Più che della presentazione di un libro si è trattato dell’omaggio che alcuni amici hanno reso ad un “protagonista” della vita politica fiorentina la cui vita è stata cambiata dall’incontro con la storia che ha generato anche il Meeting. A raccontare Graziano Grazzini, paradossalmente, sono stati due suoi “avversari”, anche se a diverso titolo: Matteo Renzi, presidente della Provincia di Firenze e Denis Verdini, deputato.
Nell’introdurre i lavori, Gabriele Toccafondi, collega di Verdini alla Camera, ha dichiarato che Grazzini non è stato un protagonista “da copertina”, ma proprio di quelli di cui si sta parlando in questi giorni al Meeting. “Oggi – ha dichiarato – penso che la politica abbia bisogno di protagonisti come Graziano, perché è stato un uomo che, raggiunto da un abbraccio – l’incontro con Cl – ha abbracciato tutto”.
Renzi invece ha spiegato come mai, nonostante Grazzini militasse nello schieramento politico opposto al suo, lo ritenesse quasi un fratello maggiore. “Per capire Graziano – ha dichiarato – occorre tenere presente la frase che aveva scritto in un suo articolo un occasione della morte di don Giussani: Cl mi ha cambiato la vita”. La sua vita umana e politica è stata determinata dalla letizia e dalla gratitudine. “Una letizia intesa non come quella di Lorenzo de’ Medici (“Chi vuol esser lieto sia / di doman non v’è certezza”), ma quella che lo legava all’eternità”. “Il ricordo di Graziano che porto nel cuore – ha proseguito Renzi – passa attraverso alcune parole: paternità, cuore, compagnia”.
Parole tutte legate ad episodi che hanno lasciato un ricordo nitido. La parola paternità divenne chiara a Renzi quando Grazzini, per convincerlo a portare il gonfalone della provincia di Firenze ai funerali di don Giussani, parlò di uno che aveva avuto una “paternità commossa verso i miei figli”. “Impossibile – commenta il presidente della provincia – pensare che ci sia uno che ama i figli più del padre”. Poi la parola “cuore”, quello che lui metteva nella sua attività politica ed in ogni cosa che faceva. Infine “compagnia”, perché lui era un compagno vero, a cui, in momenti di riflessione, potevi chiedere senza problemi. “Essere lieti – ha concluso – è possibile solo se si registra tutto per l’eternità”.
Per Verdini invece Grazzini era, nonostante la militanza nello stesso partito, “avversario” per tre motivi. Anzitutto perché le parole che usava (mistero, stupore, servizio) erano inconcepibili per uno che si definisce pragmatico. Il secondo invece perché Grazzini suscitava una profonda stima da parte del padre di Verdini. “Una volta in cui ci incontrammo tutti e tre a casa mia – ha raccontato – chi fu costretto ad andarsene da casa in seguito a una discussione fui proprio io”. Infine, “nonostante un legame politico serio tra noi, Grazzini non ha mai accolto i miei suggerimenti, eppure il nostro rapporto è stato sempre profondo e generoso”. Al termine, Toccafondi ha reso noto che i proventi della vendita del libro andranno a favore di “Famiglie per l’accoglienza della Toscana”. Graziano certamente avrebbe apprezzato.
(G.F.I.) Rimini, 26 agosto 2008