92. Quale protagonismo nell’informazione?

Press Meeting

Anche quest’anno il mondo del giornalismo è finito sotto la lente d’ingrandimento del Meeting. Si è svolto alle 15 in sala Neri l’incontro dal titolo “Quale protagonismo nell’informazione?”, al quale hanno preso parte tre direttori di quotidiani: Pierluigi Visci del Quotidiano Nazionale, Mario Giordano de Il Giornale e Antonio Polito de Il Nuovo Riformista.
“È tradizione del Meeting dedicare ogni anno un incontro al dialogo con i direttori di quotidiani o televisioni – ha esordito Alberto Savorana, portavoce di Comunione e Liberazione – perché da loro dipende la possibilità di informazione che favorisce la conoscenza dei lettori”. “Don Giussani paragonava i giornalisti agli insegnanti per la loro responsabilità di essere gli scribi e non i provocatori portentosi del popolo. Ecco, come siete diventati voi protagonisti?” ha chiesto Savorana.

Il primo a rispondere è stato Visci, per il quale “si viene sempre scelti da qualcun altro, e spesso succede quasi per caso. La nostra responsabilità fa tremare perché ogni decisione ti fa fare i conti con la tua coscienza”. Di altro parere invece Giordano: “Non credo che si diventi protagonisti per caso – ha infatti affermato – ma perché lo si vuole. Il protagonismo nel mondo dei giornali corrisponde alla passione di vedere e raccontare i fatti. Non credo poi che un giornalista debba educare, ma piuttosto raccontare la realtà”. “È una balla – ha aggiunto – l’idea di separare i fatti dalle opinioni, perché fare informazione significa dare una lettura dei fatti e per fare questo serve un’identità forte”. È toccato poi a Polito chiudere il primo giro di interventi: “Il protagonista combatte e si sforza, come il giornalista che cerca la verità dei fatti. Il giornalista è un mediatore con un compito educativo, perché l’intero processo di trasmissione delle informazioni interessa l’educazione”.

Incalzati dalla domanda di Savorana che poneva il problema della fiducia del lettore verso il giornalista, i tre ospiti non si sono tirati indietro. “Il giornalista che lavora sul territorio non media la notizia da nessuno – ha ribattuto Visci – per questo c’è una diversa fiducia proveniente dai suoi lettori che ben conoscono i fatti di cui si parla”. “Perché fidarsi di me?”, si è chiesto poi Giordano. “Perché non ho mai voluto cambiare il mondo, ma perché il mondo si cambia raccontando le notizie. Mi piace pensare al giornalista come ad un testimone che racconta i fatti così come li vede”. Chi invece consiglia gli altri di non fidarsi di lui è Polito: “Direi di non fidarsi di me. Il rapporto giornalista-lettore ha infatti l’obiettivo di stimolare lo spirito critico del lettore. Si tratta comunque di un rapporto che mette in moto un processo di giudizio della notizia da parte del lettore. E questo succede soprattutto nella carta stampata, mentre nella televisione è molto assente”. Sollecitati da Savorana, i tre ospiti hanno infine raccontato un fatto accaduto che li ha costretti a cambiare opinione su un determinato argomento. “Cambiare idea – ha concluso il portavoce di Cl – è indice di intelligenza, perché è il modo con cui si conosce di più la realtà”.

(G.B.)
Rimini, 27 agosto 2008