Lo stato dello sviluppo infrastrutturale in Italia è stato al centro della tavola rotonda delle 11 in sala Neri, cui hanno partecipato vari protagonisti dell’imprenditoria e della politica dei trasporti. Dopo l’introduzione di Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera dei Deputati, Sergio Tripoli, segretario generale di Unioncamere, ha portato dati di confronto della dotazione infrastrutturale italiana con quella di altri paesi europei. “Tre le condizioni per vincere la sfida – ha sintetizzato – saper attrarre investimenti privati per la realizzazione delle nuove opere mediante il project financing; assicurare una capacità decisionale nei livelli istituzionali pubblici per superare i localismi; programmare le infrastrutture sempre in modo organico e in particolare in senso intermodale invece che settorialmente”.
Per Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, la partita infrastrutturale non è ancora persa. Ha accennato a importanti opere sulla Milano-Bergamo, l’Adriatica, la variante di valico e al progetto di adeguamento di un terzo dell’intera rete autostradale entro il 2020. Le altre condizioni necessarie per una politica delle infrastrutture? “Auspico la semplificazione di procedure contrattuali pubbliche e in generale la capacità di avviare programmi anche a lungo termine, per un sistema infrastrutturale sempre più organico”.
L’esperienza di una grande impresa costruttrice di mezzi di trasporto ferroviari è stata portata da Roberto Tazzioli, amministratore delegato di Bombardier Transportation. Illustrando lo sviluppo della società, la varietà e la qualità tecnologica di mezzi di nuova progettazione o già in esercizio sulla rete ferroviaria e metropolitana italiana, ha tenuto a sottolineare che “è utile parlare di infrastrutture da fare, ma soprattutto è doveroso farle e mantenere bene quelle che già ci sono, perché le infrastrutture sono lo strumento, non il fine della mobilità. Occorre dunque fare buone infrastrutture, ma al tempo stesso occorre fare buoni mezzi di trasporto”.
Anche per il presidente e amministratore delegato di Finmeccanica Francesco Guarguaglini la partita delle infrastrutture per l’Italia non è persa, ma per vincerla occorre puntare a conseguire il miglior sistema europeo. Per questo conta la capacità di portare a termini i programmi una volta decisi, rapportarsi correttamente con le istituzioni europee e saper attrarre investimenti dagli operatori privati anche esteri, vincendo le attuali perplessità.
Parlando di infrastrutture, non si può non nominare l’alta velocità ferroviaria, che sarà attivata entro quest’anno sulla Milano-Bologna ed entro il 2009 sulla Firenze-Roma. “Permetterà di andare da Milano a Torino in trentacinque minuti e a Roma in tre ore e costituisce una rivoluzione per tutta la tempistica dei programmi di viaggio nel nostro paese. Dopo le incertezze degli anni Novanta, la rete dell’alta velocità si può dunque dire realizzata in pochi anni del decennio in corso. Si tratta di un risultato di eccellenza, che ci pone al massimo livello mondiale con Giappone e Francia anche per la tecnologia impiantistica”. Il raggiungimento dell’ambizioso obiettivo è stato così illustrato da Mauro Moretti, amministratore delegato di Ferrovie dello Stato: “un esempio della possibilità per l’Italia di vincere partite sempre più importanti”. Moretti ha anche sollecitato la decisione sui nodi intermodali del nostro sistema: occorre finalmente localizzare i punti di snodo e incontro delle reti infrastrutturali.
Il tema del consenso sociale alle grandi opere è stato sollevato da Raffaele Cattaneo, assessore alle infrastrutture e mobilità della Lombardia. “L’avvio da parte della Regione di specifici tavoli di lavoro per la definizione delle questioni e per la composizione degli interessi emergenti in un territorio di fronte a progetti di nuove infrastrutture, è un esempio di applicazione della sussidiarietà. Lo scopo è conseguire il massimo possibile consenso intorno a iniziative spesso problematiche”. Cattaneo ha anche valorizzato – riferendo l’esperienza lombarda – l’impiego del project financing nella realizzazione delle grandi opere, ormai possibili solo col concorso del capitale privato. Ha così annunciato la stipula in questi giorni del contratto per la realizzazione della tanto attesa Pedemontana.
E l’Unione europea? Il suo ruolo è indubbiamente centrale nella decisione e sviluppo delle reti infrastrutturali e l’Italia deve agire da protagonista, ha rimarcato Antonio Tajani, vice presidente della Commissione Europea. Ricordando l’importante assegnazione di contributi per le nuove linee del Brennero (786 milioni) e della Lione-Torino (772), ha sollecitato a saper cogliere le opportunità offerte dall’Unione Europea attraverso uno stretto e corretto rapporto con le sue istituzioni.
Il compito di tirare la sintesi è stato affidato dal coordinatore al ministro delle Infrastrutture e trasporti Altero Matteoli. Riprendendo gli interventi dei vari partecipanti ha espresso anzitutto la massima soddisfazione per l’annunciata costituzione della compagine imprenditoriale italiana per la rilevazione di Alitalia, “un importante segno di fiducia nel sistema Paese”. Matteoli ha tenuto poi a sottolineare alcune condizioni per lo sviluppo del sistema infrastrutturale nazionale, dando atto anzitutto “del superamento della cosiddetta ideologia del ‘no’ quale reazione a proposte di nuovi interventi strutturali, grazie a modifiche apportate ai procedimenti amministrativi di approvazione dei progetti di grandi opere”. Il ministro ha infine indicato l’importanza di una riforma della legislazione sui porti, “una condizione per adeguare l’Italia alla potenzialità dei trasporti via mare, nonché di internazionalizzare i programmi di intervento nei settori infrastrutturali, sempre privilegiando il quadro di riferimento europeo”.
(M.B.)
Rimini, 27 agosto 2008