82. La diversità non spaventa: immigrazione e integrazione

Press Meeting

“Per affrontare il tema dell’immigrazione e dell’integrazione occorre partire dalle esperienze positive in atto”. Con queste parole Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, ha introdotto l’incontro delle ore 11.15 in sala A1 su queste delicate problematiche.

n video di alcuni minuti ha presentato alcune di queste esperienze di integrazione sviluppate da associazioni che operano in diversi ambiti dell’assistenza in ambito sociale. L’esperienza di due di queste associazioni è stata esposta da Alberto Bonfanti, presidente di Portofranco e Valter Izzo, presidente del Gruppo La Strada.

“Portofranco è un luogo libero di incontro per studenti delle scuole superiori che grazie all’attività volontaria di studenti universitari ed ex docenti vengono aiutati nello studio” ha esordito Bonfanti. Dal momento che nell’ultimo anno il 30 per cento degli studenti era straniero “questo è diventato anche un luogo di integrazione”.

Il cuore di questa esperienza secondo Bonfanti è “l’incontro tra i bisogni e i desideri profondi del cuore di ognuno delle persone che vi partecipa. Per questo qui da noi c’è integrazione e non accadono episodi di violenza tra diversi gruppi etnici come accade spesso in altri contesti”.

Parlando delle attività di sostegno ai bisogni sviluppate dal Gruppo La Strada, Izzo ha spiegato che “siamo presenti con diverse cooperative in alcune delle zone più difficili e disagiate di Milano. Ci occupiamo con le diverse nostre attività di rispondere ad una molteplicità di diversi bisogni sociali, dall’accoglienza dei minori all’aiuto nella ricerca della casa”.

I risultati raggiunti in questi anni sono stati positivi e questo perché “c’è un coinvolgimento totale, reale e concreto con i bisogni delle persone da cui deriva una fiducia e una scommessa su chi incontriamo”. Secondo Izzo “occorre passione. Senza passione è impossibile rispondere ad un bisogno. Lo Stato deve sostenere questa passione e l’attività di opere come la nostra per evitare che gli assistenti di oggi diventino assistiti di domani”.

Nel suo intervento il ministro Maroni si è concentrato sui temi dell’immigrazione, della sicurezza e dell’integrazione e, oltre a descrivere le attività messe in atto dal suo ministero e dal Governo sul tema, non ha mancato di esternare alcune sue convinzioni personali.

Citando l’enciclica del papa “Caritas in Veritate” il ministro ha affermato che “l’immigrazione è un fenomeno di gestione complessa. La gestione di questo fenomeno globale è fondamentale”. Maroni ha poi elencato alcune delle misure implementate dal Governo in materia di sicurezza, precisando che “politiche sulla sicurezza sono utili ma non capaci da sole di risolvere le delicate questioni dell’integrazione e dell’immigrazione.

Sono convinto comunque che se aumenta la sicurezza aumenta anche l’integrazione sul territorio, come dimostra il caso di Verona che, secondo una ricerca dell’università Bocconi, risulta la città dove secondo gli immigrati maggiore è la percezione dell’integrazione”.

Secondo il ministro “occorre promuovere misure che leghino l’immigrazione al contratto di lavoro (come previsto dalla legge Bossi – Fini) e alla certezza di un alloggio così da garantire a chi viene nel nostro Paese elementi base di sostentamento”.

Molto deciso l’affondo sul tema dell’immigrazione clandestina: “Contrastare la clandestinità significa combattere l’attività di potenti associazioni criminose che fanno della tratta di esseri umani una delle principali fonti di profitto. Azioni semplici come l’accordo con la Libia hanno permesso di contrastare questo fenomeno in modo molto efficace”.

Il ministro ha poi difeso le operazioni di respingimento messe in atto dall’Italia (“sono conformi alle norme dell’Unione Europea”) e le politiche di rimpatrio francese sotto accusa in questi giorni (“non sono espulsioni ma rimpatri volontari assistiti”) ed ha sottolineato il ruolo del nostro Paese rispetto ai minori non accompagnati: “Il loro arrivo è in diminuzione e quando giungono sono accolti da valide strutture gestite da volontari, anche se avremmo il diritto di rimpatriarli. Non come fanno altri Paesi che ci fanno la morale e poi li rimpatriano”.

Per quanto riguarda l’attività di ministro nel suo complesso, Maroni si è definito “una persona di buonsenso che cerca sempre il dialogo e il confronto”. “Quando però mi accusano di xenofobia o razzismo solo per motivi ideologici o per pregiudizio – ha tenuto a precisare – questo lo reputo assurdo. Alcune delle nostre politiche sulla sicurezza sono state imitate anche da Zapatero, non vedo perché se le fa lui vanno bene e se le facciamo noi sono sbagliate”.

Duro l’attacco nei confronti dell’Unione Europea che secondo il ministro “ha un ritardo culturale enorme sul tema dell’immigrazione. L’Unione dovrebbe sostenere gli sforzi dei Paesi di confine come l’Italia perché l’immigrazione non è un problema italiano ma europeo. Occorre maggiore impegno in materia di sicurezza, immigrazione e politiche di accoglienza ai rifugiati”.

Ricordando infine gli ottimi risultati ottenuti nella lotta alla mafia, Maroni ha auspicato che dai beni sottratti alla mafia si possano ottenere risorse da utilizzare per sostenere l’attività delle associazioni di volontariato che operano nel campo dell’integrazione.

Vittadini ha concluso l’incontro affermando che “solo il desiderio di bellezza e di verità può generare incontro e integrazione. Questo non è in contraddizione con il rispetto delle regole e della legge. Sbaglia chi pensa che noi chiediamo privilegi allo Stato: a noi interessa promuovere collaborazione tra soggetti pubblici, non profit e privati che insieme possano sviluppare azioni capaci di creare vera integrazione e risposta concreta ai bisogni”.

(M.C.)
Rimini, 25 agosto 2010