I segnali della ripresa ci sono. Aumentano ordini, fatturati, Pil (nella misura del 5% rispetto all’anno scorso), cresce la produttività di Eurolandia (ma del 3% in Italia contro il 14% medio degli altri stati). Ma come disegnare, è la domanda di Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle Opere, una visione globale dell’impresa per il rilancio dell’economia? Sono chiamati a rispondere Giovanni Bertolone, direttore centrale Operazioni di Finmeccanica, Raffaele Bonanni, segretario generale Cisl, Corrado Passera, consigliere delegato e Ceo Intesa Sanpaolo. Il problema infatti secondo Scholz è capire come “creare occupazione per crescere, perché la crescita economica sia il più possibile interna al sistema produttivo – banche, imprese, sindacati – e relativa a tutto il sistema Paese”.
Un tema non banale e irrisolto è la sudditanza dell’economia reale a un certo tipo di finanza internazionale, ha subito posto in evidenza Bartolone. “L’imprenditore o è un protagonista o non è, diceva un titolo del Meeting di due anni fa. Occorre che ci siano obiettivi industriali condivisi da parte di chi guida le imprese, attraverso un dialogo che verta anche sui valori condivisi, complementari anche al benessere delle imprese”. Il primo capitale delle aziende, ricorda Bartolone, è quello umano. Spesso lo si dice, “ma altrettanto spesso ciò viene interpretato nel senso di valorizzare le persone dal punto di vista delle competenze specifiche, non dello sviluppo umano, come chiedeva Benedetto XVI nella Caritas in Veritate”, mentre non c’è ripresa dalla crisi se non c’è sviluppo integrale della persona. Chi teme la globalizzazione allora? “Il mondo dopo la crisi – risponde il manager – avrà connotati diversi, sarà una realtà con un’interdipendenza molto forte, un ‘melting pot’ generalizzato, con effetti devastanti a livello internazionale, com’è avvenuto con la Grecia. Invece non c’è bisogno di assetti specialistici, ma di maestri. Energie positive che in incontri come quelli del Meeting sono evidenti”.
Come far sì, ha quindi chiesto Scholtz a Bonanni, perché la crescita possa creare occupazione in modo dignitoso? “In questi giorni la vicenda della Fiat ha messo in evidenza che occorre muoversi sia per lo sviluppo, sia per difendere la dignità dei lavoratori”, ha esordito il leader sindacale. “Non dimentichiamo però che una realtà più competitiva per un’azienda significa anche il futuro dei diritti. Non ci sono diritti senza il proprio posto di lavoro. C’è necessità di sfruttare la potenzialità degli impianti per far fronte ai nuovi competitori. Condivido quanto ha sostenuto alcuni giorni fa su La Stampa Giorgio Vittadini: non occorrono taumaturghi, occorre creare un sistema sussidiario più forte e consapevole con la capacità di rendere democratica la società”. “Suggerisco poi a Giulio Tremonti – è il messaggio di Bonanni – di dar vita molto presto a una conferenza pubblica nazionale sul fisco. Non si può andare alle elezioni in sei mesi, il sistema Paese andrebbe per aria, gli imprenditori che già stanno fuggendo, fuggirebbero ancora di più”.
“Crescere si deve, a questo livello di crescita non si crea occupazione” è l’imperativo di Corrado Passera. “Si mettono a rischio anche conquiste non ancora acquisite definitivamente, come il welfare. Altri Paesi, come la Germania, hanno dimostrato di poter crescere puntando su talune produzioni e tipi di esportazioni”. “Quali le forze che possiamo mettere in campo? – è la domanda del Ceo di Intesa SanPaolo – Abbiamo una serie di unicità alle quali affidarsi nell’era della globalizzazione. Si sono fatte importanti riforme, come quella delle pensioni, che altri non hanno saputo condurre a termine. Quali i presupposti per ricreare una fase positiva di rialzo della crescita? Costruire futuro, rendere possibili le condizioni della crescita sono il primo punto per i programmi della politica”. Sono molte secondo Passera le occasioni perché sistema pubblico e privato lavorino insieme. Gli esempi abbondano: Alitalia, il consolidamento del sistema bancario, la capitalizzazione delle piccole imprese, e sempre si riescono a mobilitare risorse che teoricamente non c’erano. La ricetta? “Innovare nel campo delle relazioni industriali, dei rapporti sindacali, discutendo, concertando, trovando un accordo. Bisogna avere il coraggio di avere grandi responsabilità come quelle che il Meeting chiede di assumersi”.
(M.T.)
Rimini, 22 agosto 2010