9. Togliatti e Amendola. La lotta politica nel Pci. Dalla resistenza al terrorismo.

Press Meeting

Anni terribili e difficili ancor oggi da interpretare con oggettività e rigore storico. A provarci con successo è stato Ugo Finetti, scrittore e giornalista della Rai, che ha presentato in sala B6 il volume Togliatti e Amendola. La lotta politica nel Pci. Dalla resistenza al terrorismo.
Hanno partecipato alla presentazione, oltre all’autore stesso, Sandro Bondi, ministro per i Beni e le Attività Culturali e Angelo Crespi, direttore de Il Domenicale e consigliere del ministro. Secondo il moderatore dell’incontro, Raffaello Vignali, deputato, “questa pubblicazione ci è d’aiuto a riparare una tendenza generale a dimenticare la storia da cui veniamo”. Per Vignali c’è un dovere di memoria perché “non possiamo capire l’oggi se non capiamo il passato”. Punto focale questo, che è stato il centro anche dell’intervento dell’editore dell’Ares, Cesare Cavalleri, intervento peraltro non previsto ma richiesto dagli stessi relatori. L’editore ha spiegato le motivazioni di fondo della linea di saggistica dell’Ares, come una “rilettura veritativa perché anche la storia deve tendere ad una verità, dato che la verità esiste anche se è difficile esporla”.
Il direttore del Domenicale ha elogiato il volume di Finetti considerandolo “una rilettura non tanto della storia quanto della storiografia degli ultimi cinquant’anni, attraverso una certosina analisi delle fonti”. “Questo nuovo libro”, ha detto Crespi, “è un passo in più rispetto a ‘La resistenza cancellata’”, pubblicazione fortunata di Finetti che smonta il mito disgregante della sinistra come unica protagonista della Resistenza italiana. “Il nuovo volume – ha proseguito – pur essendo incentrato sulla vita di Amendola, tenta di rileggere la politica di Togliatti”. Crespi evidenzia in modo particolare la menzogna che la vulgata rende vera da anni secondo la quale Togliatti fosse un comunista lontano dalla politica staliniana. Due pregi vengono poi conferiti a Finetti: l’aver smontato il mito della Resistenza rossa e il mito di Togliatti. Crespi inoltre vede nella storia del Pci di quegli anni un preludio alla storia politica d’oggi; divisi ieri e oggi, i partiti italiani di sinistra non sono in grando di elaborare idee comuni sul Paese.
Finetti esordisce subito con una provocazione alla platea. “Perché è stato cancellato dalla storia Amendola, un pezzo importante della sinistra?”. Si smarca subito da un’eventuale accusa di “anticomunismo viscerale”, poiché la sua ricerca tende a “indagare e valorizzare cosa è stato fatto da Amendola” con l’obiettività dello storico. Il 1979, racconta, segna la rottura tra Amendola e i dirigenti del Partito comunista a causa delle accuse che il dirigente del Pci aveva mosso verso le mediazioni centriste del partito, posizioni che invece Berlinguer rivendicava con forza. Sono insopportabili al partito inoltre le sue accuse contro le frange estremiste interne al partito.
Amendola non tace. Non si tratta di una mitizzazione di questo uomo di sinistra, “è una ricerca storica di tutti i fattori in atto”. Il volume per Finetti è “simile a un romanzo giallo”, definizione dovuta soprattutto alla mancanza di alcuni indizi storici fondamentali ma di cui non si è potuto in alcun modo trovare traccia. L’autore sottolinea l’esistenza di un ufficio di segreteria che ha affiancato il partito dal dopoguerra fino alla sua estinzione. Partecipava al Pci svolgendo tre compiti, uno dei quali era proprio organizzare l’archivio segreto: “un partito con doppi fondi, di cui non abbiamo ancora trovato tutti i tasselli: ecco perché è come un romanzo giallo”.
C’è un’idealizzazione per cui il comunismo in Italia non ha avuto legami col comunismo internazionale. Per Finetti invece il comunismo made in Italy ha mantenuto saldi rapporti con Stalin, per cui l’analisi dei rapporti internazionali è fondamentale. “Amendola è l’unico dirigente che abbia portato chiarezza nel Pci – aggiunge – fu lui a proporre nel ’64 di cambiar nome al partito, che non doveva essere un partito né socialdemocratico né comunista”.
Il ministro Bondi sottolinea poi la funzione svolta da una parte della storiografia che ha dato una visuale unilaterale e di comodo. “Una visione che non ha portato frutto, perché la sinistra ha mancato di fare i conti fino in fondo con la propria storia. Questo è il problema che sta alla base di tutte le difficoltà della politica odierna di marchio comunista”. “Tutti i problemi hanno un’origine culturale – ha ribadito il ministro – il problema della sinistra sta nel non capire la realtà”. Bondi conclude sostenendo che anche la mancata alleanza per le passate elezioni tra Veltroni e i socialisti in favore di Di Pietro deriva da un problema culturale mai risolto. La parola passa a Vignali, che conclude mettendo in rilievo che il comunismo è ideologia quando non riconosce che l’uomo è apertura all’infinito.

(L.A.)
Rimini, 24 agosto 2008