“’68 e oltre: «Nous voulons vivre». Giovani, consumi, rivoluzioni”

Press Meeting

Rimini, domenica 19 agosto – Come cinquant’anni prima, così cinquant’anni dopo: dal dialogo con uno studente di giurisprudenza nasce l’idea di realizzare una mostra sul ’68 accompagnata da un ci-clo di incontri con testimoni e studiosi, chiamati a interloquire su quel momento storico che non fu solo un fatto del passato che segnò profondamente la coscienza della società di allora, ma che a continua a interrogare la società e le coscienze dell’oggi. Il primo appuntamento, tenutosi alle 19 nell’Arena della Storia A5, ha offerto al pubblico, prevaletemele di giovani, l’opportunità di interagi-re con gli illustri ospiti: Edoardo Bressan, professore ordinario di Storia Contemporanea all’Università di Macerata; Eugenio Capozzi, professore ordinario di Storia Contemporanea all’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli; Giovanni Orsina, professore ordinario di Storia Contemporanea e di Sistemi Politici Europei all’Università LUISS “Guido Carli” di Roma. Un dialogo nel segno della straordinaria apertura, voglia di verità e confronto su uno dei temi più dibattuti nella nostra società italiana, europea e internazionale.

Dal presente al passato, da semplice curiosità a domanda storica: cosa ha realmente cambiato il mondo? Quali forze hanno mosso gruppi, movimenti e singoli della società del benessere? “La storia non appiattisce la realtà”: così Marta Busani, assegnista di Ricerca in Storia Contemporanea all’Università Cattolica di Milano, introduce il dialogo. Diversi i temi delle domande poste: dal ribelli-smo giovanile, alla partecipazione politica, dalla rivoluzione dei costumi, all’associazionismo cattolico fino agli esiti storici di quella rivoluzione sessantottina nella nuova società contemporanea.

Gli storici riflettono sulla dialettica tra l’‘io’ e il mondo in risposta alle diverse domande, che eviden-ziano da un lato le istanze di autodeterminazione, di emancipazione dei giovani e dall’altro le concrete possibilità di attuazione di quest’ultime da parte dei sistemi democratici e anche della Chiesa. Comune è il giudizio sulla problematicità del modello sessantottino di una società libera, progressista e a tratti marxista, visto l’utilizzo da più parti di categorie politico-culturali che provenivano proprio da quel mondo che i movimenti anti-sistema denunciavano. A spiegarlo con acutezza è Orsina, che, assieme a Capozzi e Bressan, ha inviatato a tornare a interrogarsi sul significato della “vera” e “autentica” rivolta che dal profondo ha mosso l’io di quei giovani, di quella storia e quindi della nostra.

Le promesse non mantenute – secondo Orsina – erano state il motore di quelle contestazioni che nell’associazionismo cattolico – spiega invece Bressan – avevano il volto di un desiderio di autentici-tà e felicità annunciato dalle gerarchie ecclesiastiche. Da qui l’esperienza di Don Milani, il Concilio Vaticano II, la teologia della liberazione e le tante nuove e diverse forme di risposta all’insopprimibile esigenza dei giovani di allora – e di oggi, come emerge dalle domande del pubblico – di rinnovamento, di vera libertà, di smascheramento delle ideologie e delle ipocrisie. In una parola, “Nous voulons vivre”.

In questa cornice, le fedeli ricostruzioni proposte dagli ospiti presenti sono state occasione di dialogo e di incontro con un nuovo sguardo sul ’68, che, da ideale nostalgicamente tramontato nella coscienza di molti, è tornato in tutta la sua portata storica a rimettere al centro delle riflessioni dei presenti quel nucleo di esigenze e evidenze originarie – come le definiva Giussani – che caratterizzano il cuore di ciascun uomo. Al prezzo di verificare in chi e che cosa tali esigenze sono tornate a muovere e determinare il corso della storia.

(G.C.)

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