I Greenwich si formano nel ’94, in formazione minima di chitarra e oci, dando seguito ad una passione comune: il repertorio folk angloamericano. Il loro stile iniziale è semplicissimo: chitarra acustica e arrangiamento vocale. Il nome viene dal Greenwich village di New York, dove è nata e cresciuta la beat generation e con i suoi idoli Kerouac e Dylan. Da allora il gruppo è stato sempre fedele al repertorio della ballata, spesso di impegno sociale, di stile angloamericano. Dal primo cd il gruppo ha riproposto Hammer song di Pete Seeger, giunta anche in Italia e svuotata di ogni originale significato (Datemi un martello, che fu eseguita da Rita Pavone). Seguendo la storia del gruppo, sono stati riproposti diversi brani (Blind Willie Mc Tell, It ain’t me baby di Dylan, No easy walk to freedom, di Peter Paul and Mary, Trees they do grow high, della tradizione inglese) fino a quelli del nuovo cd, Daring Raids. I vari membri del gruppo, tra i quali Andrea Bergamaschi, Luisa Feroldi, Roberto Mento, Nicola Pasinetti, Paolo Salucci, conversando col pubblico che ha affollato la sala, hanno man mano presentato se stessi e il loro lavoro, che si fa sempre più approfondito e si arricchisce di nuovi registri espressivi. Il racconto parte dall’iniziale stupore perché “c’è gente che fa canzoni per le idee che ha, non succede solo fra noi” e prosegue con l’estendersi dell’amicizia reciproca fino ad aprire la formazione ad una seconda chitarra, al basso elettrico, alle tastiere e alla batteria e fino alle collaborazioni tecniche e alla produzione del nuovo cd. Proprio dal nuovo Daring Raids sono stati presentati Unfinished life di Kate Wolf e Man come into Egypt. Il nuovo cd, il lui titolo potrebbe tradursi con “temerarie incursioni” testimonia una raggiunta maturità espressiva, estesa ad altri generi meno acustici con qualche incursione nel soul, e con la consueta attenzione al contenuto espresso dai testi.
(Ant. C.)