Nell’introdurre la presentazione della mostra, Bersanelli ha posto l’accento sulla responsabilità dell’uomo nei confronti del creato. “La scienza ci aiuta a conoscere i fenomeni naturali che determinano un clima che permetta la vita. Ma dalla scienza non possiamo aspettarci i criteri per intervenire, quando si tratta di affrontare i problemi connessi al clima stesso”. Criteri suggeriti invece dalle alcune parole di Benedetto XVI, riportate nella mostra: “la creazione è un dono da far diventare il giardino di Dio e perciò dell’uomo”.
Maggi ha illustrato soprattutto il lavoro svolto, anche personalmente, in Antartide per trarre dal ghiaccio, prelevato con trivellazioni alla profondità di chilometri, “informazioni” sul clima di centinaia di migliaia di anni fa. Il tutto attraverso l’analisi delle componenti del ghiaccio, nel quale sono state imprigionate anche “bolle d’aria”, dalle quali è possibile risalire all’atmosfera del passato. “Ma i ghiacci – spiega lo scienziato – sono solo uno degli archivi naturali da cui è possibile trarre informazioni sul clima del passato, per poter fare paragoni con quello presente e previsioni sul futuro. Altri archivi sono le cavità oceaniche, le piante, i pollini…” Il docente ha poi passato in rassegna i vari fenomeni in grado di influenzare il clima: emissioni solari, circolazione delle correnti oceaniche, fenomeni vulcanici. “Nel corso dei millenni il clima non è mai stato stabile – ha osservato – con variazioni anche notevoli nelle varie epoche. C’è stato ad esempio un ‘caldo’ Medio Evo, seguito da una piccola ‘età glaciale’”.
Sozzi ha ripreso l’analisi degli elementi che incidono sulle variazioni climatiche evidenziando la correlazione tra anidride carbonica e variazione della temperatura, ma sottolineando anche che la temperatura media degli ultimi anni non è in aumento. “Ci sono compensazioni tra fenomeni: ad esempio, è vero che i ghiacciai si stanno sciogliendo nell’emisfero nord, ma contemporaneamente crescono nell’emisfero sud”. Ha poi elencato tutta una serie di fenomeni, dai quali non si può indurre con sicurezza che vi siano significative variazioni climatiche. L’aumento della temperatura negli oceani è stato di 0,1 gradi, ma la temperatura media globale è scesa. Vi è un aumento della salinità oceanica, ci sono variazioni nelle precipitazioni, ma non sono statisticamente rilevanti. Anche sulla frequenza degli uragani non ci sono indicazioni statistiche chiare. Ancora: con riferimento al periodo 1960-1990 si è osservato un aumento delle temperature, ma l’andamento annuale è diseguale e vi sono differenze tra località.
“Dalla variabilità dei dati – ha concluso – occorre trarre la conseguenza che le previsioni di variazioni climatiche per il futuro non sono automatiche”. Il ricercatore ha quindi esaminato ancora i meccanismi che determinano il clima (dalle emissioni solari alle correnti oceaniche, all’intervento dell’uomo) per concludere che è difficile distinguere le influenze riconducibili all’attività dell’uomo e quelle che non lo sono. Ad esempio “sull’effetto serra incide il vapore acqueo che, però, in piccola parte dipende dall’esercizio delle industrie, dei trasporti, dell’agricoltura, in molta parte è prodotto in natura”. È perciò responsabilità dell’uomo l’uso corretto della ragione e del buon senso per affrontare il problema climatico, tenendo presenti tutti i fattori in considerazione.
(A.M.)
Rimini, 26 agosto 2008