81. Al cuore dell’informazione

Press Meeting

“La scommessa è la realtà. Andare al cuore dell’informazione significa non anteporre la critica ai fatti e lasciar parlare la realtà. Dobbiamo rimettere la realtà al centro, in questo modo non ci sono percorsi obbligati, strade da cui non si può uscire”.

Conclude così il suo intervento un acclamatissimo Mario Calabresi, direttore del quotidiano “La Stampa”, ormai protagonista fisso del Meeting di Rimini. Con lui sul palco William McGurn, giornalista del “Wall Street Journal”, John Waters, giornalista dell’“Irish Times” e Peter Stockland, Executive Director del Centre for Cultural Renewal di Ottawa. Ha introdotto la discussione il portavoce di Cl, Alberto Savorana.

McGurn ha sottolineato che il mondo dei media è visto, dagli stessi addetti ai lavori, come una casta quasi sacerdotale, con le proprie ideologie, le proprie credenze. In Europa, ha proseguito il giornalista americano, il cristianesimo ha radici profonde sia culturali che istituzionali. Proprio per questo motivo la classe dei media risulta maggiormente laicizzata e con l’idea che la religione sia anti-moderna.

“La possibilità che intravedo – ha proseguito – è che, attraverso incontri e luoghi come il Meeting, si riesca a costruire una nuova generazione di media laica, ma allo stesso tempo religiosa, che abbia una nuova voce che sappia rispondere alla modernità per arrivare dritta al cuore degli uomini”.

La relazione di Peter Stockland, è cominciata con un aneddoto dell’inizio della sua carriera di giornalista. Una delle prime persone da lui intervistate fu una prostituta che, al termine di una serie di domande, gli disse: “Lei pensa che io non mi vergogni di quello che faccio?”. Questa risposta, arrivata dritta dal cuore, come ha spiegato Stockland, ha permesso al giornalista canadese di capire cosa significa essere pienamente uomo. “C’è qualcosa nel nostro cuore che ci spinge a desiderare di più rispetto agli animali. Cercare di capire è quel ‘qualcosa in più’ che ci rende pienamente umani”.

Non ha bisogno di presentazioni per il pubblico del Meeting John Waters, sia per le frequentazioni degli ultimi anni, sia per l’incontro di domenica scorsa con la presidente dell’Irlanda Mary McAleese. Il giornalista irlandese ha cercato di spiegare come il cinismo sia l’ipotesi di partenza dell’uomo contemporaneo. “Io stesso faccio fatica a non avere pregiudizi, ad ascoltare con l’orecchio del cuore.

Il mondo dei media cerca di inscatolare tutto, di dividere le cose per generi. In questo modo è chiaro che il giornalista non si impegna in prima persona ma deve solo commentare ciò che vede”. Il problema per il cronista irlandese è che “senza una partecipazione noi stiamo perdendo la nostra cultura, stiamo scivolando nel nulla. Il Meeting è un posto dove nulla è scontato, dove la cultura è da uomo. Tutto è da uomo”.

Mario Calabresi, infine, ha sottolineato ancora una volta l’elemento che rende vero il giornalismo: l’attinenza ai fatti. “La mia ambizione è fare qualcosa che si avvicina al vero, non al verosimile, o, peggio, al falso”, ha esordito il direttore de “La Stampa”.

Oggi, è la convinzione di Calabresi, assistiamo all’utilizzo del falso come mezzo per attirare la gente con l’idea che la ragione stia dalla parte di chi la spara più grossa. “Io invece penso che non bisogna perdere di vista l’uomo e che è necessario uno sguardo positivo perché ci sia qualcosa di vero che copra il falso, il negativo. La realtà è testarda, non è possibile per nessuno inquinarla o manipolarla per sempre, se teniamo vivo questo sguardo positivo”.

(P.M.)
Rimini, 25 agosto 2010