Ottimo successo ha riscosso la presentazione del libro di Pippo Corigliano, “Un lavoro soprannaturale. La mia vita nell’Opus Dei”. Nell’introduzione, Camillo Fornasieri, direttore del Centro Culturale di Milano ha sottolineato come: “la missione dell’opera è avvicinare il cristiano all’opera di Dio; la presentazione di questo libro è un tentativo del Meeting di collegare cultura e certezza”. “Nel libro – ha detto l’autore, portavoce dell’Opus Dei – ho cercato di sottolineare com’è Opus Dei ai giorni nostri. Credo di poter affermare che quando uno fa esperienza di un grande amore è già esperienza di redenzione. La dimensione del lavoro è molto importante per l’uomo di oggi: è infatti importante collocare l’operato di ogni giorno in una dimensione di amore e di incontro verso l’altro. Il lavoro dev’essere, infatti, un modo per avvicinarci a Dio e soprattutto per avvicinare l’altro a Dio. La santificazione del lavoro è infatti la santificazione di Dio”. Molti sono stati i riferimenti alla memoria di Indro Montanelli, maestro di Pippo Corigliano, e dei suoi incontri con Papa Wojtyla. “Il titolo avrebbe dovuto essere ‘Sognare Opus Dei Verde’. Credo che difendere l’Opus Dei sia stata una gran fatica, ma anche una grande gioia”. “Un libro importante – ha poi sottolineato Fornasieri presentando Pigi Colognesi autore di “William Congdon. L’avventura dello sguardo” (Ed. San Paolo) – che restituisce la grande figura d’artista e di uomo dell’artista americano, che l’autore ha avuto il tempo di conoscere di persona”. Una figura eccezionale del ‘900, di una ricchezza e di una profondità che richiedono una vicinanza, che c’invita sia a guardare le opere, sia a leggerne i pensieri, che sono sempre riflessioni sull’esperienza. Una sorta di romanzo epistolare, costruito sulla base delle lettere che furono inviate dall’artista all’autore, il quale poi ha aggiunto a completamento dell’opera un’antologia degli scritti di Congdon. “I quadri – diceva il pittore – sono dei figli, sono l’avvenimento, qualcosa che accade, che si genera attraverso di me”. Un rapporto conoscitivo che per Colognesi si sintetizzava negli occhi, in un modo di vedere mai ovvio, mai scontato.“ Era sempre stare di fronte a una provocazione della conoscenza, come davanti a un particolare pittorico inedito. La vibrazione di tono di uno sguardo di conoscenza artistica. Lo scontro con la terribile realtà della guerra accese il suo genio, gli impresse il segno della morte. La sua ricerca lentamente consumava gli oggetti che suscitavano un senso di speranza dalla morte. Accettò la scommessa della fede cattolica nel 1959, incontrando successivamente l’esperienza di Cl e in particolare dei “Memores Domini”. La fedeltà alla casa, agli amici, ha generato l’ultima, incredibile stagione artistica, quella della Bassa, dove ciò che è stato dolore e morte trova la sua perfezione”. È stato infine il turno della presentazione di “Adesso. 365 giorni da vivere” di Paolo Massobrio (Ed. Comunica). Per andare alle radici concrete, ha sottolineato Fornasieri, di ciò che si chiama bellezza, gusto, desiderio di spartire qualcosa di bello e di buono insieme, con l’interesse ad andare oltre ciò che oggi significa mangiare e bere bene, perché la conoscenza di un piatto fatto in certo modo è come la vita. Come nelle vecchie agende di una volta. “Il libro – ha quindi evidenziato il noto enogastronomo, fondatore del “Club di Papillon” – è nato ricordando anche quanto sia importante, come diceva don Giussani: ‘un ordine che è quasi toccare la bellezza’, che è contro l’appiattimento del gusto. E per questo occorreva parlare non solo del cibo e del vino, ma della bellezza da portare dentro la nostra vita e nelle nostre case. Si percepisce allora che il gusto racconta qualcosa d’altro. Che è utile a descrivere ciò che siamo. Perfino le diete allora diventano una tensione al gusto, quindi al bello e non una privazione”.