È la gratuità il tema centrale del libro Nostalgia di resurrezione di Javier Prades Lòpez, docente di teologia dogmatica alla facoltà teologica San Damaso di Madrid. “Ma cosa c’entra la gratuità con la resurrezione? – si domanda Massimo Borghesi, docente di filosofia morale all’Università di Perugia – Noi viviamo dentro una gratuità di cui non ci rendiamo conto. In questa esperienza la vita è strappata dal suo destino naturale: la morte”. L’autore sottolinea inoltre che la teologia si deve paragonare col presente e “che la fede, se non si giudica ciò che accade, si chiude in se stessa; è nel paragone con la Verità che ciascuno incontra di più se stesso e conosce Cristo”
“Non vi stancate perché l’alba è vicina”. Così monsignor Giancarlo Vecerrica, iniziatore del pellegrinaggio Macerata-Loreto giunto quest’anno alla trentesima edizione, apre la presentazione del libro di Giorgio Paolucci Un popolo nella notte. “In questo cammino il popolo si mette insieme per affrontare la drammaticità della vita, la notte, che è fatta per incontrare l’alba. Anche tante persone che non vanno mai a messa vengono perché percepiscono che dentro questo popolo c’è qualcosa che vale per la vita”. Il vescovo ricorda don Giussani e Giovanni Paolo II come i maestri che lo hanno incoraggiato a proseguire in questo percorso che non ha mai lasciato, neppure dopo essere stato nominato vescovo. “La mia testimonianza – continua – è quella di un popolo, anzi della donna più bella del mondo: la Madonna. Io ho cominciato questo pellegrinaggio, ma Lei lo ha condotto e portato avanti”.
L’autore del libro, Giorgio Paolucci, caporedattore di Avvenire, racconta che questo libro è il frutto della sua esperienza personale. “Dieci anni fa mi hanno proposto di andare al pellegrinaggio e la partecipazione personale in questi anni ha portato nella mia vita un sovrabbondare di ricchezza”. Durante il lungo cammino nessuno dice ai pellegrini cosa devono fare, ma solamente a cosa guardare. Questo aspetto esprime ciò che Paolucci riconosce come “la potenza estetica e non etica del cristianesimo”. “Quest’anno nei giorni precedenti il pellegrinaggio – continua l’autore – sono andato tra la gente che guarda i pellegrini passare durante la notte. ‘io non sono credente’, mi ha raccontato uno di loro, ‘ma quando arrivano io ci sono perché è un avvenimento’. La potenza di questo avvenimento è come un invito a nozze. Quando ci si mette insieme è per strappare il nulla in cui ci si trova, così che uno si sente riscosso e come d’improvviso invitato alle nozze di un principe”.
“La posizione del pellegrino è quella del mendicante – sottolinea Giancarlo Cesana, professore di Igiene generale e applicata all’Università statale di Milano Bicocca – la Madonna è Colei che più di tutti è stata vicina al Mistero e dunque si è trovata nella necessità di domandare”. Una simile infinita domanda di significato è ciò che accomuna le migliaia di pellegrini che creano questo popolo nella notte, dopo che è stata risvegliata in loro “la nostalgia del mare lontano e sconfinato” (Saint Exupéry). Così si mettono in cammino per domandare alla Madonna la grazia di incontrare la risposta.
Lo stupore di una vita che si rinnova è il titolo del libro di monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, presentato oggi da Renato Farina, deputato e giornalista. “Mentre racconta la dottrina cristiana percepisce che la dottrina non basta a se stessa – spiega parlando dell’autore – Non sarebbe niente infatti se non fosse adorazione di una persona vicina, presente tra noi. Tutto il libro è attraversato dalla consapevolezza che ognuno di noi è un riflesso della Trinità. Così è possibile affrontare qualsiasi contrasto”. Farina parla poi del concetto di modernità, oggi storpiato perché associato a quello di avanzamento, progresso. “Tocca alla Chiesa riprendere la parola chiave legata alla modernità: ragione. L’unica cosa sicura oggi – continua Farina – è che non si può conoscere la verità perchè la ragione è buona solo per le cose temporanee. Ma il tempo è stato invaso da una Presenza”.
Il vescovo di San Marino parte del “fanciullino” di Pascoli, dallo stupore. “Ho ricevuto la grazia di incontrare persone che hanno fatto crescere ed educato questo mio fanciullino – racconta – Ho sperimentato il fascino della ricerca e dei rapporti, del tempo che è pieno di domande e risposte. E ciò necessita la continua verifica della corrispondenza di ciò che si è incontrato”. Spiega poi come spesso ci sia il rischio che la vita porti all’aborto della propria personalità. “A me invece è accaduto di incontrare ciò che invece esalta questa personalità. Allora si vive per comunicare Cristo, che combatte l’aborto della nostra personalità. Ho seguito maestri come don Giussani, così sono cristiano e in quanto tale cerco di testimoniare ciò che ho incontrato a tutti coloro che incontro”.
(A.P.)
Rimini, 27 agosto 2008