Tutti d’accordo i partecipanti alla tavola rotonda sulle energie e fonti rinnovabili tenutasi alle ore 15 nella sala Mimosa B6. In Italia è necessario passare ad un sistema delle fonti energetiche che veda la presenza, accanto a quelle tradizionali (petrolio e gas naturali), di nuove forme di produzione di energia: nucleare e fonti rinnovabili (solare, eolico, biomasse); né può esserci concorrenza tra il nucleare e le altri fonti, ma è necessaria una assoluta complementarietà tra di esse.
Il coordinatore dell’incontro, Silvio Bosetti, direttore generale della Fondazione Energy Lab, ha esposto le problematiche oggi esistenti in tema di energia: consumi elevati, alti costi, squilibrio tra le fonti energetiche, normative europee in tema di rispetto dell’ambiente, questioni aperte dai decreti Bersani sulle liberalizzazioni.
Ha iniziato Umberto Di Matteo, dell’Università telematica Guglielmo Marconi, il quale ha posto l’accento sui consumi eccessivi di energia dell’intero Paese, anche a fronte della scarsa produzione. Ha evidenziato che soprattutto l’ambiente urbano ne consuma quantità insostenibili; a partire da quella che occorre per ogni abitazione, per la sua costruzione e per il suo mantenimento (riscaldamento, servizi), per lo svago ed il divertimento, gli uffici, i trasporti, lo smaltimento dei rifiuti. “L’Europa ha varato normative per favorire l’efficienza energetica – ha ricordato il relatore – prevedendo una riduzione dei consumi ed un aumento delle fonti rinnovabili. Ad esse occorre necessariamente adeguarsi”.
A proposito delle problematiche connesse alla “gestione” della città, il successivo relatore, Andrea Ramonda, direttore commerciale della società Veolia Italia, ha affrontato il tema dello smaltimento dei rifiuti, evidenziando l’importanza dei termovalorizzatori, di cui la società rappresentata è leader in Europa. “Lo smaltimento con l’uso di tali impianti presuppone la raccolta differenziata dei rifiuti, nella quale parti considerevoli del nostro Paese (centro–sud) sono in notevole ritardo rispetto alle prescrizioni europee”. Non è un caso che la quasi totalità dei termovalorizzatori sia situata nel centro-nord. Impianti questi ultimi di forte impatto, se si considera che, mentre riducono il volume dei rifiuti, producono nuova energia elettrica e termica.
Paolo Paoletti, direttore generale della divisione energie rinnovabili di Sorgenia, ha messo in risalto i problemi che frenano la realizzazione di impianti per lo sfruttamento di fonti alternative. “I problemi nascono – è la sua testimonianza – soprattutto dal ritardo, o addirittura dal blocco, delle concessioni amministrative, con ripercussioni negative sulla remunerazione del capitale investito, sull’occupazione e sulla stessa produzione di energia. La conseguenza è che molte società vanno a realizzare impianti all’estero”. Paoletti ha sottolineato perciò la necessità di una nuova legge che detti regole giuste per favorire il rilascio effettivo delle autorizzazioni, sperando poi che “l’avvio di un programma nucleare non oscuri le energie rinnovabili”.
Raccogliendo questa preoccupazione, Maurizio Cumo, docente universitario e presidente Sogin, ha escluso che nei nuovi programmi energetici ci possa essere concorrenza tra il nucleare e le fonti rinnovabili di energia, essendo necessaria la complementarietà tra i due sistemi. Secondo Cumo “l’Italia deve tornare al nucleare. La dipendenza per la fornitura di energia dagli altri paesi, che poi la producono con impianti nucleari, è insopportabile”. Critica soprattutto la dipendenza energetica (per gas e petrolio) da paesi politicamente instabili. Il relatore ha evidenziato che la Sogin, incaricata dello smantellamento delle centrali nucleari in disuso, entro cinque anni completerà il suo compito, dopo di che i tecnici nucleari impegnati in tale opera saranno disponibili per le nuove realizzazioni. “C’è bisogno di una migliore informazione dell’opinione pubblica sul nucleare, sulle modalità di funzionamento degli impianti moderni, sullo smaltimento e la possibilità di distruzione dei rifiuti, solo così avremo un ampio consenso sulla nuova scelta”.
Ha chiuso la tavola rotonda Carlo Andrea Bollino, docente universitario e presidente di Gse. “Oggi in Italia servono almeno 51 nuovi termovalorizzatori, di cui venti al nord e venti al centro, per rendere sostenibile lo sviluppo, attraverso la produzione dell’energia necessaria”, è il suo pensiero. “Nel progetto del governo, nucleare e fonti rinnovabili devono partecipare ciascuno per il 25% al programma energetico”. Due le condizioni: una filiera autorizzativa all’avanguardia con i tempi e un cambio di cultura amministrativa, che permetta sollecite realizzazioni degli impianti. Quanto al possibile proliferare di richieste di autorizzazioni per gli stessi territori, si tratterà di scegliere il progetto migliore.
Tirando le fila dell’incontro, il coordinatore ha posto alcuni punti fermi. “Le scelte energetiche siano fatte a partire dal bisogno degli utenti”, la prima indicazione di Bosetti. Le altre direttive: che i prezzi per l’uso dell’energia possano raggiungere la media europea; che ci sia un uso adeguato e rispettoso del territorio nella realizzazione degli impianti; che si attui una armonizzazione tra le varie fonti energetiche; che tutte le competenze e capacità professionali di cui il nostro Paese dispone possano essere adeguatamente valorizzate. Infine, condizione imprescindibile: “un dialogo sull’uso delle fonti energetiche per giungere alla formazione di un’ampia maggioranza sulle scelte da fare”.
(A.M.)
Rimini, 27 agosto 2008