‘68 e oltre

Press Meeting

Rimini, venerdì 24 agosto – L’Arena della Storia A5 al gran completo – molte le persone in piedi – ha visto alle ore 12,30 confrontarsi in un dialogo intenso e a tratti commovente due testimoni significativi del periodo della rivolta studentesca: Fausto Bertinotti, presidente emerito della Camera dei Deputati, ed Emilia Guarnieri, presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli. Andrea Simoncini, professore ordinario di Diritto Costituzionale all’Università degli Studi di Firenze, ha posto le domande e moderato l’incontro accompagnato e scandito dalla musica e da canti: Walter Muto, Carlo Pastori e Federico Viviani hanno eseguito alcune canzoni che hanno stimolato le riflessioni e il dialogo.
È stato chiesto ai due ospiti di raccontare la loro esperienza di quel periodo che li ha visti protagonisti: la Guarnieri come giovane studentessa di Lettere moderne all’Università di Bologna e Bertinotti, con qualche anno di più, sindacalista della FIOT (Federazione Italiana Operai Tessili) a Novara.
L’incontro è nato da un imprevisto: una chiacchierata tra la Guarnieri, Simoncini e Bertinotti che dialogavano sul Sessantotto. Si sono ritrovati a canticchiare “Oltre il ponte” (Italo Calvino – Sergio Liberovici, 1958). “Il testo è una testimonianza – afferma il presidente emerito – non è ideologico e narra un racconto e una speranza. La speranza è che oltre il fuoco cominci l’amore, un mondo giusto libero e lieto”. “Anch’io mi sono accesa alla ventata di novità che arrivava – dichiara Emilia Guarnieri –, mi sono riconosciuta nel desiderio di giustizia, di autenticità e di novità presenti all’inizio della contestazione”.
Si ascolta il canto “Contessa” (Paolo Pietrangeli, 1966). Emilia Guarnieri ricorda: “L’utopia affascinante che mi aveva portato a mettere il manifesto di Che Guevara appeso in camera ha avuto una battuta di arresto e riflessione. Era il 6 giugno 1968, c’era stato l’attentato a Bob Kennedy. In un’assemblea in università un famoso esponente del movimento studentesco di Bologna diede l’annuncio aggiungendo di essere contento perché era stato colpito uno dei leader del capitalismo internazionale. Ho percepito che questo passaggio non era mio, che quest’affermazione non mi corrispondeva”. Bertinotti, ci tiene a precisare che il ‘68 ha varie componenti e sfaccettature diverse. “La violenza che è riconoscibile nella canzone non è quella che ha generato il terrorismo, che ha un percorso suo di carattere fondamentalistico; l’eredità positiva del sessantotto è rintracciabile in alcuni sviluppi della società civile, come l’acquisizione dei diritti per i lavoratori, la nascita delle pensioni e del sistema sanitario nazionale”.
Ma cosa resta ora di tutto questo? Per la presidente del Meeting ciò che resta è l’amore per le cose belle e buone, il desiderio di essere presenza: “Quando abbiamo cominciato a fare il Meeting nel 1980 questo impeto me lo sono ritrovato dentro. Il Meeting in fondo nasce da questo desiderio di perseguire il buono e il bello, di essere una presenza con tutta la nostra umanità ”. Fausto Bertinotti concorda e aggiunge: “Per me resta quello da cui ho cominciato, resta la speranza, restano le “guance di pesca” della canzone, il sindacato come idea di condivisione, casa del popolo, l’idea di essere compagno”.
La canzone “La ballata del potere” (Claudio Chieffo, 1968) dà lo spunto a Simoncini per interpellare i relatori sull’importanza del perdono. Bertinotti nota le tante forme inaccettabili di violenza della nostra società, ma dichiara di essere nel tempo approdato alla consapevolezza che l’unica forma accettabile di lotta per una società migliore è quella non violenta. “Il perdono – aggiunge – è una carta essenziale per la convivenza civile. La bellezza, come dice un autore francese, è legata ad uno sguardo: lo sguardo di quello che ti ama ti fa bello”. Emilia Guarnieri osserva: “Veniamo da esperienze diverse, e possiamo avere differenti punti di vista, ma non ho dubbi nell’affermare che ciascuno di noi due sarebbe disponibile ora a dare la vita per l’altro”. E aggiunge: “Nella mia esperienza ho imparato che il perdono non è togliere qualcosa, non è togliere il negativo, ma è l’affermazione di qualcosa che c’è, di una presenza”.
Questa mattina abbiamo potuto assistere anche a questo. Si comprende un po’ meglio quali sono le vere forze che muovono la storia.

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