“L’arte è un metodo di conoscenza – ha esordito Pier Paolo Bellini – che non si accontenta di descrivere le cose, ma vuole descrivere come il cuore dell’uomo accoglie gli avvenimenti dell’esistenza, per cercarne il senso più profondo”.
E quindi dopo Villa-Lobos (la vita) e Schubert (la morte), l’ascolto di oggi ha per tema la “contraddizione tra il desiderio di infinito e l’esperienza del limite nel raggiungerlo, che don Giussani ha descritto con la parola ‘malinconia, cioè di quella tristezza che insorge tra la capacità dell’uomo di aspirare all’infinito e la coscienza di non esservi capaci’”.
Massimo Bernardini, giornalista e autore televisivo, che ha realizzato l’intervista a Renzo Arbore riportata nel booklet del cd, ha quindi introdotto Antonio Attanasio (voce), Massimo Della Rocca (chitarra) e Michele Di Martino (mandolino) che si sono incaricati di testimoniare al pubblico che alle 19.00 affollava la Sala Neri la profonda verità umana della malinconia di questi canti così amata da don Giussani.
Ma subito prende vita la prima canzone, ‘O surdato ’nnammurato, eseguita alla Anna Magnani, senza traccia quindi di “sentimentalismo appiccicaticcio che sembra circondare la maggior parte delle esecuzioni di queste canzoni”. Poi Tu ca nun chiagne e Voce ‘e notte, ed ancora A vucchella e I’ te vurria vasa’, tutte efficacemente delineate da Bernardini quanto ad autori e genesi artistica. L’antologia è continuata con le canzoni che segnano il nesso tra musica colta e il popolo, nesso che ha il suo fulcro nella località di Piedigrotta. Te voglio bene assaje è stata condivisa nel ritornello con tutto il pubblico.
Per introdurre una canzone altrettanto popolare di cento anni dopo, musicata durante l’occupazione delle truppe alleate, cioè Tammurriata nera, l’attore Franco Palmieri ha letto una pagina, scritta da Curzio Malaparte nel 1943, sulla originalità del concetto di “sangue” a Napoli, percepito insieme come simbolo della guerra e segno del miracolo. Magistrale l’interpretazione del trio, che ha saputo trascinare il pubblico con la ritmica del brano.
E finalmente Silenzio Cantatore e Mandulinata a Napule, la canzone che da il titolo al cd n. 30 della collana. “Un canto che rovescia addosso un’inaudita intensità di tenerezza: nel verso che dice ‘stanotte amore e Dio sono una cosa’ – ha sottolineato Bernardini – c’è tutta l’attesa di un compimento a cui diamo un nome: Dio”
(Ant.C.)
Rimini, 25 agosto 2009