Giampaolo Pansa accende il Meeting e il Meeting accende Giampaolo Pansa. L’ex giornalista dell’Espresso alle 15 in punto sale sul palco della sala A1 come chi si sente a casa. Alza le braccia e con le dita a V saluta il pubblico che ha occupato ogni posto del padiglione. L’incontro, introdotto dal portavoce di Comunione e Liberazione, Alberto Savorana, è intitolato “Sottomettere la ragione all’esperienza”. Savorana, ricordando la visita di Pansa alla passata edizione del Meeting, esordisce chiedendo all’ospite qual è stato il percorso intrapreso durante quest’anno.
Il giornalista piemontese, partendo dal suo ultimo lavoro Il revisionista, ripercorre la sua vita fin dall’infanzia, dalle storie e dagli insegnamenti di sua nonna Caterina: una donna presto vedova e costretta a crescere da sola ben sei figli. “Il mio revisionismo – afferma Pansa – comincia da lì, dalla mia famiglia larga e povera, dai genitori mai andati in vacanza”. L’autore di libri come Il sangue dei vinti e I gendarmi della memoria ricorda “la guerra, i bombardamenti e la paura che si prova a nove anni”. “Eravamo poveri – prosegue – ma da noi abbondavano le discussioni, a cui eravamo ammessi anche noi piccoli”. Pansa parla del lungo percorso che lo ha portato a scrivere i suoi romanzi, quasi senza accorgersi di ciò che gli stava accadendo. “Lo capii – spiega – solo quando in redazione arrivarono più di duemila lettere dopo la pubblicazione del Il Sangue dei vinti. Erano i messaggi di persone che raccontavano storie analoghe a quelle già raccontate da me. Cos’era accaduto? La Provvidenza aveva scelto un microbo per abbattere un muro di paura imposto dai vincitori dopo il 25 aprile”.
Numerose sono le punzecchiature del giornalista al Pd. “È vero che la memoria storica dev’essere sempre viva, ma purché questa sia vera. Il modo in cui la Resistenza ci viene raccontata – spiega Pansa – ha un difetto. Non ci viene detto che la parte maggiore di coloro che l’hanno combattuta, i comunisti, non voleva la libertà, ma solo sostituire la dittatura nera con quella rossa”. “La crisi della sinistra italiana – afferma – è culturale, perché non ha avuto il coraggio di raccontare la verità su se stessa. Ecco perché mi sento più in sintonia col popolo del Meeting che col popolo di cui ho fatto parte per lungo tempo”.
Ritornando al tema dell’incontro, Pansa afferma che “nella vita bisogna essere curiosi. La conoscenza diventa avvenimento solo se non si vive passivamente. Bisogna essere umili”. Ed il Pansa narratore manifesta la sua umanità quando confessa le sue “preghiere serali” e la sua “domanda sulla morte”. Poi si rivolge alla platea e dice: “Oggi ero stanco, avevo mal di schiena, ma venire al Meeting è una esperienza fortissima. Il vero miracolo – conclude – sono i vostri occhi limpidi che mi guardano e hanno fiducia in quello che hanno davanti”.
(M.P.)
Rimini, 26 agosto 2009