Come c’era da aspettarsi, le prime domande a Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, e a Cesare Geronzi presidente di Generali Group, hanno riguardato il caso Fiat e il rischio di elezioni anticipate.
Dopo aver esordito dicendo che si aspettava altre domande, Marcegaglia ha risposto che il caso Fiat pone il tema vero e cioè se l’Italia vuole avere un futuro come Paese industriale. “E noi lo vogliamo – ha aggiunto – perché il 70 per cento del Pil viene dall’industria e siamo la seconda Nazione manifatturiera nel mondo dopo la Germania”.
Il caso Fiat è emblematico perché ci si trova di fronte a un’azienda che vuole riportare il lavoro in Italia e non il contrario, investendo venti miliardi, ma per fare questo chiede di sottoscrivere accordi che poi siano rispettati da tutte e due le parti: “Non devono esserci due o tre operai che blocchino l’intera fabbrica né un piccolo gruppo che fermi la produzione”.
A proposito della sentenza del giudice occorre tener presenti sì i diritti dei tre, ma anche i diritti degli altri lavoratori e quelli dell’azienda.
La presidente non si sottrae ai temi politici del momento. “A proposito di elezioni, la nostra posizione è chiara: un governo che ha ottenuto il consenso in tre elezioni (le politiche nel 2008, le europee nel 2009 e le regionali nel 2010) ha il dovere di governare e portare avanti il programma, che comprende diverse riforme, approvato dagli elettori”.
Cesare Geronzi ha definito “esaustiva” la risposta di Marcegaglia sul caso Fiat, per cui non aggiunge nulla. È pure d’accordo sul tema delle elezioni, “che però potrebbero diventare inevitabili – ha precisato – se il Parlamento nega la fiducia al governo”.
Ancora sul caso Melfi: i tre operai hanno scritto al presidente Napoletano che non è dignitoso avere un salario senza lavorare. “La Fiat è stata condannata dal giudice per attività antisindacale”, ha risposto Marcegaglia e per questo ha conservato per i tre lo stipendio e la possibilità di fare azione sindacale all’interno dell’azienda.
“Ma il vero problema è quello che ho detto prima: se l’Italia vuole rimanere un Paese industriale, visto che negli ultimi anni ha perso 32 punti di produttività nei confronti della Germania e un sindacato di base ha proclamato lo sciopero degli straordinari fino al 2014. In questo caso la Fiat non vuole sussidi, ma solo investire”.
Alla domanda sul calo in Borsa di questi giorni Geronzi ha riposto raccomandando agli investitori di non guardare i corsi giorno per giorno e di non lasciarsi confondere dalle notizie quotidiane.
Altra questione è la ventilata uscita della Fiat da Confindustria per superare il problema dei contratti nazionali. Marcegaglia ha rammentato di aver incontrato Sergio Marchionne lo scorso 27 luglio: “Nel colloquio è emersa la volontà di continuare insieme, trovando eventuali deroghe al contratto nazionale d’accordo con Federmeccanica”.
Sugli investimenti libici in Generali, Geronzi ha raccontato l’incontro avuto con Gheddafi nel 1997 il cui il leader libico esprimeva il suo odio per gli Usa e la sua impossibilità di investire in imprese italiane perché gli italiani avevano fatto strage del suo popolo. “Poi però – spiega il manager – ha fatto ugualmente grossi investimenti. I libici sono eccellenti azionisti ed eccellenti collaboratori”.
Parlando poi delle Generali, ha affermato assume sempre più le caratteristiche di grandissimo gruppo internazionale: al primo posto in Cina tra le assicurazioni non cinesi, sta arrivando al primo posto in India ed è al secondo posto in Germania e in Francia.
“Le Generali investono ogni anno 400 miliardi”. A proposito di crisi e ripresa, il numero uno di Generali ha parlato di segnali positivi, ma deboli: “Il peggio però è passato”. Ha quindi concluso dichiarando di essere contento di aver accettato l’invito di venire al Meeting, lui che non va mai a convegni, perché visto da vicino è diverso da come veniva descritto: “Questa realtà mi ha conquistato”.
(A.B.)
Rimini, 25 agosto 2010