Impossibile non notare, mentre la sala A2 si riempie fino a ben oltre la sua capienza per l’inizio dell’incontro “Il Senso Religioso e il pensiero cinese” (la presentazione della traduzione in lingua cinese de “Il Senso Religioso” di Luigi Giussani), il folto gruppo di studenti universitari di Taiwan. La scritta “Un imprevisto è la sola speranza”, in italiano e in cinese, sulla maglietta blu.
Sono un po’ spaesati, allegri, pieni di sorrisi e di inchini, ogni tanto qualche caloroso abbraccio con qualche italiano. E vengono subito salutati da Ambrogio Pisoni, docente all’Università cattolica del sacro Cuore di Milano, che li indica insieme alle due ospiti, docenti della Fu-Jen Catholic University come “quei testimoni senza i quali la traduzione del testo in cinese, rilasciata nel maggio di quest’anno, non avrebbe senso”.
La parola passa a Paolo Costa, missionario della Fraternità sacerdotale San Carlo a Taipei. Don Paolo racconta che il lavoro di traduzione è iniziato più di dieci anni fa, col primo traduttore che aveva subito notato che “dietro queste frasi c’è una vita” e che aveva cominciato ad usare la sua traduzione durante gli incontri della nascente Scuola di comunità (nome che indica i periodici incontri di confronto e catechesi del movimento di Comunione e Liberazione). Il testo infatti – come scrisse a don Giussani una taiwanese convertitasi al cattolicesimo – “pone delle domande che non sapevo formulare, come fa l’artista che esprime ciò che sente il pubblico”.
Don Costa aggiunge che il lavoro di traduzione è durato fino all’anno scorso quando, lavorando in equipe con le due ospiti presenti, la versione è stata definita in ogni dettaglio.
Interviene quindi la professoressa Chen-Hsin Wang, docente di tedesco alla Fu-Jen University, che esordisce di essere rigorosamente “made in Taiwan” e sottolineando che Chen-Hsin significa “cuore vero”, come se lo dicono gli innamorati.
“Questo ha per me un significato profondo – prosegue – perché ero buddista, e in quella religione impariamo che dobbiamo trovare la nostra natura originaria. Io ho fatto come un voto di trovare il cuore vero, e il cuore vero è il cuore di Dio, come ce lo descrive don Giussani nel senso religioso”.
La professoressa “cuore-vero” racconta poi come questa ricerca l’abbia condotta al battesimo cattolico. Il suo nome di battesimo è Ildegarda ed ha viaggiato fino a Bingen per studiare la santa medievale. Al ritorno a Taiwan “ho incontrato questi preti di Cl e li ho aiutati nella traduzione del Senso Religioso. In loro ho incontrato il Matteo Ricci del ventunesimo secolo”. Riflettendo su tre parole importanti del Senso Religioso: segno, tradizione, libertà prosegue: “Ho accettato con libertà anche la mia educazione tradizionale, piena di divieti, ed adesso l’avvenimento di Dio fatto uomo è qualcosa che dà significato alla storia passata ed una direzione al futuro”.
La parola passa poi ad Emmanuele Silanos, come don Costa missionario della Fraternità San Carlo, che introduce la professoressa Ci-Han Lü, docente di introduzione alla religione e teologia presso la Fu-Jen Catholic University, la quale inizia il proprio intervento citando le parole di un canto sulla certezza: “Il sole non cambia mai, anche con le nuvole; anche con la pioggia il sole ci sarà sempre” e passa ad intonarlo, seguita immediatamente dagli studenti taiwanesi presenti.
Entra poi nel vivo del suo intervento, ricordando come dal ’96 sia iniziata l’amicizia con le persone di Cl e adesso con i sacerdoti della San Carlo. “In tutta l’Asia c’è bisogno di questo libro, perché sottolinea il rapporto che esiste tra ogni uomo ed ogni cultura”. “È un libro nato dal rapporto di don Giussani con i suoi studenti – aggiunge – ed io voglio fare lo stesso con i miei”.
La seconda relatrice passa quindi in breve rassegna la situazione giovanile di Taiwan, caratterizzata da una diffusa incapacità dei ragazzi di affrontare la realtà in modo maturo, e racconta il proprio lavoro educativo in cui – afferma – “sono guidata da tre importanti parole del Senso Religioso: cultura, carità e missione”. E prosegue dettagliando la sua esperienza e raccontando di come abbia coinvolto numerosi studenti (circa duemila, provenienti da varie università, di cui meno dell’uno per cento è di religione cattolica) nelle attività caritative con i bambini che, a causa della situazione economica, sono stati abbandonati dai genitori.
Di ciò si è accorto anche il governo taiwanese, e diverse aziende cominciano a finanziare questo “investimento sull’umano”.
In conclusione, padre Emmanuele Silanos ricorda l’aneddoto del 1680 per cui l’imperatore cinese, dialogando con i gesuiti al seguito di Matteo Ricci, ipotizzava che il Dio dei cattolici per 1500 anni si fosse dimenticato della Cina. “La nostra esperienza a Taiwan – aggiunge – è che cominciamo a guardare le cose con gli occhi un po’ a mandorla dei cinesi, che conoscono la bellezza, ma non chi l’ha fatta. All’imperatore vorrei dire che al popolo cinese viene data la stessa possibilità che è stata data a noi”.
(Ant.C.)
Rimini, 25 agosto 2010