89. L’avvenimento della scoperta nella scienza

Press Meeting

La scoperta scientifica è sempre un avvenimento. Su questo sono d’accordo tutti i grandi scienziati ospiti oggi pomeriggio del Meeting. Alla conferenza stampa delle ore 14 hanno partecipato John Mather, premio Nobel per la Fisica 2006; Charles Townes, premio Nobel per la Fisica 1964, John Polkinghorne, vincitore del premio Templeton nel 2002, Yves Coppens, professor emeritus al Collège de France e Marco Bersanelli, docente di astrofisica all’Università degli Studi di Milano.
“Il tema del Meeting, ha esordito Bersanelli, è illuminante per l’esperienza scientifica. Vogliamo ascoltare delle testimonianze di questo”.
John Matter, celebre in tutto il mondo per i suoi studi sul Big Bang, ha sottolineato come sia impossibile avvicinarsi a un oggetto e studiarlo senza il proprio coinvolgimento. “Quando studiavo il Big Bang”, ha detto, “era necessario che mi servissi per la ricerca di immagini e mappe che rendessero più vicino l’oggetto studiato”.
Yves Coppens è l’antropologo che ha scoperto la famosa “Lucy”, uno scheletro quasi intero di australopiteco. “Prima della scoperta”, ha ricordato Coppens, “avevo trovato numerosissime tracce che mi spingevano ad essere sicuro di trovare qualcosa, ma nel 1973, oltre a numerosissime ossa, ho trovato qualcosa di molto di più: uno scheletro quasi intatto. Questo mi ha permesso di dimostrare che l’australopiteco non solo camminava in modo eretto come noi, ma era in grado di arrampicarsi come le scimmie. La scoperta spesso è un ‘meeting’, un vero e proprio incontro”.
Secondo John Polkingorne “lo stupore e la meraviglia per una scoperta sono la ricompensa per tutta la frustrazione e la fatica del nostro lavoro”, ha detto, “ma la scienza non basta, perché non può spiegare da sola il senso delle cose. È per questo che ho sentito il bisogno di avvicinarmi alla teologia e alla religione”. “È vero, gli scienziati si meravigliano molto e si chiedono il perché di questo stupore”, gli ha fatto eco Townes, “solo che lo dicono molto poco”.
Concludendo la conferenza, Marco Bersanelli ha sottolineato come le testimonianze ascoltate siano tutti esempi “di sottomissione del pensiero all’esperienza: è quest’ultima che giudica, ed è inevitabile che sia così”.

(Al.C.)
Rimini, 26 agosto 2009