Incontro ad altissimo livello questa mattina in B7, sala principale del Meeting. Sul tavolo dei relatori Edward Nelson, da cinquant’anni professore di matematica alla prestigiosa Università di Princeton (già ieri al Meeting impegnato nella presentazione della mostra Da uno a infinito. Al cuore della matematica) e Andrea Moro, professore ordinario di Linguistica generale all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Hanno risposto a tre domande poste da Marco Bersanelli, docente di Astrofisica all’Università degli Studi di Milano sul tema Quale bene dalla scienza?
“Se la ricerca scientifica non parte dalla sete di significato iscritto nella natura umana, c’è il rischio che percorra il binario morto della pura applicazione tecnica”. Bersanelli ha introdotto il tema a partire dai grandi condizionamenti che l’innovazione tecnologica ha prodotto e produce sulla nostra cultura. La prima domanda che ha rivolto ai relatori riguardava proprio il valore e il contributo della ricerca scientifica all’uomo e in particolare alla sua formazione ed educazione. “La scienza è sempre e solo un metodo” ha affermato Moro e ne ha poi declinato le caratteristiche: “stupore per l’oggetto, imprevedibilità dell’evento, fiducia nella tradizione”. A sua volta Nelson ha risposto citando il mondo tenebroso e pessimistico che risulta dalla fantasia di Jules Verne che già nel 1863 descriveva un mondo tecnologicamente avanzato, ma privo di valori umani. “Il ruolo della scienza, in chi non diventerà uno scienziato – ha aggiunto – è insegnare a riconoscere la subdola natura che si cela dietro tanta pseudoscienza di oggi.”
“La scienza è incapace di rispondere alle domande ultime dell’uomo”. La seconda domanda di Bersanelli è la richiesta di un commento all’affermazione di Nicola Cabibbo, fisico italiano di recente scomparso. “La ricerca scientifica può essere un ‘ardere folle’, inutile proprio quando esclude me – ha asserito Moro – se togliamo noi stessi dalla ricerca, il nichilismo che si ammanta di onnipotenza è sempre in agguato”. Nelson ha precisato che la scienza è ben più di un semplice sapere: “Se esistesse un oracolo della scienza a cui porre tutte le nostre domande, sapremmo tante cose, ma saremmo altrettanto tristi”. Ha quindi aggiunto: “Che cosa manca? Manca la gloriosa avventura di fare scienza, di lottare contro l’ignoto, di scoprire, inventare, di fare un passo avanti che forse sarà usato da altri nella ricerca della verità”.
Infine Bersanelli ha chiesto ai relatori un giudizio in merito alla grande autorevolezza di cui gode, nella mentalità comune, la dimostrazione scientifica. Convincente il commento di Moro: “Non tutto è dimostrabile e ripetibile se si parte dalla concezione di realtà come imprevisto. Solo in questo senso si può considerare l’unicità dell’esistenza del singolo uomo”. Ha aggiunto quindi che la scienza diventa ideologia, quando cessa di essere metodo. “La scienza deve essere razionale, ma non tutto ciò che è razionale è scienza – ha concluso Nelson – così si cade nello scientismo”.
Il clima dell’incontro è stato ben sintetizzato dalla conclusione di Bersanelli: “Oggi abbiamo avuto un esempio di ciò che è il Meeting: costruire una storia tra uomini appassionati del vero”.
(G.L.)
Rimini, 25 agosto 2010