7. Il posto a tavola: luogo di educazione e di gusto

Press Meeting

Il tema sempre più attuale dell’alimentazione e del gusto è stato al centro dell’incontro promosso dal Club di Papillon, svoltosi questo pomeriggio in sala B7. L’appuntamento, ormai consolidato all’interno del Meeting, ha visto come protagonisti Paolo Massobrio, giornalista e presidente del Club Papillon, Stefano Berni, direttore generale Consorzio per la Tutela del Grana Padano, Massimo Folador, consulente aziendale, Alessandro Meluzzi, psichiatra e Marco Gatti, giornalista.
Nell’introdurre i lavori Massobrio ha sottolineato che “il gusto è una cosa che c’è e a cui tutti tendono come si tende alla bellezza”, per cui si tratta di un qualcosa che non può essere lasciato al caso, per poi passare a ringraziare tutti coloro, molti dei quali presenti in sala, hanno collaborato alla redazione della guida “Adesso 2009 – 365 giorni da vivere con gusto” (ed. Comunica).
Stefano Berni invece ha incentrato il suo intervento sulla necessità una nuova cultura dello stare insieme a tavola in modo gradevole, perché la compressione del tempo ha portato all’era dei “malanni alimentari” passando per l’era della “cultura del fast disordinato”, fino ad arrivare al tempo dell’“ipersalutismo”, con cui si pensa di risolvere le problematiche sul cibo che hanno ormai invaso, dopo essersi sviluppate in America, anche l’Europa e l’Italia. La chiave per uscire da questa crisi, , ha dichiarato Berni, sta nel conoscere e informarsi su ciò che si mangia, nel far rimanere il mangiare un piacere determinato dalla suggestione che il cibo evoca e non solo dal gusto, perché, per esempio, un prodotto DOP (origine protetta) rappresenta un territorio, una cultura, una storia reale, come quella dei monaci di Chiaravalle che per non buttare il latte bovino prodotto in eccedenza durante l’estate, si inventarono una ricetta geniale per conservarlo e che ha portato al grana padano.
L’esperienza personale vissuta al contatto con i monaci e la lettura attenta della Regola di San Benedetto è stato il filo conduttore dell’intervento di Folador. “La mia esperienza – ha dichiarato – lega le due dimensioni, individuale e comunitaria”, in un cammino che porta alla singolarità della persona attraverso una compagnia, da “cum-panis” (colui che con me spezza il pane). San Benedetto, ha poi ribadito Folador, dedica al tema del mangiare e del bere un’attenzione particolare, infatti lo stare a tavola insieme in silenzio induce un’attenzione a ciò che abbiamo davanti e alle esigenze del vicino, (fino a notare la mancanza di vino nel bicchiere dell’altro).
Del “posto a tavola minacciato” ha parlato Meluzzi, sottolineando un rischio in particolare, quello della “patologia della tovaglietta individuale” che ha rotto la sana abitudine della convivialità, del rapporto tra i commensali. Per quanto riguarda invece le priorità per contrastare le minacce, Merluzzi ha sottolineato una duplice necessità: “Da un lato il cibo non può prescindere da un criterio di giustizia, perché per esempio in Brasile alcune multinazionali utilizzano la soia per produrre bio-combustibili; dall’altro occorre valorizzare tutte quelle realtà che difendono il principio dell’“educazione al non spreco”.
Dopo la presentazione delle novità della guida da parte di Marco Gatti, i presenti hanno potuto degustare la “Cascinazza Amber”, una birra prodotta dai monaci benedettini del Priorato dei SS. Pietro e Paolo di Milano, ad alta fermentazione, di colore ambrato aranciato. Il marchio del Monastero, raffigurato in etichetta, riproduce un bozzetto della Cascinazza di William Congdon, artista americano che per molti anni ha vissuto e dipinto presso il Monastero.

(G.F.I.)
Rimini, 24 agosto 2008