avrebbe avuto significato”.
Forse è anche per questo che è riuscito nel libro a tratteggiare i personaggi, pur nella varietà dei caratteri – da Fanfani (“un libro aperto”), a Moro (“il più insondabile”) a Craxi, Berlinguer e tanti altri – con il particolare senso di umanità, che lo distingue, come ancora ha rimarcato Savorana, nel panorama del giornalismo di oggi, piuttosto cinico nei riguardi del mondo politico e dei suoi protagonisti.
“Sarà perché non ho perso una certa curiosità nella conoscenza delle persone, insieme al senso dell’ironia, ma ho sempre pensato che ogni essere umano abbia un cuore”, ha osservato Pansa richiamandosi così al tema stesso del Meeting.
Riguardo alla scena politica contemporanea, al confronto con quella descritta nel libro, non lo convince “quel voler sempre ‘apparire’.., per cui si deve essere sempre belli, in forma. C’è poi troppa autoreferenzialità, che significa egoismo e anche incoscienza nel non considerare adeguatamente la gravità del momento”, ha aggiunto riferendosi chiaramente al rischio di una crisi delle istituzioni.
Tornando al libro e ai racconti dei fatti e delle persone ha voluto ricordare la vicenda del sequestro e dell’uccisione di Aldo Moro da parte di quel terrorismo di sinistra di cui aveva avvertito personalmente l’insorgere già alla fine degli anni Sessanta. Una vicenda seguita con un articolo per ciascuno di quei 55 giorni, riguardo ai quali e alle persone coinvolte nelle drammatiche decisioni da prendere, ha tenuto a dire: “Non so se la classe dirigente di oggi sarebbe riuscita a superare quella crisi”.
Pansa, sollecitato ancora da Savorana, si è soffermato anche sulla figura di Francesco Cossiga, definendolo “anarchico-cattolico-liberale e non un vero democristiano. Uno che, trovandosi in mezzo al caso Moro in qualità di ministro dell’Interno, ne è uscito distrutto anche fisicamente, tanto che gli è comparsa la vitiligine”. Rispondendo poi sull’opportunità di titolare il libro “I vincitori sconfitti” ha dichiarato che “la Dc è sopravvissuta al terrorismo e non al peggio del cambiamento della società, anche se oggi la società è molto meglio della politica”.
“Pansa, cosa desidera?” ha chiesto infine Savorana. “Mi piacerebbe – ha dichiarato – che il buon Dio mi lasciasse campare ancora qualche anno per scrivere qualche altro libro e per godere ancora di Adele Grisendi (la moglie) che è stato il più bel dono ricevuto, perché mi ha aiutato ad essere un hombre vertical”.
Savorana, nel chiudere l’incontro di presentazione del libro, ha citato una parte del colloquio che don Giussani ebbe anni fa con un gruppo di giornalisti, ai quali ricordava che “la missione di un giornalista è quella di aprire tra parola e parola uno spazio per un’aria vera”, proprio quello che è accaduto questa sera in sala Neri.
(G.F.I., M.B.)
Rimini, 25 agosto 2010